Ecco una lettera che Falco Accame (nella sua qualità di Presidente dell’Associazione Nazionale Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate e Famiglie dei Caduti) ha inviato all’ammiraglio Giampaolo Di Paola - Capo di Stato Maggiore della Difesa - ministero della Difesa:
“Mi permetto di tornare a scriverle in relazione al caso del maresciallo elicotterista della Marina, Giovanni Pilloni, di stanza a Grottaglie, tornato dalla missione all’estero con un tumore agli organi genitali, di cui è stato operato ma con conseguenze piuttosto negative sulla sua salute. Il Pilloni ha, tra l’altro, dovuto sostenere molte spese per cure delle quali gli era stato promesso un rimborso, anche alla luce delle ‘Misure di assistenza’ previste, che di fatto però, almeno ad oggi, non è stato eseguito.
Il caso Pilloni è uno dei tanti che l’Associazione, che ho l’onore di presiedere, si trova a trattare. Tra l’altro, ai volontari colpiti da gravi malattie (iscrivibili alle categorie A e B) non è stata concessa la ‘peciale elargizione’, prevista dalla legge 308/81. In merito a questa questione ho scritto da lungo tempo a tutte le autorità, a partire dal Presidente della Repubblica, perché trovo del tutto inaccettabile sotto il profilo morale e ancor prima sotto quello tecnico-amministrativo, che questa modestissima indennità (50 milioni di vecchie lire che derivano da una proposta di legge avanzata dal sottoscritto nel lontano 1977 e mai adeguata ai tempi), non venga, per motivi che non riesco a spiegarmi, concessa. Ho chiesto un parere al funzionario che, per legge, è delegato alla concessione della ‘speciale elargizione’ il quale mi ha risposto con lettera che pure le allegò, nella quale mi pare che condivida il parere che questa elargizione debba essere concessa ai volontari e non solo al personale di leva. Tra l’altro, ora che la leva non esiste più, la legge diventerebbe inesistente!
Anche la Camera dei Deputati, a suo tempo interpellata in merito ad una questione che era sorta per una mancata concessione della suddetta elargizione ad una famiglia, aveva risposto confermando che l’indennizzo spetta sia al personale di leva che al personale volontario/di carriera. Tuttavia, in un appunto inviatomi tempo fa dal sottosegretario on. Letta, si legge che la legge 308/81 ‘Si applica nei confronti di militari non legati da stabile rapporto con l’Amministrazione militare - militari di leva, allievi di scuole militari ecc. - comunque deceduti durante il periodo in servizio’. Ora, a parte il fatto che la legge si applica non solo ai deceduti (alle parti aventi diritto), ma anche agli infortunati di categoria A e B (cioè infortunati gravi quali possono essere ad esempio malati di tumore o altro) non è vero che tale legge si applica solo al personale, ma si applica anche a personale volontario/di carriera. Ciò è scritto nel titolo stesso della legge ed è evidente dai precedenti legislativi alla legge a partire dalla succitata proposta di legge avanzata dallo scrivente a quella successiva dell’on. Caccia e firmata da altri 87 deputati, e altre ancora.
Del resto, se due militari, uno di leva e uno di carriera, uno caporale di leva e uno sergente volontario, muoiono nel rovesciamento di un mezzo blindato (e rovesciamenti di mozzi blindati si sono verificati anche recentemente in Iraq) o muoiono per una epidemia di meningite in una serma, l’indennizzo spetterebbe solo ai familiari del caporale di leva e non a quelli del sergente volontario. E perché mai? quale altra legge tutelerebbe l’indennizzo per la morte (o l’infortunio grave) del volontario? La legge 308/81 prevede che i risarcimenti datino dal 1° gennaio 1969 e da allora i morti e infortunati di categoria A e B sono stati migliaia; di queste migliaia fanno parte anche i militari volontari/di carriera. Da anni questa Associazione ha chiesto invano l’elenco nominativo degli aventi diritto all’indennizzo (se non si sa chi sono gli aventi diritto non si potrà nemmeno indennizzarli). Se oggi in Italia, durante una esercitazione muore un volontario (la leva non c’è più) nel rovesciamento di un blindato, quale indennizzo spetta alla famiglia visto che il Ministero non considera valida la legge 308/81 per il personale volontario/di carriera?
Recentemente (voglio dire in particolare dalla fine del 1999 - ma vi sono casi che risalgono anche al 1990-91, Guerra del Golfo; e 1993-94, Restore Hope), il problema si è fatto sentire particolarmente per gli ammalati e i morti per possibile contaminazione da uranio impoverito. Quelli che hanno operato all’estero sono tutti praticamente volontari/di carriera e quindi esclusi dall’indennizzo previsto dalla 308/81. Questi mmilitari sono stati soggetti ad un evento dannoso perché le norme di protezione (emanate dalla Kfor il 22 novembre 1999 e dalla Folgore il 5 maggio 2000) considerano evento dannoso (procuratore di tumori e malformazioni alla nascita) l’esposizione all’uranio impoverito per via degli effetti chimici (da metallo pesante) e radiologici del metallo stesso. Le norme su citate sono firmate rispettivamente dai colonnelli Bizzari e Guarnieri. Purtroppo, mentre gli Stati Uniti hanno adottato le misure di protezione fin dal 14 ottobre 1993, noi le abbiamo adottate solo il 22 novembre 1999, quindi sei anni dopo e così molti militari si sono trovati esposti. Ma così, come oggi abbiamo molti casi di militari colpiti dagli effetti della contaminazione da uranio, in passato abbiamo avuto molti casi di militari colpiti da meningite per le frequenti epidemie che si sono verificate nelle caserme. Vi sono stati anche numerosi casi di ammalati per l’amianto. Si tratta sia in una situazione che nell’altra di militari colpiti da ‘eventi dannosi’, in un campo che comprende, ad esempio, anche morti per nonnismo, come fu il caso del paracadutista Andrea Oggiano che si gettò sotto il treno a Chiavari perché non resisteva più al nonnismo praticato in caserma. Per fortuna, mentre il fatto del nonnismo era stato ufficialmente negato, per via di una ‘soffiata’ si scoprì il colpevole del nonnismo che venne condannato dal Tribunale Militare di La Spezia e finalmente, dopo 10 anni, la famiglia è stata risarcita con l’equivalente di 50 milioni di vecchie lire. Che differenza può esserci se il militare che muore per nonnismo è di leva o volontario? Mi chiedo anche che differenza c’è tra il volontario che muore a Nassiryia (il terrorismo non c’entra perché il terrorismo è un fenomeno che riguarda i civili - non armati - e non militari) e il volontario che muore in Italia durante il servizio (ad esempio in operazioni come quella dei Vespri Siciliani)? E che differenza c’è tra un volontario che muore per l’esplosione di una bomba (come a Nassiryia - indennizzo di circa 200.000 euro più 250.000 euro dell’assicurazione) e uno che muore per contaminazione da una bomba all’uranio impoverito?
Da anni l’Associazione che presiedo protesta anche con manifestazioni in piazza nei riguardi del trattamento che è stato riservato in specie ai volontari, a coloro che, con la più ipocrita delle retoriche, vengono chiamati i ‘nostri ragazzi’, i ‘nostri amati ragazzi’, mentre mi pare vengano trattati come i ‘ragazzi di nessuno’. Non posso non dirle di essere veramente sconcertato da quanto accade. Se il Ministero ha dei dubbi circa l’interpretazione della legge 308/81 poteva (sono passati 24 anni!) chiedere al Parlamento di emanare una ‘legge di interpretazione autentica’. Comunque la Camera, come sopra accennato, aveva già espresso un esplicito parere in merito.
Spero di essere stato capace di esporlela gravità della situazione. Circa la questione dell’uranio impoverito mi permertto di allegarle la documentazione da me presentata recentemente alla Commissione di Inchiesta Parlamentare, in cui ho cercato di riassumere il mio punto di vista.
(f.to Falco Accame)”.
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