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novembre-dicembre/2005 - Lettere
Le vostre lettere
di

Fatica inutile

Gentile Direttore,
finalmente noto con grande soddisfazione che qualcosa si sta concretizzando in favore dei colleghi laureati, preliminarmente desidero quindi ringraziare i colleghi Pacilio e De Maria, che peraltro sono riusciti, con l’aiuto di Filiberto Rossi, attraverso un emendamento presentato settimane or sono in Parlamento, ad impegnare il governo di assumere gli idonei non ammessi al concorso per commissari e per vice ispettore.
Il motivo di questa mia lettera è un altro: raccontare la mia vita, impresa peraltro assai ardua.
Mi limiterò quindi ad alcuni accenni. Sono un ispettore capo della Polizia di Stato, laureato in Economia e Commercio, ma per poter partecipare al concorso per commissario ho dovuto conseguire la laurea in Giurisprudenza; ma questa fatica non è servita a nulla, in quanto adesso sono valide tutte le lauree umanistiche, ma questo aspetto potrebbe essere di secondaria importanza se i posti a concorso non fossero dieci unità a fronte di oltre mille e duecento concorrenti.
Ma non finisce qui, ho appreso che non potrò partecipare al prossimo concorso per ispettore superiore pur avendo i requisiti richiesti (anzianità di un anno nella qualifica di ispettore capo e diploma di scuola media superiore) perché, stranamente, potranno concorrere coloro che hanno maggiore anzianità nella qualifica di ispettore capo.
Questa in breve è la mia storia, tanti sacrifici per nulla. Anzi, dimenticavo che non potrò concorrere nel prossimo concorso per commissario nel ruolo speciale, in quanto potranno partecipare solo gli ispettori superiori in possesso di diploma.
Scusate lo sfogo, ma ho constatato che siete l’unica rivista di Polizia che dà spazio alle giuste rivendicazioni dei poliziotti.
Concludo questa lettera pregando i colleghi, che si trovano nella mia stessa situazione di contattarmi attraverso “Polizia e Democrazia” per arrivare ad una lotta comune che veda la costituzione di un Comitato degli ispettori capo laureati per portare avanti le giuste rivendicazioni della categoria.
Cari saluti
Fulvio A. Baglioni
Roma
______________________
Il Dio degli eserciti

Caro Direttore,
la presa di posizione del Papa circa l’opposizione a concezioni che invocano l’intervento divino nelle guerre e negli eserciti, potrebbe e dovrebbe trovare un immediato campo di applicazione in una profonda revisione di ciò che ha associato nella nostra tradizione delle Forze armate, il militare al sacro e che trova attuazione in particolare nelle varie preghiere delle Forze armate e dei loro Corpi e Reparti, in specie quelli più aggressivi.
Si associa sempre l’immagine di un Dio della guerra all’Elmo di Scipio.
L’azione di questi Corpi, il diritto di uccidere è sempre associato ad una giustificazione superiore, divina.
Si benedicono navi, carri armati ed aerei in nome di Dio e si chiede l’appoggio del Cielo a qualsiasi operazione militare.
Le Forze armate fanno parte dello Stato e non di una religione o di un credo divino, appartengono a Cesare e non a Dio. Una prima immediata applicazione delle idee manifestate dal Papa si può trovare nel modificare la retorica del linguaggio militaresco delle preghiere delle Forze armate e nella dissociazione del sacro dal profano che dovrebbe essere propria di uno Stato laico.
Proprio in questo campo, oggi di così grande attualità, anche per via della pericolosità di richiami come quello alle Crociate nello scontro di civiltà che si vuole evitare, occorre operare con priorità: si tratta del resto di tematiche che qualche decennio or sono aveva portato in evidenza il pensiero di don Milani di cui tutti ricordiamo una lettera ai cappellani militari.
Ridurre il tasso di violenza bellica delle preghiere militari può essere un primo passo per modificare una tradizione che oggi è da ritenere sempre meno accettabile.
Cordiali saluti
Falco Accame - Roma
______________________
Lettera all’on. Ascierto

Egregio Direttore,
attraverso le colonne di Polizia e Democrazia vorremmo indirizzare all’onorevole Ascierto questa ‘lettera aperta’:
“Abbiamo deciso di scriverle perché conosciamo la sua grande sensibilità per i problemi che riguardano le Forze dell’ordine, in particolare Carabinieri e Polizia. Lei si sta attivamente impegnando per partorire il ‘Riordino delle Carriere’ e abbiamo anche capito che non vorrebbe deludere nessuno, ma inevitabilmente questo non è possibile.
Noi siamo un gruppo di colleghi che per tanti anni abbiamo militato in alcune organizzazioni sindacali della Polizia, ma molto spesso abbiamo dovuto constatare che le organizzazioni sindacali fanno l’interesse di gruppi assai ristretti che hanno posti di rilievo in seno al sindacato. Questa riflessione ci spinge a rivolgerci direttamente a lei, che questi problemi li conosce molto bene. E perciò chiediamo: che l’organico dei direttivi non superi le 2.500 unità; che il personale appartenente al ruolo dei direttivi fino alla qualifica di commissario capo, possa andare in quiescenza all’età di 62 anni, mentre i primi dirigenti a 63 anni.
Il primo concorso per vice commissario deve essere riservato ai sostituti commissari in possesso di diploma di scuola media superiore, ovvero ai sostituti commissari che abbiano conseguito un attestato di cultura che sostituisce il diploma. I posti messi a concorso non dovrebbero superare le 600 unità. Le prove concorsuali dovrebbero essere due. Una prova scritta attraverso i quiz (vedi prova preliminare per il concorso a vice ispettore e vice commissario), la seconda, una prova di diritto penale o procedura penale. Gli idonei dovrebbero frequentare un corso di almeno nove mesi.
Il secondo concorso dovrebbe prevedere la partecipazione degli ispettori superiori in possesso di laurea breve, e degli ispettori in possesso di laurea quadriennale 3+2. I restanti posti potrebbero essere messi a concorso per i neo ispettori recentemente usciti da Nettuno, e tutto il personale laureato con almeno sei anni di servizio. Gli attuali direttivi, compresi gli attuali commissari capo, dovrebbero essere immessi nel ruolo dirigenziale con la qualifica di vice questore aggiunto di secondo livello, purché abbiano maturato almeno due anni nella suddetta qualifica.
La ringraziamo, per tutto quello che potrà fare per il personale di Polizia”.
Cordiali saluti
Flavio Caputo - Elio De Dellis
Milano

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