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novembre-dicembre/2005 - Laboratorio
Gli antichi problemi
di Gianni Ciotti - Segr. prov. Siulp - Roma

Ci siamo volutamente attardati nel redigere il presente documento sindacale per ribadire ulteriormente che questa organizzazione sindacale non compie atti di tutela solo a ridosso delle note scadenze, ma l’attenzione nei confronti dei colleghi che lì operano è ormai continua e storicamente risaputa.
Nell’ultima assemblea sono riemersi antichi problemi legati soprattutto alla ormai cronica mancanza di personale, aggravati dall’istituzione di nuove sedi che dissanguano le già esigue risorse numeriche operanti, e non solo!
A seguito degli eventi a tutti noi ben noti, l’Amministrazione centrale non sembra voler dare corso al Coordinamento tra l’Ufficio di Polizia in parola e le varie Forze di polizia deputate alla tutela dei vari sottosegretari di quel Dicastero.
Di frequente si verifica che la scorta delle prefate autorità non si interfacci, come deontologia professionale vorrebbe, con l’Ufficio di Polizia presente all’interno del dicastero del Lavoro, che nei fatti viene scavalcato su quelle che sono le regole minime sulla tutela del sottosegretario che accede di volta in volta ad una delle varie sedi del ministero del Lavoro.
Questo atteggiamento accade tanto di giorno quanto di notte, e quando succede tutto ciò avviene alla totale insaputa degli operatori di Polizia in forza al ministero del Lavoro, provocando in alcune occasioni attimi di tensione, ma che potrebbero essere facilmente aggirati se gli organi deputati alla scorta notiziassero di volta in volta il loro agire all’interno delle sedi del Dicastero medesimo. Tornando ad una mera disamina numerica non esageriamo nell’affermare che un semplice disguido ad un operatore crea problemi di assetto all’intero Ufficio, imponendo sacrifici continui ai colleghi ed alla dirigenza stessa.
Per antonomasia questa organizzazione sindacale è abituata a convivere con situazioni emergenziali, ma la particolarità e l’importanza del Dicastero in questione ci inducono a soffermarci e ad analizzare il ritardo con cui l’Amministrazione centrale affronta le tematiche che seguiranno.
E’ anacronistico il non voler riconoscere ad un siffatto Ufficio di Polizia un congruo numero di reperibilità, considerando che tutte le tensioni sociali del Paese trovano o dovrebbero trovare udienza in questo luogo.
Si rammenta che non tutte le manifestazioni seguono un iter normativo adeguato, anzi spesso ci si ritrova a fronteggiare decine di manifestanti che per un motivo o per un altro intendono mediare o manifestare con i rappresentanti sociali del governo senza alcun preavviso. Ci appare altresì inconciliabile la mancata introduzione di buoni o tickets restaurant.
E’ superfluo ribadire che la frammentazione logistica di detto Dicastero non solo crea problemi di vigilanza alle sedi, ma non permette la fruizione presso le mense del 1° e del 2° ordinario, rendendo impossibile agli operatori di godere del sacrosanto diritto al pasto.
Da rivedere, senza alcuna ombra di dubbio, anche il criterio di assegnazione dei parametri operativi dell’Istituto di ordine pubblico, che penalizza oltremodo gli operatori del citato Ufficio.
In effetti tale beneficio concesso solo per servizi esterni non trova riscontro nelle modalità di effettuazione all’interno delle sedi ministeriali con l’eccezione, secondo noi, del Dicastero menzionato poiché risulta difficile stabilire la sottile linea di confine che divide la concessione o meno di un beneficio quando all’esterno del Palazzo si accalcano migliaia di manifestanti e giocoforza si è tenuti a far rispettare le regole democratiche, all’interno accompagnando le delegazioni di manifestanti, ed all’esterno contribuendo alla vivibilità e percorribilità delle vie ed ingressi delle sedi governative.

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