Era nato a Lauro, in provincia di Avellino, il 21 gennaio del 1885. Umberto Nobile, un italiano passato alla storia come costruttore di dirigibili di alto valore tecnico, in un’epoca così lontana dal mondo di oggi. Ma lo ricordiamo, anche se in pochi, come protagonista della spedizione polare da lui effettuata con il dirigibile “Italia” che purtroppo ebbe un tragico epilogo, decretando la fine del progetto aereo che Nobile aveva presentato all’attenzione del mondo intero.
Umberto Nobile, ingegnere, docente di costruzioni aeronautiche in varie università italiane e straniere, generale del Genio aeronautico, si accostò all’aviazione nel 1912, iscrivendosi al corso di costruzioni aeronautiche promosso dal “Battaglione specialisti del Genio”, che divenne il fulcro creativo per la futura Aeronautica Militare. Iniziata la guerra fu trasferito all’Ufficio tecnico dello stabilimento di costruzioni aeronautiche di Roma, dove eseguì progetti di dirigibili per il servizio della Marina italiana, ma venduti anche all’estero. Dopo la Prima guerra mondiale fu nominato direttore dello stabilimento con l’incarico di progettazione di dirigibili. In questo incarico, nel 1919, realizzò il più grande dirigibile, il T-34, di 34mila metri cubi. Il più grande in assoluto che lui chiamò “Roma”.
Attratti dall’immensità della sua potenza, atta a sollevare un carico di 19 tonnellate e lungo 125 metri, il dirigibile nel 1921 venne acquistato dagli Stati Uniti.
Seguirono altri progetti, l’N-1, azionato da tre motori, che fu protagonista di una impresa spettacolare. Questo dirigibile, denominato “Norge”, fu acquistato dalla Norvegia, con ai comandi lo stesso Nobile portò al successo la prima trasvolata sulla calotta artica, dalle Spitzbergen all’Alaska: un volo di circa duemila chilometri, battezzato “rotta polare” che aveva sorvolato il Polo Nord alle 13 del 12 maggio 1926.
A seguito del grande successo ottenuto, Nobile volle ripetere l’impresa, ma questa volta con un atterraggio sul Polo e con componenti della spedizione tutti italiani.
Non appoggiato pienamente dalla Regia Aeronautica italiana la spedizione non raggiunse la preparazione che richiedeva dovendo ricorrere ad una sottoscrizione pubblica aperta a Milano, che raggiunse circa tre milioni di lire. Con Nobile, sei uomini di equipaggio, nove tecnici e due giornalisti. Il viaggio iniziò il 15 aprile 1928, con al comando Nobile. Il maltempo e le difficoltà tecniche ostacolarono il volo, ritardando di quattro giorni l’arrivo a King’s Bay. In tre giorni vennero esplorate terre sconosciute per un insieme di ottantamila chilometri quadrati. Poi la partenza per il Polo con un equipaggio di tecnici e scienziati. Ricordiamo Aldo Pontremoli, professore universitario di Fisica; il collega svedere Finn Magfrem e il cecoslovacco Francesco Behounek. Il volo cominciò bene. A mezzanotte del 23 il dirigibile era sulla verticale del Polo, dove vennero gettati: una bandiera italiana e una croce donata a Nobile da Papa Pio XI. Il maltempo però impedì l’atterraggio, costringendo Nobile a decidere per il ritorno.
Un forte vento contrario ostavolava però la rotta verso la base di King’s Bay. Verso le 10,30 del 25 maggio la tragedia: l’aeronave, appesantita da incrostazioni di ghiaccio, si abbassò violentemente. Il dirigibile era ormai ingovernabile. Di questi momenti tragici Behounek scriveva: “Sembrava che la pista volasse verso di noi e, a mano a mano che ci avvicinavamo, la sua superficie, all’apparenza liscia, si trasformava in centinaia di blocchi di ghiaccio gettati alla rinfusa”.
Poi il primo urto infernale. Gli occupanti della navicella distrutta erano miracolosamente sopravvissuti, ma l’involucro del dirigibile si allontanò nel cielo portando via sei componenti della spedizione, svaniti per sempre nel nulla.
I nove sopravvissuti si accamparono sotto una tenda tinta di rosso per renderla visibile. La famosa “Tenda Rossa” che li accolse in un mare di ghiaccio. Uno di loro, il telegrafista Biagi, riuscì a mettere in funzione la radio attraverso la quale seppero che navi e aerei stavano organizzando i soccorsi. Mariano, Zappi e Malgrem decisero di muoversi verso la Terra di Nord-Est, da dove sarebbero dovuti arrivare i soccorritori, iniziando la marcia della disperazione.
Soltanto il 2 giugno un radioamatore russo riuscì ad intercettare l’SoS di Biagi. Dopo tentativi falliti, il 20 giugno, con un tempo migliore, la “Tenda Rossa” viene avvistata dal pilota Umberto Maddalena con il suo idrovolante. Dopo tre giorni il pilota svedese E. Lundborg atterrò sui ghiacci prendendo a bordo Nobile. Con altri voli, fino al 12 luglio, vennero salvati altri superstiti. Il salvataggio di Nobile, primo a lasciare la “Tenda Rossa”, scatenò molte problematiche.
Nobile lasciò nel 1929 la Regia Aeronautica e nel 1932 si trasferì a Mosca, dove lavorò come direttore tecnico della “Dirigiabelstroj”.
Nel 1939 e fino al 1943 insegnò negli Stati Uniti a Lockport.
Rientrato in Italia alla fine della Seconda guerra mondiale, fu reinserito nei ranghi dell’Aeronautica Militare. Deputato alla Costituente, autore di libri sulle sue esplorazioni, insignito di onorificenze italiane e straniere. Moriva a Roma il 30 luglio 1978, lasciando il ricordo di un uomo unico, amato e contestato per la sua impresa irripetibile.
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