Nel 1995 Franco Fedeli ha fondato “Polizia e Democrazia”;
una nuova testata, nata dopo una sua
precedente esperienza editoriale, che voleva
affrontare i problemi della giustizia
e della sicurezza, collocati nel più ampio
quadro della società a livello nazionale
e internazionale. Da allora, anche dopo
la scomparsa di Fedeli, la rivista mantiene
la sua linea di assoluta libertà
nell’informazione, e di apertura ad ogni
intervento utile nella strada della democrazia
e del progresso civile
“A condizione di mettere da parte ogni tipo di retorica (italico vizio che meriterebbe un’approfondita inchiesta), e di manierato trionfalismo, un anno di vita può essere l’occasione per un bilancio, per chiarirsi le idee davanti ai lettori, e insieme a loro”: così scriveva, nove anni or sono, Franco Fedeli, ricordando l’impegno – suo, della redazione, degli editori – “per un nuovo progetto di Stato e società”. Il tempo è passato, Fedeli ci ha lasciati, e Polizia e Democrazia è sempre qui, cercando di mantenere fisso quell’obiettivo, difficile ma irrinunciabile per chi vuole coniugare democraticamente i diritti-doveri dei cittadini con l’ordine e la giustizia. Entrambi intesi in senso totale, senza esclusioni e senza privilegi. Per conservare “un giornale vivo, serio, e senza alcun dubbio onesto”, Fedeli invitava a essere critici senza fare processi alle intenzioni, e senza prendere le intenzioni, da qualsiasi parte vengano, per verità acclarate, rivendicando “il diritto al dubbio, a una sana diffidenza per i Palazzi, alla verifica dei programmi”. In questi dieci anni ci auguriamo di averlo fatto correttamente; di certo con piena libertà e senza condizionamenti di alcun tipo. Una “campionatura” dei contenuti di Polizia e Democrazia dai suoi inizi ad oggi può servire, a noi e soprattutto ai lettori, a giudicare meglio il cammino percorso.
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