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novembre-dicembre/2005 - Articoli e Inchieste
Intervista
Iraq, una voce al femminile
di Intervista a cura di Gianni Verdoliva

Dall’inizio della guerra, una coraggiosa
donna di Bagdhad, con i suoi messaggi via
Internet, seguiti in tutto il mondo, mette
in luce la drammatica condizione
in cui si trova il suo Paese


L’unica blogger donna irachena. Da Baghdad, Riverbend, descrive e racconta l’incubo in cui è precipitata Baghdad dall’inizio dell’occupazione. Il suo blog “Baghdad burning” è fonte di informazioni per i giornalisti ed è quotidianamente consultato da migliaia di persone. Anche negli Usa. Dove parte del suo blog, trasformato in libro, è stato pubblicato lo scorso maggio dalla Feminist Press. Dall’Iraq River, pur conservando l’anonimato per ragioni di sicurezza, si racconta alla stampa italiana.
River, la nuova proposta di costituzione propone un ruolo importante per la Sharia, la legge islamica. Che cosa significherà questo per le donne irachene?
Questo ridurrà i diritti delle donne irachene. L’intenzione di modificare il “Personal Status Law” è particolarmente inquietante, dato che è il Codice civile più avanzato per le donne della regione. I cambiamenti proposti porteranno il Codice civile nelle corti della Sharia invece che nelle corti civili. La Sharia è la legge islamica. Io sono una musulmana praticante, ma il problema è che la legge della Sharia cambia a seconda delle differenti interpretazioni dell’Islam. In molte situazioni, le donne non hanno uguali diritti rispetto agli uomini. In un Tribunale civile, una donna può iniziare un divorzio senza il consenso del marito. Con la Sharia questo sarebbe quasi impossibile. Secondo la legge civile, in caso di divorzio la donna ottiene quasi sempre la custodia dei figli. Questo cambierà con la Sharia.
Un ulteriore problema è che stiamo vedendo sempre più leggi che si rifanno alla Sharia iraniana nella nostra costituzione. Questo è molto preoccupante perché alcune delle leggi in Iran incoraggiano cose come il matrimonio per le ragazzine e una forma di prostituzione chiamata Muta’a nella quale la donna è sposata ad un uomo con un contratto che può durare mesi, settimane, giorni o ore nel quale la donna riceve soldi per i servizi coniugali, cioè il sesso. Tutto questo è preoccupante.
Pensi che in generale i giornalisti abbiano dedicato abbastanza attenzione ai problemi delle donne irachene?
Penso che i giornalisti non abbiano focalizzato a sufficienza la situazione. O che si siano concentrati sul tipo sbagliato di donne. Per esempio, i giornalisti si interessano degli omicidi di donne dell’Assemblea Nazionale o delle donne che lavorano dentro la Green Zone (anche se queste costituiscono meno dell’1% delle donne irachene) e non si preoccupano abbastanza dei problemi delle donne della classe media che stanno vedendo il peggio della situazione.
Non si stanno concentrando sulle migliaia di donne che stanno abbandonando gli studi e il lavoro per questioni di sicurezza. Non si stanno concentrando sulla pressione esercitata sulle donne per coprirsi e mettersi il velo. Non si stanno concentrando sui partiti politici attualmente al potere che stanno cercando di passare leggi che diminuiscono lo status delle donne irachene. O si concentrano sulle donne prese di mira dalle forze della guerriglia. Ma i guerriglieri sono guerriglieri. Ci sono ora e spariranno con la fine dell’occupazione. C’è troppa attenzione sulle forze esterne e troppo poca su cosa diventerà legge tra poco.
Parlando di donne, cosa ne pensi delle terroriste suicide?
Non incoraggio i terroristi suicidi, nè uomini, nè donne. Non mi piacciono i terroristi suicidi. Penso che ci siano, per coloro che vogliono resistere all’occupazione, altre forme di resistenza e che il terrorismo suicida è un nuovo ed inquietante trend. In Iraq non avevamo mai avuto questo genere di violenza prima di questa guerra.
Hai mai incontrato una soldatessa americana o britannica? Cosa le diresti?
Ho incontrato soldatesse delle forze di occupazione. Sono stata ispezionata da una soldatessa presso un Ministero nel quale dovevo recarmi per dei documenti. Non credo davvero ci sia nulla da dire loro. Penso che le soldatesse americane vivano una realtà molto diversa e che non capiscano la situazione delle donne irachene. Ammetto che si tenda a percepire le soldatesse in maniera differente, ma non posso che dispiacermi per loro. Mi chiedo a volte se sanno che la situazione delle donne irachene è molto peggiorata da quando è cominciata l’occupazione.
Quale ruolo dovrebbero avere le donne nel processo di ricostruzione?
Le donne irachene dovrebbero avere un ruolo importante in quanto hanno sempre contribuito all’economia e alla forza lavoro dell’Iraq per diversi motivi. Durante la guerra con l’Iran centinaia di migliaia di uomini sono stati mandati al fronte per combattere e le donne hanno preso i loro posti nelle scuole, nelle università, nelle fabbriche, nelle aziende, nei Ministeri.
In seguito, negli anni ’90 l’inflazione e il crollo del dinar a causa delle sanzioni hanno fatto sì che fosse preferibile che nelle famiglie lavorassero sia il marito che la moglie.Le donne irachene possono dare un grande contributo. Le nostre donne sono ingegneri, scienziati, dottori, chirurghi, avvocati, etc. Non ci sono scuse perché non siano direttamente coinvolte nel processo di ricostruzione.
Parli con gli altri blogger iracheni?
Sì. Comunichiamo sempre e a volte chattiamo. E’ sempre bello parlare con persone che sono in una situazione simile ed è a volte divertente scambiare racconti e pettegolezzi che a volte non finiscono nemmeno nei nostri blog!
Che genere di reazioni hai dalle mail che ricevi?
Ricevo mail di ogni genere. Ricevo anche mail cariche di odio, prevalentemente dagli Usa, ma la maggioranza dei messaggi sono di sostegno e di incoraggiamento. Ricevo centinaia di mail dall’Italia e questo è molto piacevole. E’ incredibile vedere quanta gente sia contraria alla guerra e all’occupazione in Iraq. Ricevo anche molte mail dai soldati americani in Iraq, e da quelli che sono tornati negli Usa. E’ bello vedere che molti di loro sono contro la guerra ed è molto facile comunicare con loro perché sanno come è la situazione sul campo e non essendo esposti alle bugie che racconta il loro governo.
Il tuo libro, edito dalla Feminist Press, sta andando bene negli Usa. Come vivi il fatto che la gente del paese che ha invaso il tuo sia interessata alle tue opinioni?
Credo sia meraviglioso che la gente in America ed in Gran Bretagna sia affascinata dal blog e dal libro. Ricevo così tante reazioni dalla gente che ha letto il libro. Mi sorprende sempre che ci siano persone negli Usa che non solo leggono il blog ma che anche comprano il libro e lo danno ad amici e familiari. Penso che questo abbia a che vedere con il fatto che la gente è alla costante ricerca di informazioni che raccontino cosa sta accadendo veramente in Iraq.
Hai amici cristiani o ebrei?
Ho molti amici cristiani e ebrei. In Iraq la gente non faceva tanta distinzione tra credi religiosi prima della guerra. Le persone distanti da una certa cultura non si preoccupano della religione o della razza degli altri. Tra le persone migliori che io conosca ci sono cristiani ed ebrei.
Sono vissuta all’estero da bambina e continuo a restare in contatto con i miei amici stranieri che sono come una famiglia per me. Anche in Iraq, conosciamo molte famiglie cristiane con le quali abbiamo ottimi rapporti.
Noi celebriamo il Natale con loro e loro celebrano Eid con noi.
Se avessi la possibilità di risolvere la situazione in Iraq che cosa faresti? Nutri sempre la speranza che un giorno l’Iraq possa vivere in pace e sicurezza?
Penso che la pace e la sicurezza non saranno raggiunte finchè le forze straniere non saranno fuori dal paese. Penso che l’Iraq continuerà a vedere violenza fino a quando resteremo sotto l’occupazione. Vediamo la violenza arrivare da tutti i lati: dalle forze straniere, dai nuovi soldati iracheni, dalle forze di sicurezza e dalla guerriglia. E’ difficile capire chi tirerà la prossima bomba o sparerà il prossimo colpo.
Penso che la migliore soluzione sia stabilire delle date per il ritiro progressivo delle forze di occupazione e dare seguito a tale piano. Questo farà in modo che la gente creda che l’occupazione non durerà per sempre e spingerà le forze ed il governo iracheno a lavorare al massimo in modo da diventare più popolare tra la gente, non solo tra i capi americani. Spero che un giorno avremo pace e stabilità. Sembra un sogno lontano, ma gli iracheni sono persone forti e determinate, e abbiamo intenzione di sopravvivere a tutto questo.
___________________________________
Pubblichiamo la traduzione di alcuni brani tratti dal blog di River
Le parole scritte in maiuscolo sono così nel testo originale

Domenica 17 agosto 2003
L’inizio…..
Così questo è l’inizio per me, credo. Non avrei mai pensato di aprire un mio blog. Tutto ciò che potevo pensare, ogni volta che volevo cominciarne uno, era: “ma chi lo leggerà?” Credo di non avere nulla da perdere… ma vi avverto, aspettatevi molte lamentele e molti discorsi. Vi racconto un po’ di me: sono una ragazza, sono irachena e ho 24 anni. Sono sopravvissuta alla guerra. E’ tutto quello che avete bisogno di sapere. E’ tutto quello che conta di questi tempi in ogni caso.

Martedì 19 agosto 2003
Incredibile…
L’esplosione al palazzo dell’Onu è orribile… terrificante e triste. Nessuno riesce a credere che sia accaduto… nessuno capisce perché sia stato scelto come obbiettivo. Per l’amor del cielo queste persone sono qui per aiutare.
Sono arrabbiata e frustrata. Niente sta andando avanti, non c’è NESSUN progresso e questo è solo un esempio. I media dicono sia al-Qaeda. Porca miseria, non AVEVAMO mai avuto al-Qaeda prima di questa occupazione… i fondamentalisti tenevano le teste basse. Ora sono OVUNQUE.

Lunedì 29 settembre 2003
Sceicchi e tribù
Sono un esempio di ragazza irachena moderna, non ho mai incontrato i nostri sceicchi, non ne ho mai avuto il bisogno. Ho una laurea, avevo un lavoro e ho una famiglia che sacrificherebbe molto per proteggermi e nessuno che mi blocchi dall’avere ambizioni o un senso di rispetto verso l’ordine e la legge. Io voglio anche democrazia, sicurezza e una società civile e sana, a fianco dei forti legami familiari ai quali sono abituata come irachena. Chi sa? Forse aprirò un blog tribale e diventerò sceicco io stessa.

Lunedì 5 gennaio 2004
Buon anno….
Tecnicamente non ho inserito nuovi testi da un anno, non dal 2003 Siamo stati senza telefono durante gli ultimi giorni. La linea è sparita improvvisamente circa quattro giorni fa ed è ritornata solo questo pomeriggio. Così siamo nel 2004. In verità sembra di essere nel 2003… Quest’anno il capodanno è stata una vera riunione di famiglia. Abbiamo deciso che ci saremmo riuniti a casa di mia zia ma che non sarebbe potuto essere troppo grande altrimenti ci avrebbero presi per una “cellula terroristica” - donne, bambini, piatti di cibo e il resto.

Sabato 27 marzo 2004
Sistanistan
…Per coloro che se lo chiedono, SI, mi annoia tremendamente che, alla mia età, devo avere il permesso dei genitori per uscire. E’ un trend che ha avuto inizio con l’occupazione e non sembra che sia destinato a cambiare nel prossimo futuro… Karrada era piena di gente che andava e veniva. Le donne, ovviamente erano una piccola minoranza. Karrada prima era piena di donne… Una volta uscita dalla macchina la mia fiducia ed il mio entusiasmo hanno cominciato a svanire. Ero una delle poche donne in strada che non indossava il velo.

Mercoledì 15 settembre 2004
Fahrenheit 9/11
Agosto è stato un mese infernale. Il calore era incredibile. Nessuno ricorda che Bagdhad sia stata così calda. Tutti sono stanchi a Bagdhad. Siamo diventati uno di quei posti di cui si legge nei giornali e si scuote la testa pensando: “Che cosa sta diventando il mondo?” Rapimenti. Esplosioni. Milizie armate. Estremisti. Droga. Gangs. Rapine...

Domenica 12 dicembre 2004
Carenza di carburante…
Sono state alcune settimane tristi.
La situazione sembra si deteriori ogni giorno. Vi presento alcuni fatti. La luce va e viene. Molte zone sono servite con il dannato schema 2 ore di luce ogni 4 e ci sono altre zone completamente al buio come A'adhamiya. Il problema è che non riusciamo ad avere molta elettricità dal generatore perché il carburante è diventato davvero un problema. La gente deve aspettare tutta la notte per fare il pieno alla macchina. E’ un mistero. Veramente lo è. Non abbiamo mai avuto una crisi di carburante come quella alla quale ci troviamo confrontati adesso. Siamo una nazione carica di petrolio e non c’è petrolio per circolare…

Martedì 8 marzo 2005
Volete un coniglio?
Sono sollevata dal sapere che la giornalista italiana sia stata liberata. Io, personalmente, ero felice. Gli iracheni sono rapiti a dozzine di questi tempi ma quando ad essere rapiti sono gli stranieri, questo la dice lunga. Gli iracheni hanno un orgoglioso senso dell’ospitalità che può diventare persino eccessivo. Quando le persone vengono nelle nostre case insistiamo perché prendano qualcosa da bere e si fermino a mangiare con noi, anche se il pasto è tra quattro ore. Siamo colpiti quando i giornalisti e gli operatori umanitari sono rapiti perché dà l’impressione che siamo cattivi ospiti.

Lunedì 3 pttobre 2005
Conversazioni sulla costituzione
Quello che è sconvolgente è che molte delle persone che votano, voteranno per o contro la costituzione non sulla base di ragionamenti personali ma secondo le fatwa emanate dal clero sia sunnita che sciita. …E’ oltremodo frustrante parlare con qualcuno riguardo al referendum, che siano sanniti, sciiti o curdi, e sapere che pur non avendo letto la costituzione, hanno già deciso cosa votare. I diritti delle donne non sono più una precupazione per nessuno. Ridono quando si parla di questo. “Manteniamo l’Iraq unito prima” è la risposta tipica che sento ogni volta che commento sull’eventualità della Sharia in stile iraniano. I diritti e le libertà sono diventate una preoccupazione marginale rispetto alla possibilità della guerra civile, alla realtà della pulizia etnica, e alla certezza quotidiana del bagno di sangue e della morte.









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