Il Presidente Claudio Martini espone
i punti fondamentali dell’attività
di una Regione che vuole unire “dinamismo
delle qualità”, efficienza dei servizi, welfare
e diritti di cittadinanza. All’insegna
dello sviluppo operativo della concertazione
Presidente Martini, un anno fa, all’inizio dell’VIII legislatura regionale, il suo programma poneva tre priorità: la competitività del sistema produttivo regionale; la coesione sociale e il welfare; i grandi valori, la pace e la cooperazione tra i popoli, i diritti di cittadinanza. Oggi, nell’immediata vigilia del voto legislativo nazionale, qual è la situazione in Toscana su questi fronti?
La Toscana, per dare gambe a queste priorità, sta definendo il nuovo Piano regionale di sviluppo 2006-2010. Sarà pronto per fine estate. La globalizzazione produce conseguenze rilevanti sui sistemi produttivi della nostra Regione, dove le vicende dello sviluppo si legano strettamente con quelle della qualità della vita, della diffusione e valorizzazione della cultura, della coesione. Coniugare qualificazione, efficienza e competitività del sistema produttivo con la piena partecipazione della comunità regionale alle scelte sul modello di sviluppo da perseguire è la sfida che abbiamo davanti.
Nel suo insieme l’operazione politica e programmatica che vogliamo realizzare aprirà una nuova stagione delle politiche pubbliche regionali. Per questo stiamo coinvolgendo le componenti più vitali, e insieme ad esse lavoriamo per immettere nella realtà toscana quel “dinamismo nella qualità” in grado di renderla competitiva e attrattiva sul piano economico, inclusiva e vitale sul piano sociale e culturale. Stiamo preparando un ventaglio di interventi integrati, dal lavoro-formazione alla qualificazione produttiva ed all’efficienza dei servizi, dall’innovazione-ricerca al nuovo welfare ed ai diritti di cittadinanza. Infine, ma non ultima, la scommessa fondamentale sulle risorse necessarie allo sviluppo, che devono necessariamente essere pubbliche e private.
Il tema della sicurezza, dalla criminalità al terrorismo, coniugando prevenzione e repressione, è uno dei più sentiti dai cittadini, ma è anche uno dei più delicati sul piano delle garanzie civili e democratiche. In che modo viene affrontato, e in quale misura risolto, dalla sua amministrazione?
In Toscana la situazione è sotto controllo dal punto di vista della sicurezza. Un risultato dovuto ad una società civile forte e sana, ma anche ai rapporti positivi tra Istituzioni, magistratura, Forze dell'ordine per un’azione di contrasto alla criminalità. La Toscana non seguirà coloro che vogliono l'istituzione di Polizie regionali. La difesa dell'ordine pubblico e della sicurezza sono e devono rimanere competenze dello Stato. Il ruolo di Regione e enti locali è un altro: lavorare per organizzare al meglio le politiche sociali e di cittadinanza, in modo da ridurre le fasce di marginalità.
Sono centinaia i progetti che hanno visto lavorare insieme Regione, enti locali, Forze dell'ordine, Università, su temi come la prevenzione e il reinserimento sociale, il rafforzamento delle Polizie municipali, la formazione degli operatori, l'assistenza alle vittime di reati e abusi. E' in questa scelta di collaborazione che i cittadini possono trovare la risposta più efficace al bisogno di sicurezza. Abbiamo firmato un protocollo d'intesa col ministro Pisanu per la realizzazione di un sistema informativo integrato di raccolta di dati, per l'organizzazione di un sistema di coordinamento delle Centrali operative delle Forze di polizia e della Polizia municipale, per il sostegno all'attività di qualificazione professionale degli operatori, per la promozione di accordi locali sulla sicurezza che attivino il miglior coordinamento tra organi statali e regionali.
Ben diversa è la politica del governo che unisce i proclami di lotta alla criminalità alla mancanza di una politica di seria prevenzione sul territorio, tale da contrastare le grandi organizzazioni del crimine e risanare il tessuto sociale in cui si sono insediate; così facendo ha aggravato la crisi della giustizia.
Nei mesi scorsi si è parlato, e sparlato, molto di banche, di scalate, di operazioni non sempre comprensibili per l’opinione pubblica, e lo si è fatto anche con evidenti tentativi di speculazione pre-elettorale. Potrebbe chiarire il significato, e gli effetti, della norma che nella nuova legge sul risparmio limita il diritto di voto delle Fondazioni nelle banche controllate, in particolare per quanto riguarda il Monte dei Paschi di Siena e la Cassa di Risparmio di Firenze e di Genova?
E' una norma anticostituzionale e senza fondamento giuridico che penalizza solo i territori, e in particolare la Toscana. La norma limita al 30 per cento il diritto di voto delle Fondazioni nella banche controllate e sterilizza la quota eccedente.
Un vincolo che colpisce la Cassa di Risparmio di Firenze e di Genova oltre al Monte dei Paschi di Siena. E’ una scelta dirigista e illiberale che serve solo ad indebolire le Fondazioni, soprattutto quelle della nostra Regione. In più occasioni la stessa Corte Costituzionale ha affermato, in maniera inequivocabile, la natura privatistica delle Fondazioni, in quanto soggetti privati a tutti gli effetti, con uguali diritti e uguali doveri di qualsiasi altro azionista.
Con questa norma si creano inutili e dannose incertezze e difficoltà ai due più importanti gruppi bancari della Toscana, impegnati a rafforzarsi ma senza indebolire il loro radicamento regionale.
Difesa della Costituzione e impegno sul Federalismo. Su questi due principi esiste attualmente, e viene più o meno artatamente alimentata, una notevole confusione. Come si può tornare a fare chiarezza?
La Toscana è la regione che ha raccolto più firme per il referendum abrogativo della riforma della Costituzione voluta dal governo. Sono gravissimi i rischi che il nuovo ordinamento comporterebbe per i cittadini delle diverse regioni in materia di salute e istruzione.
Il Consiglio Regionale si è già pronunciato con la richiesta di referendum. Grazie a queste iniziative gli italiani avranno la possibilità di difendere la Costituzione e di riaprire la strada alla costruzione di un federalismo condiviso e solidale. Siamo federalisti. Ma vogliamo un federalismo che unisca e non divida, che sia solidale, che riduca e non aumenti gli squilibri.
Questa devolution rischia invece di minare l’unitarietà dello Stato nella gestione di servizi importanti ed essenziali come la sanità, la scuola e la sicurezza.
L’adozione della pillola Ru486 da parte della Regione Toscana rientra nelle norme della legge sull’aborto, e si allinea con l’atteggiamento degli altri Paesi europei, ma è stata duramente contrastata dal ministro Storace. Come si colloca la Ru486 nel quadro della gestione della Sanità in Toscana?
Dal ministro Storace sono arrivate parole e accuse pesanti nei confronti della Toscana, bollata come la regina dell’incentivo dell’aborto. Non è vero e sono i dati a dimostrarlo.
Dagli anni Ottanta le interruzioni volontarie di gravidanza sono più che dimezzate: erano 17.471 nel 1980 e sono state 8.763 nel 2004. Di queste, 2.786 sono state richieste da donne con cittadinanza non italiana e 609 provenienti da altre regioni.
L’aborto è e rimane una sconfitta sociale, ma il nostro dovere è quello di rispondere alle domande dei medici e delle donne nel momento in cui questa drammatica decisione sia stata presa. E farlo, come stabilisce la legge, con il metodo meno cruento e invasivo possibile.
D’altra parte, non è neppure vero che l’utilizzo della pillola Ru486 sia un incentivo all’aborto facile. Anche in questo caso sono i numeri a dirlo: a Pontedera, dove è in corso la sperimentazione, dalle 523 interruzioni volontarie di gravidanza effettuate nel 2004 si è passati alle 511 del 2005, compresi i 31 casi in cui si è fatto ricorso al metodo farmacologico.
I rapporti della Regione Toscana con il governo centrale: quali sono stati negli ultimi anni, e come sono prevedibili nel prossimo futuro?
In questa legislatura sono state numerose le “invasioni di campo”. Lo testimonia il gran numero di ricorsi alla Corte Costituzionale che la Toscana ha dovuto intraprendere a difesa delle proprie competenze.
Il nostro obiettivo resta la correttezza nei rapporti senza però rinunciare alla difesa delle attribuzioni che la legge ci assegna. Così è stato, ad esempio, quando la Corte ha attribuito alla Regione piena competenza in materia di programmazione e gestione della rete scolastica, accogliendo il nostro ricorso, oppure quando ha stabilito che è legittimo da parte dello Stato introdurre tetti di spesa generali per Regioni ed enti locali, ma senza indicare i settori sui quali intervenire.
Per la Corte è una “inammissibile ingerenza” entrare nel merito di scelte che spettano a Regioni ed enti locali. Così quando la Corte ha respinto il ricorso del governo contro la nostra legge sul condono edilizio, che impedisce ogni speculazione e non premia i furbi.
Considerando l’insieme sociale, economico, politico, culturale, di questa Regione, parafrasando una ormai vecchia definizione, si può parlare di una “via toscana al riformismo”?
Rispondo con un esempio concreto. Quando nel marzo 2004, Regione, Istituzioni locali, categorie sociali, rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori, associazioni ambientaliste, hanno sottoscritto un nuovo “Patto per uno sviluppo qualificato e maggiori e migliori lavori in Toscana”, eravamo tutti consapevoli che il punto di forza dell’accordo era la governance cooperativa.
Si tratta della capacità di mettere insieme tutti i soggetti, pubblici e privati, interessati al raggiungimento di obiettivi comuni, unendo energie e risorse finanziarie. Un metodo che coinvolge Istituzioni, parti sociali, camere di commercio, banche, fondazioni, associazioni.
E’ lo sviluppo operativo della concertazione che in Toscana viene praticata fin dagli anni Novanta.
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Claudio Martini
“Sono il primo Presidente extracomunitario della Toscana, e proprio a Bardo, in un sobborgo di Tunisi, dove sono nato il 10 gennaio 1951, ho imparato che non ci sono culture superiori, ma che le civiltà si mescolano, che l’unico vero confine tra civiltà è quello che ci divide dalla violenza e dal terrorismo”: si presenta così Claudio Martini, Presidente della Regione Toscana, eletto il 16 aprile 2000 nella coalizione di centro sinistra Toscana Democratica con il 49,35% dei consensi, e riconfermato Presidente, nella stessa coalizione, alle elezioni del 3-4 aprile 2005 con il 57,4%.
Sposato, molto giovane, e poi divorziato, ha un figlio di 33 anni. La sua famiglia, originaria di Livorno, si era trasferita in Tunisia alla fine del 1800, perché il bisnonno, anarchico, non trovava lavoro. All’età di 10 anni era tornato in Toscana, a Prato, dove il padre era impiegato in una ditta tessile. Dopo la scuola media, Claudio Martini si iscrive a un istituto tecnico per periti chimici, e contemporaneamente nasce la sua passione per la politica: partecipa al movimento studentesco del ’68, milita nella federazione giovanile del Pci, prima a Prato e poi a Caserta, dove collabora con Antonio Bassolino, che lo chiama nuovamente in Campania quando viene eletto segretario regionale.
Nel 1985 Martini diviene segretario della Federazione di Prato del Pci, ed è eletto sindaco di Prato dal 1988 al 1995, quando entra nel Consiglio regionale nelle liste del Pds, ed è assessore ai Diritti della Salute. Nel corso della legislatura cura l’adozione di due piani sanitari regionali, e di varie leggi che, riorganizzando il servizio, eliminano il deficit delle spese sanitarie.
Nell’ottobre 2000 Claudio Martini è stato nominato all’interno del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea, nel febbraio 2002 è stato nominato rappresentante del Comitato delle Regioni nella Convenzione europea che ha dato vita alla nuova Costituzione dell’Unione, nel settembre 2002 è stato eletto Presidente della Conferenza delle Regioni periferiche marittime d’Europa. E’ membro effettivo della presidenza del Partito Socialista Europeo.
Come Presidente della Regione Toscana, nel corso del 2002 ha proposto un fondamentale e innovativo piano di investimenti:1500 milioni di euro in tre anni, da raccogliere facendo ricorso al mercato finanziario europeo; in due anni gli investimenti previsti sono più che raddoppiati, arrivando a quota 3.169 milioni. A questo si aggiungono i grandi progetti infrastrutturali (12 miliardi di euro per strade e ferrovie), e il lancio, nel luglio 2005, dei “bond di sistema Toscana” pensati per le piccole e piccolissime imprese che decidano di investire su innovazione, nuove tecnologie e formazione manageriale, con il fine di rendere l’economia regionale ancora più competitiva a livello globale, considerando la qualità, la forza della tradizione, e le sfide del futuro.
Nel 2001 Martini si è fatto promotore del primo Meeting “From Global to Glocial” di San Rossore, per una globalizzazione più giusta e umana, un’iniziativa giunta alla sua quinta edizione nel luglio 2005, affrontando i temi della salute come diritto universale.
Claudio Martini ha scritto tre libri dedicati ai temi della convivenza mondiale: “Un nuovo mondo globale da New York a San Rossore” (2002), “Capaci di sognare/ Riflessioni sul nuovo pacifismo” (2003), “Cambiare aria al mondo. La sfida dei mutamenti climatici” (2005), tutti editi da Baldini Castaldi Dalai.
FOTO: Claudio Martini
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