home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:52

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
febbraio-marzo/2006 - Interviste
Campania - Intervista a Antonio Bassolino
"Il Mezzogiorno, una grande opportunità per lo sviluppo di tutto il Paese"
di intervista a cura di Eleonora Puntillo

Intervista al Presidente
della Regione
Antonio Bassolino.
“La devolution non è
un federalismo più spinto, ma esattamente
l’opposto. Si rischia l’appannamento del carattere
unitario e solidale dello Stato, e un nuovo,
ingombrante centralismo regionale”


In tema di sicurezza del territorio, quali sono le misure secondo lei più urgenti? Starei attento a usare su un tema come la sicurezza termini come "provvedimenti urgenti", perché sanno troppo di misure eccezionali e straordinarie. Invece io penso che su questo fronte, comune a tante nazioni delle più diverse parti del mondo, occorra muoversi con grande senso di responsabilità, sgombrando il campo da ogni semplificazione e gara demagogica. Bisogna stare in campo con grande equilibrio, tra ruolo dello Stato e della legge e attività di prevenzione sociale, civile e culturale.
La giusta e necessaria repressione da sola non servirebbe a sconfiggere il nemico che ci è di fronte, così come, da sola, la più forte azione di prevenzione sociale, civile e culturale non sarebbe sufficiente per far vincere a tutti questa battaglia che sosteniamo e combattiamo. Equilibrio fra Stato e Legge e Prevenzione Sociale, Civile e Culturale.
Questo significa che occorre muoversi su tutti i piani: con più Forze dell'ordine per strada, con più strutture di recupero e soprattutto con più certezza della pena.
E' assurdo che autori di fatti anche gravi vengano presi e subito liberati. E non per responsabilità di magistrati, ma a volte per responsabilità di leggi che non assicurano abbastanza la certezza delle pene.
Noi stiamo cercando, nella sfera che ci compete, di fare la nostra parte.
Quando siamo arrivati in Regione, l'Amministrazione non aveva praticamente nessuna legge, nessun provvedimento sui temi della sicurezza e del contrasto al racket e all’usura. Oggi abbiamo tre importanti leggi di sistema: la legge sulla sicurezza urbana e riforma della Polizia locale; la legge sul riutilizzo dei beni confiscati alla camorra; la legge sull’aiuto alle vittime di criminalità e per la prevenzione dell’usura e del racket.
Abbiamo stanziato 4 milioni di euro dei nostri fondi europei a favore dei Comuni e delle associazioni per realizzare progetti di prevenzione e di sostegno e di aiuto alle vittime del racket. Sono già in atto i lavori, con fondi regionali, per restituire ad un uso pubblico complessi residenziali, ville ed altri beni sottratti alla camorra in ben 13 grandi e piccoli comuni della Campania. Vogliamo continuare su questa strada concentrando ulteriori risorse europee in progetti di sviluppo e legalità.
Quale è il suo giudizio in merito alla legge sulla cosiddetta devolution, in particolare per quanto riguarda la sicurezza?
Una cosa è chiara: la devolution non è un federalismo più spinto o più radicale. E’ esattamente l’opposto. I poteri che la devolution vuole dare, in maniera esclusiva, sottolineo esclusiva, alle Regioni sono i poteri fondativi dello Stato moderno: l’istruzione, la sicurezza dei cittadini e la sanità. Dinanzi a questo scenario vi sono due rischi: l’appannamento, se non peggio, del carattere unitario e solidale dello Stato e l’emergere di un nuovo e ingombrante centralismo regionale. Sarebbe il caos.
Il diritto alla sicurezza deve essere garantito dallo Stato. Ma il centrodestra, invece, pensa all’istituzione di una nuova Forza dell’ordine regionale. Davvero non si capisce cosa essa sia, né qualcuno finora è stato in grado di spiegarlo. Esistono già i Vigili urbani e la competenza è, quindi, dei Comuni. Per tutti questi motivi è giusto, come stiamo facendo con la raccolta di firme, dar vita al referendum popolare. Sono certo che la grande maggioranza degli italiani dirà no alla devolution.
Di fronte ad un problema come quello affrontato dal sindaco Cofferati a Bologna, come può agire un pubblico amministratore in presenza delle attuali norme?
Il tema del legame tra sicurezza, legalità e solidarietà è assolutamente centrale per tutti coloro che hanno responsabilità di governo sul territorio. Va affrontato con equilibrio, a partire da una conoscenza approfondita delle situazioni specifiche, altrimenti si rischia di strumentalizzare la questione per alimentare contrapposizioni effimere e lontane dalla realtà. Rispetto all’esperienza di questi anni, al Comune di Napoli e poi in Regione, ci siamo mossi con la massima attenzione per le situazioni di disagio, ma senza mai mettere in discussione il valore fondamentale della legalità, un valore che non può mai essere messo in secondo piano.
Ricordo che da sindaco, a differenza di altri rappresentanti delle Istituzioni, non sono mai stato disposto a ricevere le delegazioni di contrabbandieri che protestavano contro l’inasprirsi della repressione. Perché sapevo bene che molti di loro svolgevano anche la funzione di vedette della camorra. E ho richiesto più volte sgomberi di case occupate abusivamente, così come la rimozione dei blocchi stradali organizzati da operai che stavano fermando migliaia di automobilisti nei tunnel della città. Ma queste scelte non sono il risultato di prese di posizione ideologiche, di retoriche ispirate agli slogan della “tolleranza zero”. Sono decisioni prese sulla base di uno stretto contatto quotidiano con i problemi delle comunità che vivono sui nostri territori. Un rapporto che rende evidente come, applicare le regole, la legge, sia anche l’unico modo di proteggere davvero i più deboli da vessazioni e prepotenze.
Che cosa condivide del programma dell'Unione e che cosa ritiene andasse maggiormente portato all'attenzione dell'opinione pubblica e dei Partiti?
Dopo mesi di lavoro, il programma di governo del centrosinistra può contare su una visione chiara delle leve di rilancio del Mezzogiorno. Il Mezzogiorno rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo di tutto il Paese, ma da solo non ce la fa. Nonostante i passi in avanti fatti nell’utilizzo dei fondi europei che hanno consentito al Sud di non arretrare ulteriormente, c’è bisogno di una vera svolta, c’è bisogno che il Sud diventi una priorità nell’agenda politica del futuro governo.
Questa consapevolezza è ben presente nell’Unione e nel suo leader Romano Prodi che è anche entrato nel merito programmatico, con il progetto di una grande piattaforma logistica integrata sul Mediterraneo. Questo significa che, attraverso il rafforzamento e l’integrazione di reti viarie, ferroviarie, energetiche, informatiche, porti, aeroporti, interporti, autostrade del mare, il Mezzogiorno ha le potenzialità per porsi come snodo degli scambi tra Estremo Oriente e Occidente. Si potrà così intensificare la cooperazione con le altre Regioni del Mediterraneo per cogliere la grande occasione del 2010, quando sarà realizzata l’area di libero scambio nel campo dei trasporti, dell’energia, delle reti di telecomunicazioni, dell’ambiente, dell’industria, del sapere e della conoscenza. E’ una questione che, come Coordinamento delle Regioni meridionali, stiamo portando avanti anche in sede europea.
Accanto a questo grande progetto per il Sud, si sta discutendo di un piano per la riqualificazione delle periferie e dei centri storici delle grandi città, un tema strettamente correlato a quello della sicurezza e della qualità della convivenza delle nostre comunità. Sono certo che anche su questo fronte l’Unione sarà in grado di dare risposte convincenti, anche grazie all’esperienza qualificata che il centrosinistra ha sviluppato in tanti anni di governo negli enti locali e nelle Regioni.
Rimpiange la scomparsa delle strutture dei Partiti quali terminali informativi ed educativi sul territorio? Ritiene che l'opinione pubblica possa continuare a venire informata soltanto dai mezzi audiovisivi?
Il nostro Paese, così come dimostrano i più attenti studi politologici, per molti aspetti, rappresenta un caso vero e proprio. Infatti, da un lato, si è verificato il rafforzamento delle leadership con una forte impronta personalistica e, dall’altro, si è sviluppato un forte utilizzo del marketing politico, con uso massiccio della televisione.
Ciò che è mancato e continua a mancare in questa infinita transizione che attraversa il nostro sistema politico è il rafforzamento delle Istituzioni, la riforma delle Istituzioni. In questo compito i partiti possono ritrovare un nuovo ruolo. Le ultime campagne elettorali, soprattutto quella americana, hanno dimostrato il contrario con un forte ritorno al “porta a porta”. In questo senso un’importante conferma è data dalle primarie dell’Ulivo, dove grazie ad Internet, ed alla capacità di mobilitare singolarmente e personalmente i cittadini, gli elettori hanno avuto un ruolo di primo piano.
Occorre fare tesoro di queste esperienze e superare questa sorta di mania che fa sì che gli uomini politici appaiano solo nei talk show. Dobbiamo tornare a parlare ai cittadini con un linguaggio di verità.
Il passaggio dal maggioritario temperato al proporzionale sancito dalla ultima legge elettorale rischia di cambiare di molto la scena politica?
E’ una legge elettorale che risponde solo a esigenze strumentali del centrodestra. Pensata solo per limitare la portata della vittoria del centrosinistra e per rendere la vita più difficile del futuro governo del Paese. Una legge che rischia di portare indietro il Paese perché esalta la competizione e la differenziazione delle forze politiche. Ecco perché diventa, da parte del centrosinistra, ancora più importante combattere i veleni della frantumazione di questa legge e dare vita alla lista unitaria e la formazione di gruppi parlamentari unitari alla Camera e al Senato. Il centro sinistra deve essere unito, portare avanti elaborazioni culturali e confronti ideali: così sarà possibile costruire una forza politica unitaria.
I conflitti di interesse e le contaminazioni di vario genere nella politica e nelle Amministrazioni sembrano non avere più limiti. Ritiene possibile un patto democratico oppure normative contro tali degenerazioni?
Trovo sconcertante che non si sia mosso nulla, dopo che in questi anni in Italia è successo di tutto. Prima la Cirio, poi la Parmalat. Negli Stati Uniti, invece, dopo lo scandalo Enron sono state prese delle misure nuove. Non solo. Lo scandalo negli Stati Uniti ha rappresentato anche un grande fatto nazionale, che ha interessato la stampa e l’opinione pubblica. Da noi, nulla. Anche la lunga vicenda della Banca d’Italia è stata impressionante. Solo alla fine, ben al di là del tempo massimo, c’è stato un intervento.
Il grande tema è quello delle regole. Le forze politiche italiane hanno il dovere nel Parlamento della Repubblica di determinare nuove regole. Ci devono essere più vigilanza autonoma e più centri di vigilanza. Le forze politiche, invece, debbono fare non uno ma due passi indietro. Più vigilanza e una più netta separazione della politica dagli affari. È la novità che bisogna riuscire a determinare se vogliamo fare tesoro delle esperienze passate e costruire una situazione più consona all’Europa. Questo è - credo - anche il sentimento che è richiesto da tanti elettori di sinistra e di centrosinistra. Ma è anche il sentimento di quegli elettori di centro destra che avevano sperato in un cambiamento, in una giusta direzione liberale e che, invece, hanno visto deluse le loro aspettative da questo governo.

___________________________________________

Antonio Bassolino

Nato il 20 marzo 1947 ad Afragola (Napoli).
Autore di alcuni saggi tra i quali "Mezzogiorno alla prova" (De Donato -1980) e "La Repubblica delle città" (Donzelli 1996) ha svolto un'intensa attività pubblicistica con numerosissimi articoli sui processi di sviluppo economico-sociale del Mezzogiorno, con particolare riguardo ai temi dell'occupazione e della lotta alla criminalità organizzata.
Consigliere regionale nel 1970 e Segretario Regionale del PCI dal 1976 al 1983 è eletto deputato al Parlamento italiano nel 1987 e membro della Commissione Parlamentare Lavoro.
Nel 1992 ottiene il suo secondo mandato parlamentare ed è componente della Commissione Commercio e Turismo.
Eletto Sindaco di Napoli il 5 dicembre 1993 con il 55,6 % dei voti, riceve numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali il "Gold Star", conferitogli dall'Associazione dei Giornalisti Europei, per l'impegno politico ed istituzionale dedicato alla promozione turistica e culturale della città di Napoli. Alle consultazioni del 18 novembre 1997 è rieletto Sindaco di Napoli con una percentuale di voti pari al 72,9 % e nel 1998 è Ministro del Lavoro incaricato nel Governo D'Alema. Dal 16 aprile del 2000 è Presidente della Regione eletto con il 54,3 % dei voti.



FOTO: Antonio Bassolino

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari