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Gennaio/2006 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Da avventuriero a mito
di Ugo Rodorigo

Giacomo Casanova, un avventuriero di portata europea, era nato a Venezia nel 1725. Nonostante l'intensa vita trovò il tempo di occuparsi di studi. Avviato alla carriera ecclesiastica venne presto allontanato per l'irrequietezza del carattere.
Fu violinista al teatro di S. Samuele di Venezia. un uomo avido di piaceri e di ricchezza, spadaccino, baro, alchimista, organizzatore di una loggia massonica a Lione.
Per pratiche di magia venne arrestato nel 1773 e rinchiuso a Venezia, ma riuscì ad evadere.
Amava praticare lo spiritismo chiedendo denaro dei nobili ai quali prometteva illusori contatti con l'al di là. Fu nominato cavaliere di Seingalt, frequentò le corti europee e ebbe incarico di missioni diplomatiche in Francia.
E' innegabile il suo ingegno vivo e versatile che lo portò ad occuparsi di traduzioni di antichi testi, fu storiografo, critico e romanziere. L'opera più importante è "Memoires" pubblicata anche se censurata nei passi più scabrosi. Quest'opera, una delle maggiori del '700, è un trattato erotico in cui Casanova esprime la sua personalità di avventuriero deciso ad ottenere con tutti i mezzi i piaceri ed il denaro che sono le sue principali aspirazioni. Ma contemporaneamente dobbiamo riconoscere che egli era dotato di un grande spirito di osservazione e di una capacità narrativa notevole.
Se non proprio ad ogni stagione, ma certamente ad ogni capovolgersi di situazioni, Casanova era solito cambiare nome con la massima disinvoltura. Quando veniva rimproverato per questo abuso egli rispondeva proclamando la "libertà dell'alfabeto" composto da 23 lettere, proprietà di tutti e di nessuno. Combinando otto lettere aveva cambiato il nome "Scingalt" che essendogli piaciuto più degli altri adottò stabilmente.
A seconda dei casi fu conte o cavaliere. Nell'elenco degli informatori della Polizia figurava come "Antonio Pratolino". I Russi scrissero sul passaporto del Casanova "Kazanow". Come letterato scelse "Econeone" derivante dal greco. Tuttavia anche passando da un nome all'altro mai rifiutò la sua personalità. Per tutta la vita Casanova fu al centro di un universo fatto principalmente di donne, ma anche di nobili e letterati, di avventurieri, di giocatori e di bari come lui.
Trascorse tutta la vita convinto che qualunque cosa facesse, fosse in regola con la morale, la sua morale, che non aveva nulla da condividere con quella comune. Guardava sé stesso attraverso una lente diversa da quella degli altri e a lui ogni cosa era permessa. Tutto era spontaneo in lui, il più allegro avventuriero del XVIII secolo, una figura nota universalmente anche nel XX secolo.
La pubblicazione delle "Memories" di Casanova fu completata 24 anni dopo la sua morte. Giacomo Casanova, a secoli dalla sua scomparsa, conserva intatto il mistero di impadronirsi dell'attenzione degli uomini come quando era in vita. Le "Memoires" libro in francese, scritto da un italiano, interessa l'Italia, che per secoli aveva dato al mondo grandi personalità nell'arte, nelle scienze, in politica e nel commercio.
L'individuo Casanova è un prototipo ineguagliato che si manifestava, non per dimostrate questa o quella abilità, ma perché aveva un organismo solido, una mente pronta e un desiderio infinito di vivere e di godere. Oggi povero, domani in prigione o baciato dalla fortuna, poi truffatore, baro.
Sempre nelle "Memoires" si contano i nomi di centosedici donne da lui corteggiate, un numero elevato se, come lo definisce l'amico Charles de Ligne, "sarebbe stato bello se non fosse stato brutto". In questo campo Casanova fu moderno, smitizzò l'amore-passione, privandolo di ogni alone di tragedia, per farne un gioco senza scrupoli in armonia con la sua natura di uomo che credeva nei piaceri della terra. Era un ottimista che coinvolgeva le donne facendole complici di piacevoli avventure. Alla fine della sua vita si ritrovò povero, vagabondo, quando gli fu offerto un posto di bibliotecario nel castello di Dux, in Boemia, con mille fiorini l'anno di stipendio, carrozze e servitù. Per quattordici anni, fino al 1798, quando morì, rimase al suo posto pieno di compassione per sé stesso e di nostalgia per la propria gioventù e di odio per i tempi nuovi che stavano distruggendo la frivola società in cui aveva brillato e nella quale non si riconosceva più.

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