Genova 2001: una brutta pagina per le Forze di polizia italiane e per la nostra Costituzione. A quattro anni dai tristi fatti di Genova, il ministro dell’Interno ha premiato tutti i protagonisti, ora imputati di gravissimi reati, sia promuovendoli a qualifiche superiori sia affidando loro delicati e fondamentali incarichi istituzionali.
Riteniamo pertanto necessario e indispensabile: chiarire quanto prima uno dei tanti “misteri” italiani che questa volta si chiama Genova che:
- ha gettato fango sulla democrazia nata dalla lotta partigiana e antifascista,
- ha causato danni difficilmente cancellabili nella memoria di chi crede nei valori della democrazia,
-ha vanificato decenni di lavoro di chi, all’interno delle Forze di polizia, ha tentato di portare la pratica del dialogo e del confronto democratico tra apparati dello Stato e cittadini.
Chiediamo al prossimo governo, che auspichiamo dell’unione, di:
- rivedere la gestione dell’ordine pubblico in maniera compessiva,
- prevedere l’istituzione della Commissione Interni presso i due rami del Parlamento al fine di un diretto controllo delle Assemblee parlamentari sulle Forze dell’ordine tutte,
- rimuovere dagli incarichi gli autori e pianificatori degli eventi che sono accaduti a Genova e ancor prima a Napoli,
- dare immediata approvazione a razionali sistemi per l’identificazione degli operatori di Polizia in servizio d’ordine pubblico.
Contestualmente si dovrà attuare un nuovo e forte processo di ri-democratizzazione delle Forze di polizia, ri-valotizzando la legge n. 121 del 1981 che ha smilitarizzato e trasformato il Corpo delle Guardie di P. S. e i cui contenuti sono stati sempre osteggiati, e finanche rimossi, dalle Forze della destra.
La tragedia che si è consumata a Genova deve però diventare una grande opportunità per discutere non solo delle violenze della Polizia, ma anche del retroterra che ha preceduto i gravi eventi, analizzando anche le responsabilità del mondo politico e culturale che ha consentito che accadesse ciò che è accaduto sia stando zitto sia partecipando alla determinazione del clima di tensione, alimentando, e per certi aspetti inducendo, a giustificare comportamenti che sono andati sicuramente al di fuori dei dettami costituzionali, d’etica professionale oltre che dei regolamenti.
Occorre da subito aprire momenti di confronto con la società civile, le associazioni ed i movimenti.
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