L’amico degli amici
“L’11 dicembre 2004 il Tribunale di Palermo, V sezione penale, presidente Leonardo Guarnotta, giudici a latere Gabriella Di Marco e Giuseppe Sgadari, condanna Marcello Dell’Utri a 9 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e il suo coimputato Gaetano Cinà a 7 anni per associazione mafiosa. I pm Nico Gozzo e Antonio Ingroia avevano chiesto 11 anni per Dell’Utri e 9 per Cinà.
I difensori Vincenzo ed Enrico Trantino, Roberto Tricoli, Giuseppe Di Peri, Pietro Federico e Francesco Bertorotta avevano chiesto l’assoluzione di entrambi.I 9 anni vanno ad aggiungersi ai 2 anni (in primo grado) già rimediati da Dell’Utri a Milano per tantata estorsione in condominio con il boss di Trapani Vincenzo Virga, e ai 2 anni e 6 mesi (definitivi) collezionati a Torino per le false fatturazioni e le frodi fiscali di Publitalia” (dall’introduzione di “L’amico degli amici”).
È la prima volta che si dice ufficialmente che un politico (Marcello Dell’Utri) è “al servizio di Cosa nostra”. Una sentenza talmente grave che avrebbe dovuto scongolvere l’intero quadro politico, oltre a quello finanziario.
Avrebbe dovuto far reagire qualcuno. È successo il contrario: molti hanno rinnovato la fiducia a Dell’Utri, a cominciare dal partito, Forza Italia, e dal Presidente del Consiglio.
Un processo di cui si sa poco o nulla, che racconta trent’anni di rapporti fra Mafia e politica; vale allora la pena di presentare questo documento perché tutti gli italiani sappiano e possano reagire all’assuefazione e alla disinformazione. A fura memoria e per il nostro presente.
Gli autori, Marco Travaglio e Peter Gomez, sono due giornalisti, Travaglio di “L’Espresso” e Gomez di “La Repubblica”, e nella prima parte di questo volume riportano la requisitoria del pm al processo Dell’Utri.
Peter Gomez - Marco Travaglio (a cura di)
L’AMICO DEGLI AMICI
Bur ed.
pagg. 742 L 11,50
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Diritto penale militare
Il volume comprendia le lezioni oggetto del corso di “Diritto penale e processuale penale militare e degli interventi internazionali” svolto dall’autore come docente titolare presso l’Accademia della Guardia di Finanza.
L’origine del lavoro lo rende eminentemente destinato all’uso degli studenti di diritto penale militare, nella specie in ambito universitario, e ne giustifica la peculiare configurazione (priva di un pedissequo apparato bibliografico) nonché il solo sintetico ed indiretto richiamo delle discussioni critiche, anche su singoli argomenti, della dottrina.
Tuttavia, il libro ha l’ambizione di essere utile anche a quegli operatori del diritto che si accostino per la prima volta ad una disciplina nuova?
Massimo Nunziata
CORSO DI DIRITTO PENALE MILITARE
Jovene ed.
pagg. 262 L 20
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La tragedia morale del caso Moro
Il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, nella primavera del 1978, costituiscono uno degli eventi più traumatici nella storia dell’Italia repubblicana.
Le diverse ricostruzioni che hanno cercato di far luce sulla vicenda, si sono in larga parte concentrate sui “misteri” (veri o presunti), sui retroscena, sulla meccanica degli avvenimenti. Il libro di Giovagnoli, docente di storia contemporanea alla Cattolica di Milano, apre una prospettiva diversa e nuova: non più il caso Moro come fatto criminale da indagare alla ricerca di chissà quali novità, ma il caso Moro come tragedia morale prima della politica. Basandosi su un gran numero di testimonianze e materiali inediti (come i verbali delle riunioni interne della Dc e del Pci) .
Antonino Giovagnoli
IL CASO MORO
Il Mulino ed.
pagg. 382 L 22
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Il romanzo di un crimine
Nel giorno dell’anniversario della morte di Karl XII, mentre la Polizia è occupata con i manifestanti che stanno devastando Stoccolma, un anonimo impiegato viene ucciso nel suo appartamento; l’indagine procede a fatica, e il caso viene archiviato. Dieci anni dopo, la pratica finisce sul tavolo di Johansson, capo dei Servizi di sicurezza. Un filo lega la vittima ad uno degli episodi più drammatici della storia criminale svedese e un banale omicidio si trasforma in un caso dai risvolti politici molto complessi, legato ai misteri degli archivi della Stasi, la Polizia segreta della Germania Est. Tra realtà e finzione Persson traccia un ritratto tagliente del mondo in gli affari della Polizia si mescolano alla legge e alla politica.
Leif G. W. Persson
UN ALTRO TEMPO UN’ALTRA VITA
Marsilio ed.
pagg. L 18
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Esistenza in vita
A un mondo in pezzi si addice il niente, o una verità scomoda e ammaccata: questo è il tema di Certificato di esistenza in vita.
Geraldina Colotti, redattrice del quotidiano “il manifesto”, riunisce qui storie i cui protagonisti inciampano regolarmente in amare prese di coscienza.
Sono operai annichiliti dal crollo dell’Unione Sovietica, immigrate infanticide e rancorose, sordidi poeti di provincia, vecchi genitori di militanti della lotta armata. A tutti costoro, e alla voce narrante dei racconti di argomento carcerario, Certificato di esistenza in vita fornisce una cornice asciutta, ironica e non riconviliata.
Una specie di speranza che scintilla nella pietraia del passato.
Geraldina Colotti
CERTIFICATO DI ESISTENZA IN VITA
Bompiani ed.
pagg. 178 L 7,50
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Le patrie galere
Quando parliamo di carcere italiano parliamo innanzitutto di privazione di libertà in appositi istituti per motivi di giustizia, in esecuzione di sentenze penali di condanna alla reclusione (quel che dovrebbe essere la norma) oppure in custodia cautelare, in attesa di giudizio (quel che dovrebbe essere l’eccezione).
E’ questo il carcere come lo vuole la nostra tadizione e le sue leggi: capace di nascondere alla vista dei più l’esecuzione di una pena giusta, non straziante, ma capace di suscitare nel colpevole il risentimento verso sé stesso e quindi, cararticamente, l’emenda, la riparazione dell’errore. Oggi il carcere domina incontrastato tra i modelli punitivi pur essendo sempre diverso da sé stesso.
S. Anastasia P. Gonnella
PATRIE GALERE (Viaggio nell’Italia
dietro le sbarre)
Carrocci ed.
pagg. 143 L 15,90
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