Il professor Guido Fabiani è nato a Napoli nel 1939. Si è è laureato in Scienze Agrarie, specializzandosi poi in problemi dello sviluppo economico del Mezzogiorno alla scuola di Manlio Rossi-Doria in Portici e in Teoria della Pianificazione. Ha insegnato nelle facoltà di Giurisprudenza (Università di Salerno), di Economia (Università di Modena), di Agraria e di Economia (Università di Napoli) e di Economia (alla Sapienza e poi a Roma Tre). Tra i più stretti collaboratori di Manlio Rossi-Doria, ha contribuito a quelle ricerche che hanno caratterizzato negli anni ’60/’70, assieme ai lavori di Fuà, Sylos Labini e Saraceno, l’intervento di programmazione territoriale e regionale, mostrando spiccata sensibilità verso i contenuti geografici. Dal 1998 è Rettore dell’Università degli Studi Roma Tre.
Roma si prepara ad avere un nuovo volto, anche grazie all’università.
Per quanto riguarda Roma Tre, stiamo ridando forma e funzione alle fabbriche degradate della zona Ostiense, recuperando come cittadella dell’arte e della cultura l’ex Mattatoio e lasciando, al contempo, intatta la struttura e la forma. Grazie a Roma Tre, vecchie scuole semi deserte sono diventate affollate sedi universitarie, pronte ad accogliere ed integrare nella città anche gli studenti stranieri. Cerchiamo di apportare al territorio una ricchezza che deriva da una viva aggregazione di saperi e dalla presenza di numerose forze giovani. Mettiamo a disposizione le nostre strutture man mano che vengono realizzate: le strutture linguistiche, informatiche, i laboratori teatrali del Mattatoio, le sale da congresso, il Palladium (che vuole essere un esempio di teatro universitario a disposizione della città).
Dal punto di vista territoriale, quale impatto avranno queste innovazioni con la città?
“Università nella città, università per la città”. Si tratta di un reale processo di fusione con essa, ma l'integrazione di cui parlo deve essere interpretata anche come sviluppo di una politica universitaria, che oggi non è ancora sufficientemente presente a Roma. L’integrazione dell’università nel tessuto urbano deve sviluppare, per sostenere l’assetto territoriale individuato, anche una rete di servizi e di apparati culturali che favoriscano la fusione degli atenei con la città. In tal senso ritengo necessario potenziare tutto l'insieme di servizi che supportano le attività culturali e di ricerca; soltanto in questo modo possiamo garantire l’effettivo sviluppo della comunità urbana in diverse e strutturate direzioni propulsive.
Entrando nello specifico dei campus universitari, quali passi si stanno facendo in quella direzione?
La fase progettuale è ormai a uno stadio piuttosto avanzato. Il campus di Roma Tre avrà sede ad Acilia e diventerà un grande motore di riqualificazione dell’area. E’ lì che si riproporrà un’esperienza analoga a quella della Bicocca di Milano.
Quali saranno le caratteristiche di questi campus universitari?
Saranno degli spazi piuttosto ampi all’interno dei quali verranno collocate residenze, ambienti per il tempo libero, infrastrutture per l’attività accademica e sale di lettura. L’esempio è un po’ quello di Cambridge e dei campus britannici. Il tentativo sarebbe poi quello di istituire al loro interno scuole di alta specializzazione. Un po’ come per la Normale di Pisa o di Lione, cui hanno accesso gli studenti più validi che beneficeranno di una formazione superiore di altissimo livello.
La creazione di infrastrutture e servizi finirà col gravare ulteriormente sulle tasche degli studenti?
Veramente l’intento è esattamente contrario. Con la creazione di servizi interni e alloggi per studenti, vorremmo svincolarli dalla dimensione abitativa cui oggi sono costretti. E mi riferisco al dover pagare affitti molto salati per un posto letto.
In molti casi gli studenti non hanno accesso neppure a una stanza indipendente ma sono costretti a condividerla con più persone, per ragioni economiche. Le residenze universitarie cercheranno di regolamentare gli accordi di locazione con tariffe e condizioni che vadano incontro alle necessità e alle possibilità dello studente. Saranno inoltre creati mezzi che consentiranno lo spostamento dai campus, in modo da agevolare i ragazzi nel raggiungere la città.
Come è nata in Italia la necessità di istituire dei campus universitari, dato che come prassi non è esattamente nostrana?
L’esigenza era quella di adeguare la nostra università all’esempio che viene dal resto d’Europa. Entrare nella Comunità europea ha voluto dire anche questo: arricchirsi delle esperienze che provengono da altri Paesi. E poi si è notato quanti benefici potessero apportare i campus e per questo ci siamo mossi in tale direzione. Inoltre, questo modo di intendere l’università ci permetterebbe di mettere a raccordo i tre atenei romani. Infatti il progetto di campus non appartiene unicamente a Roma Tre. Anche La Sapienza e Roma Due hanno programmi analoghi. Credo proprio che questa scelta, promossa dalla giunta comunale, sia estremamente valida. In questo modo le tre università romane si metteranno a sistema. Tutte e tre creeranno strutture in cui saranno garantite agli studenti condizioni di vita decisamente migliori. Si sta andando nella giusta direzione.
Quali saranno i tempi per la creazione di queste aree?
Per quanto riguarda Roma Tre, i tempi tecnici saranno di un paio d’anni mentre quelli burocratici potrebbero arrivare a due anni e mezzo. Nulla però vieta che quelli burocratici si restringano. Insomma, in un paio di anni gli studenti dovrebbero poter beneficiare di queste strutture.
In questi ultimi tempi, a seguito dello spostamento dei Rom di vicolo Savini, si è parlato di una destinazione universitaria della zona.
Infatti è così. Il nostro obiettivo è recuperare i quartieri Marconi-Ostiense. Lo stiamo già facendo attraverso la ristrutturazione di vecchie fabbriche che oggi si sono trasformate in aule per i nostri studenti.
In quella zona, fino a poco tempo fa, c’era anche il campo sosta di vicolo Savini. Era proprio continuo all’università e ora quel terreno sarà destinato a verde da annettere al complesso universitario.
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