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Ottobre/2005 - Panorama sindacale
Le notizie dei sindacati
di

Siulp

La Segreteria provinciale di Venezia ha inviato al questore della città questa lettera: “Signor questore, con la presente le rinnovo le perplessità esternate dal personale della Polizia di Stato in servizio presso i vari Uffici della questura di Venezia, in relazione alle continue discriminazioni poste in essere nell’impiego del personale, senza tener conto delle funzioni, del carico di lavoro e delle qualifiche rivestite. Il tutto appare più frutto di una improvvisazione di settori e servizi che di una oculata gestione delle risorse a disposizione, senza tener conto della continua e cronica carenza di personale e mezzi che ricade su tutte le Forze di polizia e che si accentuerà nel prossimo futuro, in relazione alla nota diminuzione delle assunzioni.
A tal fine, si prende ad esempio la direttiva emanata per i servizi di contrasto all’immigrazione clandentina, connessi all’entrata in vigore della nota legge Bossi-Fini, dove il personale dei vari Uffici viene messo a disposizione dellUfficio Immigrazione con cadenza ssettimanale, senza che sia a questi riconosciuta la prevista indennità di cui all’art. 10 del D.p.r. 147/90 e succ. mod. (ordine pubblico in sede). Infatti non si comprende il motivo per cui detta indennità viene riconosciuta a tale personale solo nel caso in cui questi sia impiegato nei servizi di accompagnamento fuori sede e non in tutti i servizi in cui viene posto a disposizione dell’Ufficio Immigrazione in sede, come previsto per ogni aliquota di personale comandato con ordinanza del questore, per servizi di ordine pubblico. Tale concetto viene altresì ampiamente esposto nelle note direttive ministeriali, dove il personale è comandato in servizio di ordine pubblico prima dell’inizio dell’evento, con ordinanza del questore, e non nel solo caso in cui vi siano emergenze o situazioni tali per cui il personale deve obbligatoriamente intervenire per ragioni d’ufficio. A tal fine basti pensare alle partite di calcio, dove il personale comandato in servizio di ordine pubblico e messo a disposizione del funzionario delegato, non viene retribuito solo in caso di intervento, ma per il solo fatto di essere a disposizione in caso di necessità per esigenze di ordine e sicurezza pubblica (cosiddetta ‘riserva mobile’).
Alla luce di quanto sopra esposto, si rivendica l’immediata corresponsione dell’indennità di ordine pubblico in sede, per tutto il personale della Polizia di Stato comandato nei vari servizi di contrasto all’immigrazione clandestina, come da programmazione bisettimanale dell’Ufficio di Gabinetto della questura di Venezia, a far data dal 3 marzo 2005. In attesa di un cortese urgente riscontro, stesso mezzo, resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento, fermo restando che questa organizzazione sindacale qualora non ottenga l’immediato riconoscimento del beneficio contrattuale, valuterà ogni altra iniziativa legale per raggiungere tale scopo”.

* * *
La Segreteria provinciale di Roma comunica: “Pare evidente come il comunicato del segretario di base del commissariato Tor Carbone, prodotto lo scorso 27 luglio, abbia risvegliato qualche animo o meglio abbia fatto risentire qualcuno che, forse toccato personalmente dalla frase ‘precedente disastrosa reggenza’, si aggira per i corridoi criticando in maniera oltremodo accettabile lo stesso Giuseppe Filosa e sostenendo come, l’Accordo nazione quadro, disponga cose diverse da quelle rivendicate dal Siulp. Orbene, senza polemizzare con nessuno, allegato al presente documento, sarà esposto proprio l’Anq così dandogli un’occhiata, ciascun operatore di Tor Carbone potrà valutare autonomamente il dettato normativo in parola.
Curioso invece il comunicato del Silp per la Cgil: ‘L’Amministrazione si difende bene da sola e non occorre che lo faccia il sidacato...’ Proprio parafrasando un amico, ora dirigente proprio di quel sindacato, N. De Franco, e sempre senza alcuna polemica, si ricordi come tra le tante vertenze, quella degli ufficiali di Pg sia stata ampiamente denunciata dal Siulp. Ma, nel particolare, è bene precisare alcuni aspetti prettamente normativi proprio in ragione dell’incontro tenuto con il dirigente quel 27 luglio. Il turno in quinta, ovvero detto ‘turno continuativo’, risulta contemplato nel prospetto A dell’Anq ed è stato concordato ed applicato con apposito verbale di Esame congiunto siglato in seno alla questura; per cui, annullarlo, per non aver compreso che Giuseppe Filosa facesse riferimento ai turni ‘non continuativi’ previsti dall’art. 8, per un sindacalista, parrebbe un’esternazione se non altro, poco edificante. Infatti, i cosiddetti ‘cambi turno’, così disciplinati dall’art. 21 del medesimo dettato, rispetto alla programmazione settimanale possono essere disposti per ciascun dipendente nel massimo di uno a settimana e, nel quadrante notturno, solo una volta al mese. Tutte le altre variazioni, sempre riferite ad un limitato periodo di tempo ed anche inserite nella programmazione settimanale devono comunque essere concordate preventivamente con le organizzazioni sindacali.
Se ve ne fosse bisogno, si rammenta che a Tor Carbone, risulta assegnato un preciso numero di ‘cambi turno’ e, nella scorsa gestione, ne sono stati utilizzati circa il doppio; ecco perché la battaglia della Segreteria di Base, oltre che pacifica e corretta, merita il totale sostegno dei vertici dell’organizzazione sindacale. Ed ecco perché, in luogo di sterili polemiche, sarebbe necessario che tutti focalizzassero i problemi del commissariato e convergessero su un’unica linea con il solo fine di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei poliziotti; poi, ognuno difendesse pure il proprio diritto di critica o continuasse a raccontare che la vecchia reggenza è stata brillante ed eccezionale (Francesco Carta - Segr. prov.)”.



Coisp

La Segreteria regionale Friuli Venezia Giulia comunica: “Questa Segreteria eleva vibrata protesta contro il Dipartimento della Pubblica sicurezza, per l’esagerata sottostima della realtà regionale relativa alla carenza degli organici, in considerazione del fatto di non aver provveduto ad assegnare nuovo personale presso gli uffici di Polizia ubicati nelle province di Pordenone e Gorizia, in occasione del previsto piano nazionale per la distribuzione delle risorse umane che ha interessato il trasferimento di 999 assistenti ed agenti, 11 sovrintendenti e 3 ispettori, con decorrenza 27 aprile p. v. Gli uffici ubicati nella provincia di Udine sono stati interessati solo per l’avvicendamento del personale, senza aumento di nessuna unità. Anche per Trieste vale il discorso anzidetto solamente con una variabile: quella di destinare delle risorse suppletive solo ed esclusivamente perché alla Polizia di Stato, verrà assegnato nell’immediato futuro, il compito di vigilare i Valichi di Basovizza e Chiampore, sostituendo di fatto i Carabinieri.
E’ nostra convinzione che la regione Friuli Venezia Giulia non può più essere considerata ‘un’oasi felice’, per gli incresciosi fatti di criminalità che si verificano quotidianamente. Resta comunque il fatto che i risultati ottenuti nel contrasto alla criminalità, siano da ritenersi più che soddisfacenti, frutto dell’ottimo lavoro delle Forze dell’ordine e dell’Autorità giudiziaria, sempre impegnate con passione e senso del dovere.
Il primo dato incontestabile, registrato nella nostra Regione, è la grossa sofferenza sul piano delle risorse: molti nuovi incarichi, vedasi la nuova figura del poliziotto di quartiere, accompagnamenti dei tifosi e tante altre emergenze importanti, ma nessun provvedimento che conceda benefici organizzativi. In sostanza, sono rimaste tutte le precedenti attribuzioni e ne sono state assommate delle nuove, senza pensare ad aumentare l’organico, soprattutto quello relativo al personale appartenente al ruolo degli agenti e degli assistenti.
Questa Segreteria regionale, preso atto dell’esagerata sottostima della realtà, alcuni mesi addietro aveva inviato una lettera al Dipartimento per rappresentare e, quindi, evidenziare i problemi che affliggono la Polizia di Stato della regione Friuli Venezia Giulia, che tuttavia erano, da anni, sempre gli stessi e sembra che nulla si abbia intenzione di fare per risolverli.
Purtroppo, nostro malgrado, oggi dobbiamo constatare che tutto ciò non è stato sufficiente per ottenere un aumento dell’organico. Comunque, il Coisp continuerà questa battaglia coinvolgendo i politici della Regione interessati ad una efficace ed incisiva presenza della Polizia sul territorio al fine di garantire una maggiore sicurezza del cittadino”.



Siap

La Segreteria provinciale di Foggia ha lamentato una situazione di diffuso malessere del personale in servizio presso la Polizia Stradale della provincia foggiana riconducibile ad una carenza di personale che affligge quella Sezione; dopo l’intervento della Segreteria nazionale il Dipartimento ha comunicato che “... il competente Servizio di Polizia Stradale della Direzione centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia di Stato ha riferito che, in effetti, la carenza di personale presso il predetto Reparto ha comportato un maggior impegno da parte del personale sia in numerose scorte di viabilità in zone montane sia in attività propriamente di vigilanza stradale. Peraltro, la lamentata carenza organica della Sezione di Foggia, è in linea con quella del Compartimento per la Puglia e della Specialità a livello nazionale.
Tale situazione è riconducibile a problematiche oggettive in ordine generale, che non sembrano conseguire ripianamenti organici in tempi brevi. Comunque, al fine di ovviare alla cronica carenza di personale, l’Amministrazione sta operando per recuperare risorse umane con strategie innovative, quali il ricorso a tecnologie di controllo a distanza dei Distaccamenti e l’impiego di ditte private qualificate per l’effettuazione di scorte a carichi eccezionali laddove le dimensioni dei trasporti lo consentano”.



Sappe

La Segreteria generale comunica: “‘Per fortuna sta funzionando anche quest’anno la politica dell’incrociamo le dita messa in atto dal governo in materia di esecuzione penale. In altre parole ringraziamo Dio che anche quest’anno è arrivato ferragosto senza che sia accaduto nulla nelle carceri italiane’. Queste le dichiarazioni del Sappe alla vigilia del ferragosto 2005.
Vietato soltanto pronunciare le parole amnistia ed indulto, il sistema penitenziario italiano si avvia a raggiungere il record assoluto della popolazione detenuta senza che nessun partito politico, di maggioranza o di opposizione, si faccia carico di una situazione carceraria da terzo mondo. Proprio il giorno di ferragosto il Sappe rilancia la ‘questione penitenziaria italiana’ alla ribalta dell’opinione pubblica italiana. Nessun cittadino italiano può permettersi di ignorare la drammatica situazione delle carceri del Paese dove sassantamila detenuti sono ristretti ammassati uno sopra all’altro in una condizione detentiva che dovrebbe far vergognare il governo della nazione.
Il Sappe non esita a chiamare in causa le dirette responsabilità politiche in materia di esecuzione penale. Il governo, e l’attuale maggioranza parlamentare, preferisce tener conto dei sondaggi elettorali piuttosto che attendere ai propri doveri morali rispetto ad una situazione carceraria disperata indegna di un Paese che pretende di essere annoverato tra i primi otto al mondo. Amnistia ed indulto incondizionati invoca il Sappe, ma anche provvedimenti urgenti in favore del personale del Corpo, come l’aumento d’organico ed il riordino delle carriere, per una Forza di polizia spesso ignorata e bistrattata dallo Stato.
Il Sappe non esita ad usare toni duri: non sappiamo fino a che punto il governo potrà abusare della pazienza e della abnegazione dei poliziotti penitenziari, condannati a scontare una pseudo-detenzione, non meritata né voluta, oltre ogni umana sopportazione. Le carceri non chiudono né a ferragosto, né a Pasqua e né a Natale, questo i politici non devono dimenticarlo mai, né devono dimenticare che in quelle stesse carceri prestano servizio - in nome e per conto dello Stato - 44mila poliziotti penitenziari che non meritano di essere bistrattati ed abbandonati, così come non meritano di essere ‘dimenticati’ 60mila detenuti.
Il sindacato degli agenti penitenziari conclude: nessuno creda che i poliziotti penitenziari continuino a sopportare con rassegnazione l’inerzia del governo e del Parlamento rispetto alla situazione delle carceri italiane”.

* * *
La Segreteria regionale di Roma comunica: “Non è una novità: ogni anno, circa 400 appartenenti alle Forze armate e dell’ordine si tolgono la vita e moltissimi di essi sono giovani. Ci si chiede come mai questo avviene? Quali possono essere i motivi per cui ragazzi o padri di famiglia preferiscono scomparire, all’improvviso, pur di non continuare ad affrontare la vita? Ecco, le ragioni più comuni sono purtroppo legate alla concreta impossibilità di provvedere ai bisogni quotidiani e ad uno stress non comune, probabilmente poco gratificato e riconosciuto.
Se la retribuzione deve essere commisurata all’attività, certo è che lo stipendio percepito non può essere considerato né soddisfacente né tanto meno rispondente ad un impegno oneroso, molto spesso non valutato adeguatamente. Succede allora che bisogna anticipare di tasca propria le spese in occasione di missioni, ricevendo il rimborso dopo mesi se non dopo uno, due anni; i fondi incentivanti, previsti dalle norme nei riguardi proprio di chi svolge incarichi più pesanti, sono corrisposti puntualmente con un ritardo disarmante e i turni notturni e festivi non sono ricompensati in una maniera consona.
Basti pensare a chi vive in realtà diverse, in sedi del nord e del sud, dove il costo della vita è davvero differenziato; il personale che risiede al nord deve sostenere senza dubbio spese ingenti per l’alloggio e per ogni necessità, con effetti devastanti anche sotto il profilo psicologico, laddove il relativo nucleo familiare risente di un tenore di vita ai limiti della povertà o l’ambientamento risulti particolarmente difficile. Vincono allora la disperazione, il rifiuto di un’esistenza che, trascorsa sempre in carcere per carenze affettive, caratteriali o economiche, non ha spazi o è priva di una libertà ancor più di quanto lo possa avvertire un detenuto: tempo e spazio diventano bui, limitati, inutili.
Cosa fanno lo Stato e le Amministrazioni per questi servitori, per questi dipendenti che hanno giurato fedeltà alle Istituzioni, per consentire una vita più serena, per evitare che un attimo distrugga ogni più patetico sogno? (Nicola Maselli - vice segretario regionale Sappe)”.

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