home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:52

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
febbraio-marzo/2006 - Articoli e Inchieste
Medioriente
Hezbollah, quanto è pericoloso il "partito di Dio?"
di Leandro Abeille

Nato nel 1982, dopo l’invasione israeliana
in Libano finalizzata a colpire l’Olp, il movimento
sciita è cresciuto grazie a errori di politiche
militari, anche americane e europee.
Dotato di una struttura terroristica, e attivo
in questo senso, rimane però un fenomeno locale
che ha avviato una sua evoluzione
verso forme di lotta politica


“Il partito di Allah e innumerevoli altri gruppi molto più piccoli, che ricorrono alla violenza e al terrore per affermare la loro causa, si offenderebbero se li si descrivesse come organizzazioni politiche, con obiettivi politici. Reclutano i loro seguaci in nome dell’Islam e sono guidati da capi religiosi. Alla lunga il loro obiettivo è la conversione- con la violenza se necessario – dell’intera umanità alla fede di Maometto”.
Hezbollah (o anche Hezbollah) il “Partito di Dio”, è nato nel giugno del 1982 come “formazione in grado di rappresentare una coalizione di organizzazioni sciite radicali operanti in Libano” seguendo l'esempio della rivoluzione iraniana e per “contrastare l'invasione israeliana” del paese dei cedri.
Il 16 febbraio 1985, su Al-Safir veniva pubblicato “Nass al-Risala al-Muftuha allati wajahaha Hezballah ila-l-Mustad’afin fi Lubnan wa-l’Ala”, il primo manifesto pubblico del movimento: “Noi siamo figli della Umma, il Partito di Dio, l’avanguardia che Dio ha reso vittoriosa in Iran. Lì è stato possibile gettare le basi di uno stato Musulmano che giochi un ruolo centrale nel mondo. Noi obbediamo ad un suo leader, saggio e giusto, che è il nostro tutore e la nostra guida, faqih: Ruhollah Mussawi Khomeini. Dio lo salvi!”
L’organizzazione e le sue basi ideologiche hanno origine, oltre che nell’ideologia khomeinista anche nei movimenti Harakat al-Mahrumin (Movimento dei Diseredati), costituito nel 1974 dall'Imam Musa al-Sadr, con lo scopo di “organizzare e mobilitare la comunità sciita Libanese, gruppo sociale tradizionalmente considerato il più povero e ai margini della vita libanese” e al-Daw'wa al Islamiyya (Chiamata Islamica) che invece era costituita da un gruppo, nato clandestinamente, tra diversi studenti delle madrase nelle città sante sciite di Najaf e Karbala in Iraq, con lo scopo di rovesciare il regime del Partito Baath in Iraq. La componente più radicale del gruppo sciita, denominato “Amal”, migrando verso Hezbollah, ne ha rappresentato il resto del nucleo originario.

La Storia
Nell'inverno del 1982, a seguito dell'operazione “Pace in Galilea”, le forze armate israeliane sono penetrate in Libano al fine di distruggere la struttura OLP che lì si era rifugiata, prosperando e continuando la lotta di liberazione.
Quando gli israeliani invasero (era già la seconda volta) il Libano, furono accolti senza particolare astio; la comunità sciita locale, aveva accettato la presenza militare poiché veniva a contrastare la componente palestinese che iniziava a sbilanciare gli equilibri della zona. Bastò un anno, perché i presunti liberatori israeliani si trasformassero in nemici, ricorda lo sceicco Alì Ibrahim, un esponente religioso locale. Per sette od otto mesi tutto è stato tranquillo, perché la gente era convinta che gli israeliani fossero venuti a portare la pace... si era trattato solo di una illusione. Inizialmente il contrasto ebbe caratteristiche abbastanza innocue e si tradusse nel boicottaggio delle merci israeliane d’importazione, in qualche dimostrazione e in alcune sporadiche sparatorie tra israeliani e gli sciiti del Libano. L’ escalation parte il 16 ottobre del 1983, in occasione dell’ annuale processione dell’Ashura a Nabatiye, festa religiosa in cui si ricorda la morte del martire Hussein nella battaglia di Kerbala (contro i sunniti).
Nel momento culminante della festa, arrivò nella località di Nabatiye un convoglio militare israeliano che pretendeva passare attraverso la folla, di fatto tagliando in due il fiume di persone. Questo gesto poco lungimirante è stato visto come un affronto a tutta la comunità e visto che il mito di Hussein ruota proprio attorno alla lotta fino all’ estremo sacrificio, contro un esercito più forte, il peggio era stato fatto. La folla umiliata e inferocita, si avventò contro gli intrusi, dando luogo ad uno scontro con gli israeliani, i quali, chiesti i rinforzi, iniziarono a sparare disperdendo la folla.
Qualche ora dopo, l’alto consiglio sciita del Libano, emanò una fatwa, per sollecitare alla resistenza armata contro l’occupazione israeliana. La guerra da strisciante era diventata ufficiale ed il movimento Hezbollah aveva trovato nel popolo umiliato gli alleati che cercava.
Gli israeliani erano entrati in Libano per scacciare i palestinesi e si ritrovarono in guerra contro i libanesi sciiti. L’allora ministro della Difesa israeliana, Yitzhak Rabin, scosso dagli incidenti di Nabatiye, dichiarò: “Credo che, di tutte le molte sorprese, la più pericolosa sia stata quella di vedere gli sciiti scendere sul terreno di guerra. Nessuno lo aveva previsto. Non avevo trovato cenno d’ una simile eventualità in nessun rapporto dei servizi segreti. Al terrore non si può rispondere con la guerra. Sarebbe una sciocchezza totale; e per noi è stata un’illusione fatale. Se tutto il risultato del nostro impegno è stato quello di sostituire al terrorismo dell’ Olp quello sciita, abbiamo commesso un grosso errore”.
Gli sciiti avevano il potenziale e la mentalità necessaria per volgersi ad una specie di terrorismo molto efficace e con l’ arrivo dei pasdaran iraniani, Hezbollah aveva ottenuto un aiuto massiccio: denaro, armi, istruttori ed il mito della rivoluzione islamica secondo il modello di Teheran. Gli sciiti conoscevano e veneravano ideologicamente, il concetto del martirio religioso da centinai di anni ed il compito di ricordarlo ai cugini libanesi, venne proprio dai pasdaran iraniani portatori del ricordo degli shaid nella guerra con l’Iraq. Hezbollah, di li a poco, inventerà il kamikaze stragista a sfondo religioso. La sola differenza tra martiri libanesi sciiti e quelli iraniani è che quest’ultimi erano impiegati per azioni speciali (assalti, sminamenti etc) ed avevano una minima possibilità di cavarsela, in qualche modo, se non altro con una massiccia dose di fortuna, mentre il martire di Hezbollah è un’arma esso stesso: una volta innescato non può sopravvivere in nessun caso. “E’ stato Hezbollah, assai più dell’Iran, a fare del martire carico di esplosivo un mito: nel mondo arabo, ma anche nello Sri Lanka, in Turchia, in Cecenia. E non certo perché siano state le imprese di disperati, bensì operazioni ben ponderate e programmate con parsimonia, che promettevano in cambio di un sacrificio minimo un effetto massimo. E che, propagandate soltanto poche ore dopo i vari attentati attraverso i canali televisivi, con immagini girate sul posto, hanno diffuso il mito”.
La nuova arma divenne evidente al mondo con 2 attacchi suicidi dell’Ambasciata Usa in cui morirono 63 persone (17 Americani) la prima volta e 20 persone (2 Americani), la seconda. Altri due attacchi suicidi nel 1983, furono compiuti nelle caserme della forza multinazionale di pace (Italo-Franco-Statunitense), dove morirono 241 Marines e 58 soldati francesi.
Gli attacchi suicidi a sfondo religioso non avvennero in Libano perché, come disse qualcuno- “trionfo l’irrazionalismo” ma perché Hezbollah fece un ragionato bilancio dei guadagni e delle perdite. L’attentatore di Hezbollah ha storicamente colpito quando c’erano cospicue possibilità di fare un gran numero di vittime tra i nemici e colpendo non “a casaccio” ma direttamente nel cuore del sistema. Il “partito di Dio” non ha abusato di questa forma di attacco terroristico, come invece le fazioni palestinesi, che ne stanno svilendo l’ “efficacia tattica”, rispetto ad altri tipi di attentati: sotto il profilo statistico, gli attentati suicidi non hanno costituito, negli anni novanta, che un millesima parte delle attività militari di Hezbollah. Nel 1999, per esempio, l’esercito Israeliano registrò 1500 operazioni militari di Hezbollah e solo uno di questi era un attentato suicida.
Israele, dopo il ritiro della forza di pace, fu vittima di ripetuti attacchi da parte di Hezbollah, combattendo una lunga (ed amara) guerra, contro dei combattenti relativamente autonomi i quali, divennero progressivamente più efficaci nel tempo.
Di fronte alla resistenza feroce di Hezbollah, Israele si ritirò in una “zona di sicurezza” nel Sud del Libano nel 1985 per lasciarlo completamente dopo quindici anni.

L’organizzazione
Hezbollah è strutturato come uno stato formato da un’unico organo esecutivo, a guida religiosa, che gestisce le altre attività: una sorta di consiglio dei ministri con funzioni di parlamento. Il “Majilis al-Shura”, presieduto dall’Ayatollah Fadallah, sovrintende agli aspetti, religiosi, finanziari, sociali, politico, giudiziario, propagandistici e di pubblica informazione e militari di Hezbollah anche a livello locale, grazie ad una serie di “governi regionali” che ne seguono le indicazioni.
All’interno della gestione di Hezbollah trovano posto due organi sussidiari, la Shura Esecutiva ed il Politburo. Il primo dipende dal Majilis al-Shura e si occupa dei problemi amministrativi del gruppo mentre il secondo è un comitato supervisore di quindici saggi dei diversi gruppi, rappresentati nel “Jihad al-Bina” (Organo per la Santa Ricostruzione), che si occupa principalmente della propaganda, del reclutamento e degli affari sociali nel sud del Libano.
All’interno del “Majilis al-Shura” esiste un comitato militare che coordina l’apparato di sicurezza di Hezbollah; questa struttura è suddivisa in tre sezioni:
- L’apparato Centrale di Sicurezza, equivale ad un servizio d’intelligence interno;
- La Sicurezza Preventiva, corrisponde al contro-spionaggio;
- La Sicurezza Estera, somiglia all’ufficio operazioni estere dei servizi segreti di mezzo mondo.
Tutti questi organismi dipendono dal Segretario Generale Hassan Nasrallah, che è una figura a metà tra un presidente del consiglio dei ministri e la figura “super-partes” alla Khomeini dell’Iran post-rivoluzionario.
Hezbollah dispone di un piccolo esercito, organizzato in brigate, formato dai poche centinaia di veterani delle guerre contro l’esercito Israeliano, si chiama: “al-Muqawama al Islamiyya”. La cosa sorprendente di questo esercito è che, oltre ad avere armamenti iraniani e siriani (per cui russi, cinesi e nord-coreani) come potrebbe sembrare ovvio, dispone della migliore buffetteria del mondo (giubbini tattici, portacaricatori etc.) e di qualche arma portatile di provenienza Israeliana. Non sono stati infatti rari alcuni scambi di armi in cambio di droga e denaro, tra i soldati corrotti, “mala” Israeliana ed i miliziani Hezbollah. Sembra il caso di affermare che anche nell’esercito più professionale del mondo “niscuno è fesso!”.
La guerra, gli attacchi terroristici, gli attentati suicidi che l’ala militare e l’apparato di sicurezza estera hanno portato avanti, continuando ancora e probabilmente in futuro, non si potrebbero in alcun modo far digerire alla popolazione sciita se Hezbollah non offrisse contemporaneamente qualcosa in cambio.

Le associazioni
La popolazione libanese sciita è da sempre la più povera del Libano, il gruppo religioso più numeroso è il meno considerato nella Beirut che conta. Essendo di estrazione contadina, tra guerre civili, politiche di welfare ed agricole inesistenti, gli sciiti soffrono dei più disparati problemi dalla mancanza di acqua per irrigare, alla carenza dei servizi pubblici alla mancanza di politiche di welfare.
Quello degli orfani per esempio, è un problema serio e, secondo dati forniti dal Ministero degli Affari Sociali, il 28% dei bambini libanesi, a causa delle guerre, sono senza uno dei genitori. Per questo il movimento ha istituito la “Fondazione Ashaheed”. Questa fondazione organizza per ciascuno degli orfani una “personal card” in cui vengono immessi, con una quota minima di 360$ l’ anno, soldi da parte di sponsor che partecipano all’iniziativa.
Ogni mese la Fondazione spedisce alla madre del bambino o della bambina la quota che serve per coprire le spese scolastiche, quelle mediche e quelle residenziali. In cambio, il ragazzo o la ragazza ogni anno scrivono quattro lettere allo sponsor per renderlo informato sulla loro vita.
L’“Emdad Association of the Islamic Philanthropic Committee” (Eaipc) è stata costituita nel 1987 con legge del governo libanese ed è diventata un’ associazione pubblica con decreto presidenziale, grazie al lavoro, svolto principalmente nelle aree remote del Sud del Paese, costantemente colpite dalle scaramucce tra truppe israeliane ed Hezbollah. Lo slogan dell’ Associazione dice: “Supporta i diseredati ed i bisognosi”. L’obiettivo è quello di aiutare le famiglie che non hanno di cosa vivere dopo la morte o la cattura dei loro cari in guerra o perché gravemente ammalati, ma anche le famiglie con problemi sociali (divorziati, portatori di handicap, o molto povere). Emdad provvede agli aiuti finanziari di prima emergenza: un piccolo finanziamento mensile per ogni famiglia, per coprire le spese principali ( viveri, spese per la casa etc.); donazioni di vario tipo secondo un calendario stabilito (3-4 volte l’ anno), per necessità della casa (frigorifero, utensile di cucina, materassi, lenzuola, abiti per bambini, medicine, libri di scuola etc.); assistenza medico-legale (documenti, libretti sanitari…); educazione (libri, quaderni, migliaia di studenti specie nella Valle del Bekaa, Beirut, Byblos; soccorso in caso d’emergenze varie (disastri naturali, guerra, problemi di viaggio); attività di supporto professionale nell’agricoltura e nell’artigianato.
L’“Emdad Association of the Islamic Philanthropic Committee” è anche impegnata per la creazione di centri di assistenza per malati mentali, il recupero di sussidi per orfani senza sponsor e per gli aiuti d’ emergenza a gente di passaggio o nelle occasioni di incidenti o di disastri ambientali e naturali. C’ è poi un programma per coloro che hanno capacità lavorative, per aiutarli ad impiantare attività o piccole imprese lavorative nella produzione di tappeti, apertura di negozi di qualsiasi genere o attività artigianali. Insomma solo negli ultimi anni circa 200.000 persone sono assistite da questa organizzazione. Ma le attività di Hezbollah non si esauriscono qui.
Ci sono molte altre attività pubbliche e commerciali legate al Partito di Dio: ospedali, centri di assistenza, scuole, negozi, supermercati, studi dentistici, cooperative agricole, stazioni di benzina, radio, internet café; per alcuni anni gli Hezbollah hanno addirittura gestito i servizi pubblici, come l’ acqua, la luce, il gas, nei quartieri della periferia sud di Beirut.
Nel sud del Libano, col passare degli anni, Hezbollah è diventato uno stato nello stato; Il “Partito” dispone di tre cliniche mobili che girano per i villaggi, possiede un ospedale per “vittime della guerra” funzionante per tutti i libanesi con una sezione dedicata ai martiri suicidi che, nel momento in cui dovessero sopravvivere all’ attentato, sarebbero soccorsi dai medici specializzati di questa struttura. L’ ufficio dell’ assistenza sociale intitolata a Khomeini e offre la migliore scuola del posto, la madrasa al-Mahdi, i cui insegnanti devono timbrare il cartellino e partecipare obbligatoriamente, ogni anno, ad un corso di aggiornamento professionale organizzato con la collaborazione del centro culturale francese. Al di là di ogni propaganda anti-occidentale, rimane il fatto che “non c’ è nulla di più importante di una buona preparazione”, dice la direttrice della scuola, “i bambini cominciano a quattro anni a imparare le lingue cantando canzoni, e a leggere quando ne compiono sei; tentiamo – continua – di conservarci pedagogicamente all’altezza”. Frequentare questa scuola costa 500 dollari all’ anno. Per le famiglie degli aderenti agli Hezbollah i costi sono inferiori, mentre per i figli dei martiri è gratuita.
Il vero motore della resistenza è la Tv al-Manar (Sorgente di Luce), la quale trasmette in tutto il Medio Oriente e negli Stati Uniti. Al-Manar serve per la contro-informazione, soprattutto per quanto riguarda i fatti che avvengono nel sud del Libano e nella zona di sicurezza ed è un potente strumento di guerra psicologica nei confronti d’ Israele e la sua opinione pubblica. Sembra che al-Manar, dopo al-Jazeera, sia la seconda tv più vista dai palestinesi. A questo proposito, il giornalista israeliano Guy Bechor, in un articolo sulla rivista “Limes”, afferma: “come israeliano è difficile ammetterlo, ma Hezbollah è riuscito a farsi gioco di Israele manipolando la sua opinione pubblica. Il suo attuale segretario Hasan Nasrallah ha capito la forza dei mass-media in Occidente. Facendo uso di una guerra psicologica sostenuta da rapimenti e atti terroristici messi in risalto dai mass-media , si è rivolto all’opinione pubblica israeliana proprio come hanno fatto le organizzazioni irachene con i rapimenti degli occidentali e l’ha aizzata contro i propri stessi governi.
E’ stata questa opinione a far pressione sull’esercito, come accade nelle democrazie; così, alla fine, Israele ha evacuato completamente il Sud del Libano nel maggio 2000”.
La Tv, la radio “Nour” (La Luce) ed il magazine “Qubth Ut Alla“ (il pugno di Dio) sono utilizzate dal movimento per informare sulle attività di guerriglia, (al-manar trasmette i video degli attentati suicidi), le attività politiche ma anche sulle iniziative sociali, sponsorizzando le varie associazioni presenti in Libano.

Hezbollah…nistan
Hezbollah non è solo associazioni filantropiche, terrorismo, esercito, religione; è un modo di vivere una filosofia di vita, una cultura che fa erigere all’interno del Libano delle mura che permettono di percepire le zone governate dal gruppo sciita uno stato indipendente.
Questo Stato inizia poco dopo il confine con Israele e dall’altra parte se ne riconoscono i confini perché i segni dello stato libanese vanno pian piano scemando, mentre quelli di marca sciita prendono vigore: dove il Libano diventa Iran quello è il territorio di Hezbollah.
A Beirut l’unica costante in mezzo a mille differenze è la presenza delle Forze armate libanesi a guardia della città. All'interno dei diversi quartieri le milizie locali non sono visibilmente armate, non compiono ronde e non garantiscono la pubblica sicurezza, il governo centrale infatti, assicura tramite le Forze armate, le attività di Polizia e mantenimento dell’ordine pubblico.
“L'unica eccezione è rappresentata dal quartiere Hezbollah… l'intera zona si differenzia notevolmente dal resto della città, per tipologia di attività commerciali e dispositivi di controllo interni. Ogni attività imprenditoriale legata ad un'immagine occidentale è severamente vietata, la sicurezza della zona è a cura del Servizio di Sicurezza lo Sh’ubat al-Amn” il quale, garantisce anche la protezione delle abitazioni dei vertici del gruppo che vivono nella zona residenziale. Nello Stato “Hezbollah”, islamicamente no-global, l’occidente ed il capitalismo sono banditi, i locali commerciali vendono rigorosamente merci islamiche ed i gestori dei negozi sono stipendiati, mentre i profitti delle imprese vengono indirizzati al “partito di Dio”.
In una nazione dove il malgoverno è diffuso, lo Stato Hezbollah fa eccezione, qui i servizi pubblici ad iniziare da scuole ed ospedali, funzionano e gli amministratori seguono il corretto funzionamento delle cose con “persistenza politica derivata da valori divini”. Le attività che si svolgono all’interno della zona controllata da Hezbollah sono aperte a tutti anche ai non musulmani, sebbene, l’atmosfera sciita pervada tutto, dai negozi al cui interno, perennemente, la televisione è sintonizzata su al-Manar, alla musica trasmessa da radio Noir, ai poster degli shaid affissi sui lampioni e nelle scuole.

Ideologia Hezbollah
Al contrario di quanto affermato da Amir Taheri (nel lungo sottotitolo), Hezbollah sostiene che “l'Islam è un messaggio che mira a costruire giustizia, sicurezza, pace e diritti per tutta la gente, senza preoccuparsi per quale nazione, razza o religione si appartenga. Hezbollah non ricerca un'applicazione dell'Islam attraverso la forza o la violenza ma attraverso un'azione politica che dia l'opportunità alla maggioranza di ogni società, di adottare l'Islam o rigettarlo. Se l'Islam diventa la scelta della maggioranza si applicherà, se non dovesse succedere, Hezbollah continuerà a coesistere e a discutere fino al raggiungimento della corretta fede. L'Islam rigetta la violenza come metodo per guadagnare potere e questo dovrebbe essere la formula anche per i non islamici”. Una volta letta questa dichiarazione che sembra un Jihad della parola, cioè allo sforzo sulla via di Dio che si attua tramite il “Jadal”, l'arte di argomentare; le parole del giornalista iraniano appaiono forse troppo allarmistiche. O forse, chi conosce bene la mentalità di Hezbollah, può in coscienza a fermare che nel momento di fallimento, della politica della conversione all'Islam fondamentalista, si possa passare alle maniere forti. Staremo a vedere.
Sicuramente quando Imad Mughniyah, Hasan Izz-al-Din, e Alì Atwa, i tre membri di Hezbollah che nel 1985, hanno dirottato il volo Twa 847 ed ucciso un marinaio americano evidentemente non dovevano conoscere l'arte del Jadal.
Hezbollah rifiuta l’etichetta di gruppo terroristico in quanto, secondo la propria auto-percezione, si ritiene un gruppo resistente alle entità sionista [Israele n.d.r.] e poichè è “resistenza”, continua la tradizione di ogni nazione o popolo che nella storia ha combattuto per la propria indipendenza. Come la “resistenza francese contro l'occupazione nazista, o la resistenza americana contro il colonialismo… considerare la lotta del gruppo sciita contro l'occupazione giudaica-sionista come terrorismo è una sorta di ingiusta discriminazione, in quanto la resistenza è garantita dalla carta dei diritti dell'uomo sancita dalle Nazioni Unite”. Hezbollah è contro il terrorismo. Ovviamente quello rappresentato da Israele in Libano e Palestina e dal suo sponsor mondiale: gli Stati Uniti d'America.
Il programma politico di Hezbollah è semplice, populista e coinvolgente, riguarda dei punti fondamentali che possono far leva, non solo su musulmani sciiti ma su tutti libanesi.
Il primo punto dell’agenda politica del gruppo sciita è resistere all'occupazione israeliana, proteggendo la popolazione libanese dagli eserciti nemici, fino alla completa liberazione dei territori contesi tra il Libano, Israele e la Siria . Il secondo punto riguarda la redistribuzione delle opportunità lavorative come del reddito, in quanto, Hezbollah considera la società libanese settaria e basata su equilibri religiosi e politici che non garantiscono la solidarietà e l'uguaglianza. Per questo, il gruppo pur essendo rappresentato in parlamento, si batte per una maggior rappresentatività della componente sciita. Il tentativo di diminuire la disoccupazione e la dipendenza libanese dalle importazioni, una differente politica delle tasse, più vicina alle classi disagiate, il rilancio dell'industria fanno parte del terzo punto. Il miglioramento dell'educazione e dell'Università, del welfare, delle politiche giovanili e delle politiche sociali nonché il ruolo della donna, considerata importante per la vita sociale politica ed economica dello sviluppo, un pò alla maniera iraniana (sicuramente più vicina al modello occidentale di quella ad esempio saudita), completano il programma politico di Hezbollah.

Conclusioni
Hezbollah è un gruppo terroristico secondo Israele, Stati Uniti, Australia, Canada, Gran Bretagna e dal marzo 2005, anche per l’Unione Europea che ha, in più, bloccato le trasmissioni (viasat su Eutelsat) di al-Manar in quanto “incitano all’odio razziale e religioso”.
La famosa rivista di politica internazionale Foreign Affairs riporta di una lettera aperta di William Kristol e Richard Perle al presidente Bush in cui si dichiara che “ogni guerra al terrorismo dovrà necessariamente colpire Hezbollah”, non solo, nella stessa lettera si richiede un'azione militare urgente contro gli stati che sponsorizzano al terrorismo quali Siria ed Iran.
Il vice segretario di Stato Richard Armitage aveva già avvisato quanto il gruppo sciita potesse rappresentare una minaccia ponendo addirittura in una serie A del terrorismo quando invece al-Qaeda fosse in serie B. Il direttore della Cia George Tenet ha affermato che Hezbollah è un’organizzazione con “capacità mondiali uguali e forse superiori ad al-Qaeda”. Se certe persone imparassero l’arte del silenzio, probabilmente il mondo sarebbe un posto migliore.
Non si discute sul fatto che Hezbollah sia un gruppo terroristico ed in quanto tale da combattere, il problema è che si è formato ed è cresciuto grazie agli errori di politiche militari israeliane, americane ed europee. Non bisogna dimenticare infatti che, oltre al citato caso israeliano, anche gli americani sono stati colpiti a Beirut, durante la missione di pace, perché avevano perso l'equidistanza tra le varie fazioni. Cosa che, guarda caso, non è successa agli italiani.
Hezbollah non è al-Qaeda, non considera l'occidente come il male assoluto, non tratta le donne come invece facevano i talebani, non uccide innocenti nelle metropolitane o sui treni. Lancia razzi “katyusha” contro Israele, fornisce supporto al terrorismo palestinese ma tuttavia è un interlocutore meno astioso degli altri. Compie attentati terroristici, come le bombe piazzate all’ambasciata israeliana in Argentina nel 1992 (un giorno dopo che Abbas al-Mussawi allora segretario generale era stato ucciso da un elicottero israeliano) e nel centro della comunità ebraica a Buenos Aires nel 1994 ma essenzialmente, realizza azioni di guerriglia. Hezbollah è stato tirato in ballo più volte da vari esponenti come Moqtada al-Sadr che ha sostenuto una joint-venture con il suo gruppo in Iraq ed alcuni servizi d’intelligence (Usa) hanno parlato di collaborazioni con al-Qaeda, ma ad oggi, nessuna prova ha supportato queste dichiarazioni.
Il “partito di Dio” ha dimostrato di avere accettato le regole democratiche, attualmente (alleato con Amal) è rappresentato al parlamento libanese con 23 seggi e due ministri di governo ed una società non solo multiculturale anche multireligiosa, senza dividere il mondo come fa al-Qaeda, in “dar al Islam” e “dar al harb”, tra fedeli ed infedeli.
Quando al-Qaeda faceva strage di civili a New York, Madrid e Londra, Hezbollah pur avendo degli operativi in Francia e Spagna a Cipro perfino a Singapore ed in America non ha mai bersagliato quello che in gergo si definiscono “soft target”, non ha mai colpito degli occidentali solo perché nati in Paesi che non sono ad oriente. “L’uccisione di migliaia di civili innocenti [israeliani esclusi n.d.r.] non è in alcun modo giustificabile! Nessuna religione può legittimare una cosa del genere. La resistenza Islamica in Libano non ha mai ucciso civili” – sosteneva Mohammed Hussein Fadallah un anno dopo l’attentato alle twin towers e non mentiva: nessun terrorista di Hezbollah ha mai fatto saltare una pizzeria o un autobus israeliano come invece fanno i terroristi palestinesi.
“In Libano in generale c’è amore verso Italia e gli italiani, è considerato un Paese amico. I libanesi non vedono niente di negativo nell’Italia. Questo è il pensiero di tutte le parti” – dice Ghaleb Abu Zaineb, membro del consiglio politico di Hezbollah e responsabile delle pubbliche relazioni con i cristiani in Libano. Nessuna accusa per la partecipazione italiana nelle missioni afgana ed irachena nelle parole dello sciita, come invece in quelle dei proclami di al-Qaeda.
Rimane la questione Israele, prima amico degli sciiti libanesi contro lo strapotere violento dei palestinesi che in Libano, avevano fondato uno stato “guscio” dove l’unica legge era quella del più forte e poi, nemico giurato con cui è vietato qualsiasi trattato. Fino ad arrivare all’aiuto, sotto forma di addestramento per la propaganda, le tattiche di guerriglia e la fabbricazione di bombe, ad Hamas ed altri gruppi palestinesi, in funzione anti-Israeliana.
Salvo fatto nuovi, o ingerenze straniere percepite come provocazioni, Hezbollah, con i fatti (ma non con i proclami) rimane un fenomeno locale che, si sta evolvendo in forma politica sempre meno legata alla lotta armata e non in iperterrorismo, alla maniera di al-Qaeda.

Prospettive future
Ora che la guerra con l’Iraq è un ricordo e l’idillio segreto tra Israele, fornitore di armi ed il bisognoso regime di Teheran è finito, la nuova rabbia anti semita, veicolata dal presidente Ahmadinejad avanza. L’approvvigionamento di un nucleare iraniano prima civile poi militare, il clima della “piazza” libanese, la rinascita economica, il trattato di pace tra palestinesi ed Israeliani, le elezioni in Palestina e le risposte che l’occidente darà a queste nuove sfide, sono il punto centrale dell’evoluzione di Hezbollah.
La Siria da sempre amica strategica del “Partito di Dio” (anche se a mezzo servizio perché ritenuta troppo “laica”), soprattutto dopo la morte di Hafez al –Assad e l’omicidio Hariri, non è più indispensabile, nonostante le manifestazioni organizzate in suo supporto, proprio dal gruppo sciita, in contrapposizione con quelle della cosiddetta “rivoluzione dei cedri”. Vedremo se il Hezbollah si “nazionalizzerà” ancora di più, adattandosi al gioco della politica libanese o sceglierà altre vie.
Per ora le risoluzioni Onu (1373, 1566 e soprattutto 1559) che chiedono lo smantellamento delle milizie ed il completo controllo governativo, non sono ancora state rispettate, forse la “rivoluzione dei cedri” porterà anche a dei passi importanti rispetto al disarmo.
Tornando ad Israele, l’odio continua, per Ghaleb Abu Zaineb “Non si può fare pace con un assassino che prende la terra con la forza, che uccide in modo spietato, che minaccia. Non si può fare pace”.
Se c’è una legge della politica valida in tutto il mondo e specialmente in medioriente, è “mai dire mai”.


FOTO: Hassan Nasrallah, Segretario generale

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari