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Ottobre/2005 - Laboratorio
Tutti bocciati all’esame
di Roberto Vitanza - del Direttivo nazionale Siulp

Si è concluso il quarto concorso per l’accesso alla dirigenza della Polizia di Stato con un risultato clamoroso e assolutamente eccentrico rispetto ai concorsi pubblici di cui si ha memoria: tutti i concorrenti sono stati bocciati. Una lettura affrettata e superficiale della notizia porterebbe il lettore ad una ovvia conclusione: il livello culturale e professionale dei funzionari della Polizia di Stato è talmente basso ed indicibile che la Commissione d’esame non ha potuto far altro che prenderne atto e non ha permesso a nessun concorrente di ricoprire incarichi superiori. E questo potrebbe insinuare dubbi circa le doti professionali dei funzionari di Polizia che si sono presentati al concorso, considerando che tutti sono attualmente in servizio e gravati di particolari e non indifferenti responsabilità istituzionali.
In realtà il fenomeno è più complesso ed articolato di quanto possa apparire. Il sistema attuale prevede che il 20% dei posti disponibili sia assegnato per concorso. Però una impercettibile modifica, incidentalmente inserita tra altri provvedimenti al testo, ha stabilito che i posti non ricoperti mediante concorso vengano restituiti all’Amministrazione per essere riassegnati con il metodo comparativo. Ebbene attraverso questa semplice rettifica le Commissioni di concorso, presiedute dal vice capo della Polizia con funzioni vicarie, come prevede la legge, hanno promosso un numero esiguo di candidati, mai superiore al 2% per toccare il fondo con l’attuale 0% dell’ultimo concorso. Allora delle due l’una: o i partecipanti al concorso erano e sono tutti “somari” con grave pregiudizio per le istituzioni democratiche, oppure il criterio selettivo utilizzato in realtà sottende ed è funzionale ad altre finalità, non ultima quella di eliminare la procedura concorsuale per mancanza di candidati, perché consapevoli e rassegnati all’esito scontato delle valutazioni.
Per rispondere alla domanda è opportuno allora segnalare, come si dice in gergo, alcuni indizi, attraverso i quali il lettore potrà ricavare la risposta al quesito. E’ accaduto che funzionari di Polizia bocciati ben due volte al concorso siano poi risultati vincitori di quello per la magistratura amministrativa, di cui è nota la serierà e la difficoltà che mal si concilierebbe con un’impreparazione tecnica e giuridica del candidato. Non solo. Il primo concorso è stato oggetto di molteplici censure in sede giurisdizionale, alcune ancora pendenti, altre giudicate positivamente. In un caso il giudice amministrativo ha annullato per ben due volte il metodo di correzione del compito utilizzato dalla Commissione. Infine un procedimento penale volto ad accertare se la Commissione abbia commesso abusi o favorito alcuni candidati, pende innanzi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.
La materia delle promozioni in contesti gerarchici come la Polizia di Stato è sempre stata oggetto di dispute profonde per gli interessi che ad essa conseguono, non solo in termini personali e soggettivi, ma proprio in funzione delle responsabilità istituzionali, delicate e fondamentali sia per l’ordine e la sicurezza pubblica che in materia di Polizia giudiziaria.
Sin dalla riforma della Pubblica sicurezza del 1981, le forze progressiste hanno tentato di rendere trasparente ed obiettivo il meccanismo di progressione di carriera. Le momentanee conquiste venivano però puntualmente disattese attraverso successive “leggine” che riportavano la situazione al punto di partenza e lasciando all’Amministrazione un ampio margine discrezionale. In questo modo le promozioni per merito comparativo non erano censurabili neppure innanzi all’Autorità giudiziaria.
Contro tale sistema solo i parlamentari di Rifondazione Comunista, nella presente come nella passata legislatura, hanno avanzato concreti progetti di legge di modifica, che avrebbero introdotto la selezione attraverso l’esame pubblico da tenersi davanti a Commissioni esterne alla stessa Amministrazione. Purtroppo, per motivi diversi, tali progetti non hanno avuto quell’impulso che invece meritavano e giacciono in attesa di tempi migliori.

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