Il Caso dell’ Unrwa
Esiste da più di un ventennio una missione delle Nazioni Unite denominata Unrwa (United Nations Relief and Works Agency) che per stessa ammissione Commissioner General, Peter Hansen, ha nel suo libro paga dei membri di Hamas. Hansen, differenziando l'ala politica e l'ala militare, sottolinea che non è un crimine assumere membri di Hamas. Non la pensano così le forze di sicurezza israeliane che hanno una lunga esperienza di mezzi e risorse delle Nazioni Unite usate per scopi poco chiari. L'ultimo caso nell'ottobre 2004, quando un'ambulanza delle Nazioni Unite, è stata ripresa dai mezzi di videosorveglianza dell’esercito israeliano, mentre degli uomini, non meglio identificati, ma sospetti membri di Hamas, la caricavano con dei razzi.
Di certo impiegare nell’Onu degli appartenenti al movimento di resistenza islamica non è un reato, tuttavia, le prove dell’uso di mezzi delle Nazioni Unite per scopi illeciti sono poco confutabili. C’è da ricordare che molti dei terroristi suicidi utilizzati da Hamas, provenivano da campi per rifugiati gestiti dall’Unrwa, in questo caso, sarebbe legittimo, aspettarsi un minimo di sorveglianza, sulla propaganda terroristica da parte dei funzionari Onu.
Le Operazioni “militari”
Le brigate Ezzidin al- Qassam, hanno condotto numerosi attacchi nei confronti di obiettivi israeliani civili e militari e dagli anni 90 contro sospetti collaborazionisti palestinesi e contro i rivali di al- Fatah.
Hamas ha ammesso di aver ucciso i palestinesi, accusati di essere di collaborazionisti per le autorità israeliane. Un film di addestramento dei battaglioni Qassam mostra come gli operativi di questo gruppo, hanno sequestrato, torturato ed ucciso altri palestinesi e nel giugno 1992, Amnesty International ha confermato che 172 persone accusate di essere collaborazionisti sono stati uccisi, verosimilmente, da altri connazionali.
Hamas non ha mai nascosto l'uso della violenza, al contrario ha sempre palesato l'odio contro gli ebrei attraverso un programma propagandistico e disinformativo. Fin dall'inizio della sua creazione Hamas ha distribuito opuscoli che inneggiavano all'uccisione degli ebrei parlando di "aumentare gli attacchi con i coltelli, pistole e granate contro i codardi ebrei nelle loro case fino a far cambiare il giorno nell'oscurità e la notte in un'intollerabile inferno "..." Guardare ogni colono ebreo come un obiettivo da eliminare, il cui sangue e soldi sono lì per essere presi".
Per quanto riguarda l’azione terroristica, dal 2000, Hamas ha effettuato 52 attacchi suicidi, uccidendo 288 israeliani e ferendone 1646. Gli obiettivi colpiti sono stati nella maggioranza dei casi obiettivi civili, quali ristoranti, discoteche e bar, incroci pedonali e autobus di linea. Hamas persegue i suoi scopi politici oltre che con il terrorismo anche con altre tattiche, come la ribellione di piazza, che vede il movimento ispiratore della prima e della seconda intifada e la guerriglia portata avanti a forza di razzi Qassam.
Un’arma molto psicologica
Il “Qassam” è un semplice razzo fatto di acciaio, riempito con esplosivo ad alto potenziale. Il primo tipo è stato sviluppato da Adnan al-Ghoul, conosciuto come “Il padre del Qassam”, assassinato da un militare israeliano nell’ottobre 2004, mentre il Qassam 2 è stato sviluppato da Abu Awad nato a Tulkarem nel 1977 e morto per mano israeliana a Jenin nel 2002.
Del Qassam ne sono stati creati quattro modelli che vengono costruiti in opifici improvvisati, utilizzando i materiali che sono a disposizione e di solito differiscono leggermente gli uni dagli altri. Non avendo un sistema di guida complesso, colpiscono alla cieca, di solito obiettivi civili israeliani. Nonostante siano propagandati come “missili vendicatori” ed “arma definitiva” hanno ottenuto scarsi risultati. Centinaia di questi razzi sono stati lanciati durante il primo anno di intifada, quelli che sono giunti sul bersaglio, hanno causato solamente piccoli danni. Dalla fine del 2001, da quando Hamas ha iniziato gli attacchi missilistici contro obiettivi israeliani, fino all'ottobre del 2004 sono stati lanciati circa 300 Qassam. Tra luglio e ottobre 2004 i razzi hanno causato “solo” quattro morti nel sud di Israele a fronte di centinaia di persone che invece hanno sofferto di danni psicologici dovuti allo shock causato proprio dalla paura dei Qassam impazziti.
Qassam 1 Qassam 2 Qassam 3 Qassam 4
Lunghezza (cm) 79 180 +200 +200
Diametro (mm) 60 150 170 Scon.
Peso (kg) 5.5 32 90 Scon.
Carica esplosiva (kg) 0.5 5-7 10 Scon.
Gittata Massima (km) 3 8-10 10 17
L'arma migliore, attualmente in possesso ad un Hamas, rimangono gli attentatori suicidi che riescono a colpire in luoghi affollati, causando un gran numero di vittime. Gli shaid, sono considerati degli eroi, il punto più alto del messaggio carismatico del movimento di resistenza islamica, ricordati ad ogni discorso ufficiale e le loro famiglie, per tutte le esigenze economiche e sociali, vengono prese in carico dalle organizzazioni caritatevoli che fanno capo da Hamas.
La spinta sociale alla santificazione del martire è così forte che quando lo sceicco Yassin arringava la folla con frasi come: “La marcia dei martiri andrà avanti... la resistenza andrà avanti. Il Jihad continuerà, e le operazioni al martirio continueranno fino alla completa liberazione della Palestina”. Questi messaggi erano così efficaci che dei nuovi attentatori suicidi si presentavano quasi immediatamente nei centri di reclutamento.
Hamas, ovviamente, rifiuta l'accezione di attentatori suicidi preferendogli quella di “arma invincibile” con cui otterrà alla completa vittoria su Israele. Come sostengono i membri del movimento: “Non esistono all’interno di Hamas attentatori suicidi. Ma ordigni umani che provocano sante esplosioni. L’individuo trasforma se stesso in un’arma la bomba che si avvolge attorno alla vita ne fa un invincibile missile umano. Noi non abbiamo i carri armati né i supersonici F16. Però abbiamo qualcosa che è superiore anche alle loro armi, le nostre bombe islamiche. Ci costano soltanto una vita, però non c’è nulla che possa fermarle e superarle, nemmeno le armi nucleari”. Hamas ha anche usato 2 donne-bomba, una madre di sei figli e una di due minori di 10 anni; fonti dell’intelligence dell'esercito israeliano, affermano che è stato permesso a queste donne, in via del tutto eccezionale, di commettere queste “operazioni al martirio” al posto di essere uccise per omicidi d’onore, conseguenti ad adulterio. Il movimento nega questa versione dei fatti. Hamas nella sua costituzione chiarisce il ruolo delle donna come “non meno importante di quello dell’uomo nella battaglia di liberazione, infatti, essa mette al mondo gli uomini” che diverranno i futuri shaid.
I rapporti con al- Fatah e l’Anp
Hamas mantiene ottimi rapporti con i gruppi politico-terroristici della zona mediorientale in particolare con Jihad islamica, i martiri di al-Aqsa (anche se vicina ad al-Fatah) ed Hezbollah, il movimento di resistenza islamica: “vede gli altri movimenti islamici con rispetto e apprezzamento. Hamas porta rispetto a questi movimenti e apprezza le loro situazioni particolari, le condizioni che le circondano e le appassionano. Li incoraggia se il loro non si alleano con i comunisti dell'est o i crociati occidentali”.
Nonostante quanto sostenuto dalla costituzione di Hamas, cioè che: “l'organizzazione della liberazione della Palestina è la più vicina al cuore del movimento islamico di resistenza. È formata dai padri ed i fratelli dai cugini e dagli amici e i musulmani, non si estraneano del loro padri, fratelli, cugini ed amici. La nostra nazione - dicono- è una, la nostra situazione è una, il nostro fato è uno ed il nemico è comune per tutti noi”, i rapporti del movimento di resistenza islamica sia con l’Anp sia con al-Fatah non sono certo idilliaci.
Hamas è la spina nel fianco dell'autorità nazionale palestinese, poiché rappresenta il maggior ostacolo al processo di pace e di conseguenza al pieno riconoscimento internazionale dell’Anp. Come sostenuto tra gli altri da C. Reuter: “Hamas e la Jihad Islamica fecero a suo tempo commettere attentati suicidi, soprattutto nei primi anni del processo di pace impostato a Oslo, non per rappresaglia ma al solo e perfido scopo di bloccare questo processo di pace, o quanto meno renderlo più difficile, perché un suo successo avrebbe rappresentato la loro fine”.
A parte le posizioni così poco aperte al dialogo, Hamas è un pericolo anche il partito dell'ex rais Arafat, perché è l'unico partito che ha possibilità di vincere quando si terranno le elezioni nel gennaio 2006. Tanto per fare un esempio, nelle municipali di dicembre 2005, Hamas ha ottenuto, in città come Nablus il 73% dei voti.
Il movimento di resistenza islamica è arrivato ad ottenere questi risultati sorprendenti, proprio perché ha saputo vincere nei cuori e nelle menti dei palestinesi, fornendo servizi sociali che l’Anp di Arafat non garantiva, guidando, la guerrigli in funzione anti-israeliana, le ribellioni della prima della seconda intifada e governando con equità nei centri in cui ha la maggioranza. In più occasioni l'organizzazione della liberazione della Palestina si è differenziata da Hamas e spesso ha tentato di inglobarlo in sé, non riuscendoci mai.
Come risposta alla perdita di consenso popolare, i vertici di al-Fatah (partito quasi unico dell’Olp) hanno creato Fatah-Tanzim, un grupppo paramiliare che nelle intenzioni si sarebbe dovuto opporre ad Hamas e all’ esercito israeliano, creandosi una reputazione militare che avrebbe scalzato quella delle brigate al-Qassam. Dalla fine della seconda intifada, l’Anp e Hamas si confrontano anche militarmente ed in questi giorni, un collaboratore di Abu Mazen ha fatto sapere che presto, comunque, prima delle elezioni il movimento verrà disarmato. Considerando l’attuale situazione politica, quest’ultima non sembra una soluzione praticabile, sia perché contraria alla volontà di Hamas, sia perché l’Anp non avrebbe la forza di attuarla unilateralmente.
I rapporti con Israele
Il paragrafo si potrebbe esaurire con un semplice “non ce ne sono” e passare ad altro. La realtà è molto peggio.
Hamas vuole cancellare lo Stato d'Israele, a questo scopo non vuole derogare, per cui non può riconoscere Israele, ne tantomeno fare delle concessioni territoriali o politiche. “Il principale obiettivo dell'intifada è la liberazione di Gaza dei territori occupati e di Gerusalemme nulla di più. Non abbiamo la forza di liberare tutta la nostra terra - diceva Abdel Aziz Rantisi nel 2002 - è vietato dalla nostra religione concedere una parte della nostra terra, così non possiamo per nulla riconoscere Israele”.
Dalla sua costituzione, Hamas ha dimostrato di essere contro il sionismo, contro lo Stato d’ Israele, contro gli israeliani e contro gli ebrei. Questo odio nasce dalla convinzione, falsa o almeno non provata, che gli ebrei: “Con i loro soldi loro hanno il controllo dei media mondiali, delle agenzie di stampa, dei giornali, delle case editrici, delle televisioni ed altro. Con i loro soldi hanno fatto scoppiare rivoluzioni in varie parti del mondo, con lo scopo di raggiungere i loro interessi, raccogliendone i frutti. Loro sono dietro alla rivoluzione francese, alla rivoluzione comunista e molte delle rivoluzioni di cui abbiamo sentito e che sentiamo qui e lì. Con i loro soldi, fatti attraverso le società segrete come Freemasons, Rotary Clubs, Lions ed altre, in diverse parti del mondo, con lo scopo di sabotare le società, raggiungono gli interessi sionisti”.
Hamas sostiene che il sionismo mondiale, insieme al potere imperialista stia tentando, attraverso un'intelligente e studiata strategia, di far desistere uno Stato arabo dietro l'altro dallo sforzo contro il sionismo, inteso come guerra totale ad Israele, allo scopo di isolare e fronteggiare in ultimo, solo la gente della Palestina. L'Egitto è un esempio di come un paese è stato rimosso dal circolo dello sforzo antisionista attraverso gli “oltraggiosi” accordi di Camp David.
In quest’ottica ogni tentativo di pace tra israeliani e palestinesi ma anche in generale con gli arabi è da considerarsi, secondo Hamas che si definisce “uno degli anelli nello sforzo contro il sionismo”, non solo un errore politico ma un vero e proprio “haram” (azione vietata, l’equivalente di un peccato mortale).
Conclusioni
Hamas è l'esempio emblematico di quanto le politiche russa, europea e statunitense, abbiano fallito in medio oriente. La contrapposizione di due blocchi, con una diversa visione della politica, dell'economia e dell'espansionismo culturale, ha creato regimi dittatoriali, povertà e malgoverno un po' in tutto il mondo ed il medio oriente in questo senso, non fa eccezione.
Nessuno avrebbe bisogno di Hamas, se per anni, invece di scegliere la via della contrapposizione ideologica e della guerra, si fosse scelto la via della pacificazione. Nessuno voterebbe Hamas se il partito maggioritario dell'autorità nazionale palestinese, avesse governato per il popolo anziché per i propri scopi politici, economici e demagogici.
Non sono stati Yassin o i fratelli musulmani a far nascere Hamas ma ingiustizia, povertà e terrorismo (dei palestinesi contro palestinesi). Il merito di aver portato avanti una guerra di liberazione contro lo Stato d'Israele, non giustifica il fatto che, in parecchi ai vertici di al-Fatah, si siano arricchiti sulle spalle dei palestinesi, facendo dei profughi, del loro sfruttamento economico e dei campi per rifugiati, un affare miliardario.
Di esempi come quello di Mahmud Hamduni, una delle numerose vittime di quella che i bene informati chiamano “mafia di stato palestinese” ce ne sono parecchi. “Nel 1996 aveva comprato a numero trenta acri di terreno fuori Gerico, dove costruì una stazione di servizio e progettava di erigere una struttura residenziale. Il suo sogno si infranse bruscamente quando l’ Autorità palestinese decise di speculare sull’ area. Hamduni fu accusato di tradimento e imprigionato, venendo liberato solo dopo aver firmato un atto di cessione della proprietà all’ Autorità palestinese. Nel lotto, che fu poi venduto, venne costruita una casa da gioco. Appena questa cominciò l’ attività, una società di facciata dell’ autorità ne rilevò il 28 percento. Oggi L’ Oasis Casino, questo il nome della casa da gioco situata davanti al campo profughi di Aqabat Jabr, incassa 15 milioni di dollari al mese”. Tutti sono consapevoli della corruzione diffusa nei Territori occupati, anche le organizzazioni umanitarie internazionali, ma non ne hanno mai fatto menzione, temendo che una campagna per fare pulizia potesse destabilizzare il regime di Arafat o quello attuale di Abu Mazen, con ripercussione sulle enormi somme ( 3,8 miliardi di dollari dal 1994 al 2000) loro affidate dai donatori. Il dissolvimento dell’Urss, con la conseguente mancanza di appoggio politico e militare, ai gruppi terroristici con ideologie marxiste-leniniste e l’ esempio della vittoriosa battaglia di Khomeini, hanno fatto il resto. Nei cuori e nelle menti della popolazione palestinese è rimasta solo Hamas. Percepiti come abili amministratori di governo e validi combattenti: ultimo baluardo contro lo strapotere e certe volte arroganza, israeliana.
Hamas sfutta tutti i vantaggi che, l’attuale condizione socio-economica dei territori palestinesi e quella politico- strategica del medioriente, gli consentono. In quanto entità religiosa può far leva sui sentimenti religiosi della popolazione e indirizzarli a proprio vantaggio, come la chiamata al Jihad, contro gli ebrei accusati di aver usurpato il territorio islamico. In quanto forza politica è in ascesa a causa del malgoverno precedente. In quanto forza militare utilizza la disperazione dei palestinesi più poveri o più disperati, per confezionare le sue armi preferite, gli shaid. Come precettore dei giovani, veicola una quantità infinita di propaganda e di bugie sul nemico “sionista” e sugli occidentali, al fine di aumentare l’odio e mantenere riserve di “carne da cannone” sempre pronte per gli attentati.
Inoltre rappresenta “lo spirito guerriero” di alcune fasce della popolazione araba, coloro che avrebbero voluto combattere l’odiato Israele ma che quando ci hanno provato, hanno perso. In molti si rifanno finanziando il gruppo che, in qualche modo, li vendica.
Hamas rifiuta sdegnosamente ogni iniziativa di pace con Israele o gli accordi di Oslo o ancora, la “Road map”, infatti, le “iniziative e le soprannominate soluzioni pacifiche e le conferenze internazionali sono in contraddizione con i principi del movimento di resistenza islamico”. Sembrerebbe una posizione un pò folle, un pò fuori dal mondo ed invece ha i piedi ben piantati a terra, perché è quello che la gente di Palestina spera. Il piano strategico di Hamas non è mai cambiato: come prima cosa scacciare gli israeliani dalla striscia di Gaza e dai territori occupati e poi da tutta la Palestina. E’ questo anche il grande sogno di tutti (o quasi) gli arabi del medioriente. Sebbene gli attentati si affievoliscono e non passa giorno che un militante di Hamas non venga ucciso o arrestato, Hamas saluta come vittorie militari il ritiro unilaterale dell’esercito e dei coloni israeliani dalla striscia di Gaza, non è affatto una vittoria del movimento e lo sappiamo tutti, tuttavia in molti laggiù credono che sia il primo passo verso il trionfo.
Hamas è a carattere universalistico e la “via” della resistenza islamica viene diffusa in tutto il mondo, la spinta o almeno il suo esempio non si esauriranno con la Palestina continuerà ovunque l’ Islam avrà dei nemici.
Questo è il succo dell’articolo sette, della costituzione del movimento di resistenza islamica, sembra sovrapponibile, troppo sovrapponibile all’iperterrorismo di al-Qaeda che ne ha copiato le aspirazioni internazionalistiche violente, mai agite invece da Hamas. Nonostante la propaganda fortemente anti-americana ed anti-occidentale, Hamas non ha mai pesantemente colpito gli interessi statunitensi o europei in medio oriente. Però non considerare Hamas pericoloso sarebbe una grave sottovalutazione delle possibilità di questo movimento, se la storia ci insegna qualcosa sul terrorismo, ci dice che al peggio non c’è mai fine.
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