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Gennaio/2006 - Laboratorio
Il commissariato di Colleferro...
di Gianni Ciotti - Segr. Prov. Siulp - Lazio

In tempi di finanza creativa, di economia creativa, di occupazione creativa, non poteva mancare qualche funzionario di Polizia attratto da questa alchemica formula e proporla nella sicurezza.
Ciò che accade al commissariato di Ps Colleferro, ricalca le orme delle note ricette finanziarie.
Sorpresa e disagio sono emersi durante un’assemblea sindacale svoltasi presso il citato ufficio. Dall’Assise, gli intervenuti lamentavano un pauroso sbilanciamento del lavoro straordinario a favore di pochi operatori, penalizzando oltremodo il personale restante che sovente si trova a gestire uffici a diretto contatto con la cittadinanza.
Non si vuole in alcun modo interferire sull’organizzazione dei servizi del commissariato, ma nemmeno si può sottacere alle distorsioni sistematiche delle ordinanze del questore che fissano le modalità e il numero degli operatori impegnati. Tale prassi, ovvero l’arbitraria presenza di personale non specificato in ordinanza, se accertata, oltre ad avere un effetto negativo sui conti dello Stato, provoca un metodico depauperamento di personale al già asfittico commissariato, ed in ultimo una malsana competizione tra i lavoratori.
Il personale del commissariato lamenta, altresì, una precaria condizione lavorativa per quanto riguarda le funzioni ed i compiti. Risulta infatti che parte degli operatori non siano assegnati stabilmente in settori ma con un sistema di aggregazioni temporanee, riportate anche con allegato al foglio servizi, ruotano tra vari settori a tempo indeterminato.
Senza fare dietrologie, tale prassi ha come effetto quello di svilire professionalità e precarizzare i settori lavorativi. Ma la sicurezza creativa si concretizza anche nell’uso dei mezzi che l’Amministrazione mette a disposizione.
Questa organizzazione sindacale non può permettere che operatori di Polizia in servizio di ordine pubblico allo stadio comunichino tra di loro con apparati radio che non siano espressamente autorizzati dall’Amministrazione centrale, ritenendo pericolose le comunicazioni effettuate con ricetrasmittenti amatoriali.
Ci vediamo costretti a denunciare questa cattiva abitudine, poiché appare normale prassi della dirigenza di quel commissariato che impone ai lavoratori preposti.

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