Si celebra quest’anno il cinquantesimo anniversario della morte di Albert Einstein. Era nato ad Ulm nel 1879 da un industriale tedesco ebreo. Studiò alla scuola di Aaran in Svizzera ed alla Technische Hochschule di Zurigo.
Divenuto cittadino svizzero, dal 1901 al 1909 occupò un posto di esaminatore di brevetti a Berna. In quegli anni pubblicò i suoi primi lavori scientifici per i quali ebbe la libera docenza all’Università di Zurigo. Dopo un anno passò all’università detesca di Praga per insegnare fisica teoretica. Nel 1913 era a Berlino, professore di quell’Università e direttore dell’Istituto di fisica Kaiser Wilhelm.
A causa della campagna contro gli ebrei, scatenata dal nazismo, fu costretto ad accettare una cattedra all’Istituto di Princeton negli Stati Uniti. La Fermania perdeva così uno dei più grandi matematici di tutti i tempi.
Fece parte di un gruppo di lavoro, le cui scoperte e intuizioni hanno demolito il vecchio edificio della fisica, aprendo una nuova era nell’industria e nella tecnica. Grazie ai loro studi abbiamo vissuto una grande rivoluzione attraverso due teorie: la relatività e la meccanica quantistica, una rivoluzione non ancora conclusa.
Con la teoria della relatività, Einstein ci dette l’espressione matematica per la quale lo scienziato è divenuto noto ( E=mc, cioè Energia è uguale al prodotto della massa per la velocità della luce).
Questa teoria fu applicata da Einstein in due trattati “Teoria della relatività speciale” e “della relatività generale”. Con questa seconda la gravità rientra nelle misure di spazio e tempo.
Secondo queste teorie si potrebbero riscrivere le regole del cosmo nel futuro, fenomeni che pur essendo reali non sono comprensibili come l’acqua medicinale, l’energia infinita e i messaggi alieni.
Nel 1921 Einstein ebbe il premio Nobel per la fisica. Ma già nel 1905 aveva descritto il movimento irregolare di polvere sospesa nel liquido o nel gas. Spiegò il motivo di emissione di elettroni da una superficie di metallo colpita da un raggio di luce colorata. Studiò i fenomeni di elettromagnetismo e di gravitazione unificandoli in una teoria le cui leggi matematiche comprendono le leggi dell’universo.
La prima teoria della relatività, detta “speciale”, è del 1905, nata da una profonda analisi critica dai concetti di spazio e di tempo. L’esperienza aveva dimostrato che non solo non esistono fatti sperimentali meccanici capaci di stabilire se un sistema di riferimento è o non è in movimento uniforme, rispetto ad un altro sistema di riferimento, ma non è possibile fare distinzione del genere, neppure con esperienza sulle onde elettromaghetiche. Einstein spiegò che questo comporta il non poter stabilire la simultaneità di due eventi che avvengono in due distinti sistemi di riferimento, in moto uniforme, l’uno rispetto all’altro: in parole semplici il tempo è un concetto relativo all’osservatore, facendo cadere il concetto di “tempo assoluto” che viene sostituito con il concetto di “tempo locale”.
Con conferme sperimentali si è data validità alla teoria. L’effetto relativistico dell’aumento della velocità è stato rivelato sui raggi catodici accelerati, e la conversione della massa in energia produce reazioni nucleari specialmente nella fissione.
Ma la teoria della relatività non faceva luce sulla natura delle forze gravitazionali fin quando Einstein propose, nel 1915, la sua teoria della relatività “generale” in un trattato. “I documenti di una teoria generale della relatività”, iniziando la meccanica relativistica con la revisione dei concetti di spazio e tempo e formulando la nuova teoria della gravitazione universale.
Questo scienziato, che ha rivoluzionato la fisica del XX secolo, sosteneva che la scienza è espressione non solo del naturale desiderio di sapere, ma anche del desiderio di guardare il mondo sempre con occhi nuovi, e di continuare il sogno giovanile di creare nuovi mondi.
La sua dottrina afferma la relatività di tutti i valori, qualsiasi cosa è sempre relativa, per carattere e per valore, a qualche altra, per cui non esiste niente che può essere considerato in forma assoluta in sé e per sé.
Albert Einstein morì a Princeton nel New Jersey nel 1955.
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