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Ottobre/2005 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Una scuola non superficiale
di Carlo Rodorigo

Tra gli aggiornamenti e la modernizzazione dei programmi scolastici italiani, si nota il tentativo di espellere Dante Alighieri dalla scuola italiana. Se vogliamo conoscere Dante non lo scartiamo, ma approfondiamo la sua conoscenza per capirlo e studiarlo nel contesto storico e con criteri documentati. Non leggiamo i suoi versi con noia e prevenzione e potremo così scoprire un poeta che è coerente ai nostri problemi.
°Sui banchi di scuola è altra cosa che ammirare obiettivamente quanto esprimono il verso e la metrica cioè la vendetta, l’odio, la sofferenza dell’esiliato o l’affrontare l’ultimo viaggio terreno, mistero dei misteri che conclude ogni vita umana.
Dante uomo subisce la confisca dei beni, della casa, uomo con la sua personalità vivace ed attuale che vuole costruire una società nuova e libera. Riscopriamo quindi questo poeta che combatte affrontando papi e imperatori e gente comune.
Dante naque da Aldighiero, un padre mediocre, né noto né nobile, ma discendente dal Cacciaguida degli Elisei. Della madre resta il nome, Bella, passata alla storia per aver dato alla luce il più grande poeta della cristianità. In questa famiglia Dante venne alla luce in data imprecisata. L’anno è certo, 1265, ma il giorno e il mese non sono sicuri.
A cinque anni perse la madre, che presto venne sostituita dalla matrigna, Lapa. Fin dalla prima giovinezza dimostrò di essere figlio del proprio tempo: credeva in una cultura enciclopedica, astrologia, filosofia, religione, musica e tutte le arti; ma non avendo mezzi sufficienti per completare gli studi si diede alla carriera politica. Per raggiungere l’obiettivo si iscrisse all’Arte dei Medici e degli Speziali. Studiò varie scienze tanto da conseguire molti titoli: poeta filosofo, teologo, nonostante fosse appartenente ad una famiglia sprovvista di beni di fortuna.
A venti anni il nome di Dante era già conosciuto a Firenze. A trenta anni, sposato a Gemma Donati, padre di tre figli e noto ai suoi concittadini parlò più volte al “Consiglio dei Cento”, fu poi inviato come ambasciatore a San Gimignano per invitare il piccolo Comune ad aderire alla “Lega Toscana”. Nel 1300, anno passato alla storia della cristianità come l’anno del primo Giubileo, indetto da papa Bonifacio VIII, Dante si recò, lieto di confondersi nella ressa devota e festosa, ignorando, allora, che sarebbe divenuto un protagonista della lotta contro il Papa che voleva la Toscana per sé.
Nella qualità di priore di Firenze, Dante si oppose con tutte le sue forze al disegno di papa Bonifacio, per cui sconfitto viene condannato all’esilio fuori dalla Toscana. Una esistenza dura, piena di umiliazione che risaltano nella “Commedia” con evidenza drammatica.
Lontana era la possibilità di rimpatriare e povero, passò il resto della vita dimorando in Lombardia, Toscana, Romagna. Quando il poeta venne accolto da Can Grande della Scala, con generosità e vero mecenatismo, pensò alla stesura del suo grande poema che avrebbe superato tutte le sue opere.
Nella “Divina Commedia” c’è la storia ideale di un’accusa e di una redenzione politica del genere umano, caduto nell’infelicità e nel peccato per l’efferismo religioso e la trascuratezza dei governanti. L’umanità, secondo Dante, poteva uscire dall’oscurità solamente se la Chiesa fosse tornata alle funzioni religiose e lo Stato avesse riavuto tutti i suoi diritti.
La “Divina Commedia” apre, all’idea laica, l’Europa moderna. L’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso sono le tre parti della Commedia di Dante, per mezzo della quale vuole rimuovere gli uomini dallo stato di abulìa, per condurli verso la felicità. Questo grande poeta può ancora dare ai nostri giovani.
La Divina Commedia esprime tutte le emozioni dalla disperazione alla beatitudine. Ricordiamo ancora il successo televisivo di Benigni interprete ultimo dei versi danteschi. Non pensiamo quindi di sospendere Dante nelle lezioni scolastiche senza uno studio serio poiché i suoi versi sono esperienza di oggi e speranza nel futuro, vi troviamo la visione umanistica su chi soffre, su chi cerca lavoro, lontano da casa, su chi ama fino alla morte e sulla fede in un Dio che vuole pace e giustizia.
Alla luce delle situazioni odierne in alcuni versi di Dante troviamo una forza di attualità che ci sorprende.

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