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settembre/2005 - Articoli e Inchieste
Storia
Una Tac per il faraone
di Giuseppe Gerardi

La tomografia assiale computerizzata è stata usata sulla mummia
di Tutankhamon ed ha svelato che il Faraone
è morto per cause naturali


Le autorità egiziane, per bocca del suo massimo esperto in Egittologia, l’archeologo Zahi Hawass, hanno comunicato che la mummia del faraone Tutankhamon è stata sottoposta a nuovi accertamenti ed indagini mediante Tac. Lo stesso Hawass, subito dopo la tomografia assiale computerizzata (la Tac) ha così dichiarato: “Qualcosa è stato visto ma si può subito dire che Tutankhamon è deceduto per cause naturali e non è stato assassinato”.
“Finalmente”, diranno molti esperti e studiosi in materia. Intanto perché le ultime indagini sulla mummia risalgono a 35 anni fa, come vedremo, e poi perché si spera che vengano forniti ulteriori elementi sulla vita e la morte del “faraone fanciullo”, come viene spesso chiamato. Soprattutto sulla sua morte, che fu improvvisa e ancora oggi piena di incognite; questo non fa altro che alimentare i “misteri” su questo faraone, spesso più per scopi propagandistici che per rigore scientifico.
E’ il caso di percorrere le tracce lasciate da questo faraone, ormai conosciuto da tutti ma del quale, in realtà, storicamente si sa molto poco. Daremo conto anche delle varie ipotesi formulate nel tempo sulla sua morte, proprio in attesa di qualche indicazione più precisa che forse scaturirà dai risultati della Tac.
Quando nel novembre del 1922 fu scoperta la tomba di Tutankhamon dall’archeologo inglese Howard Carter, due cose colpirono maggiormente l’interesse del mondo anche non scientifico: le enormi ricchezze in essa contenute ed il fatto che si era finalmente scoperta la mummia di un faraone ancora intatta, così come era stata seppellita ben 3.350 anni prima.
Fu un evento unico nel mondo dell’egittologia perché si poterono, tra l’altro, approfondire le conoscenze sulle teniche dell’imbalsamazione che nel corso di quell’epoca (18° -19° Dinastia) avevano raggiunto la perfezione.
Nel novembre del 1923 una équipe medica guidata dal professor Derry (docente di anatomia all’Università del Cairo) e dallo stesso Carter, procedette all’esame della mummia di Tutankhamon: si appurò intanto che egli morì a circa 18 anni (era salito al trono a 9 anni), ma subito scaturì una ridda di supposizioni su quella morte prematura. Inizialmente si pensò a varie cause, tra cui la tubercolosi, le malformazioni ereditarie all’encefalo, se non una tabe causata dai numerosi e ripetitivi matrimoni tra consanguinei; tutte queste ipotesi saranno però smentite dai successivi esami effettuati sulla mummia.
Nelle osservazioni del 1923 si parlò anche di una misteriosa puntura di insetto notata durante l’esame necroscopico sulla guancia sinistra: era una “specie di cicatrice circolare molto scolorita”, come venne definita, ma gli stessi anatopatologhi conclusero che era impossibile risalire alle cause di quella lesione. Ciò nonostante questo segno sul volto di Tutankhamon fu poi tirato in ballo nella stucchevole leggenda della “maledizione del faraone”.
Per la verità oggi sappiamo che l’imbalsamazione del faraone fu eseguita piuttosto in fretta: tutta la pelle di Tutankhamon, compresa quella del viso, appariva infatti con molte crepe perché la salma era stata abbondantemente cosparsa di oli ed unguenti, in quantità tale da provocarne in pratica la carbonizzazione nel corso dei secoli.
In ogni caso la scomparsa del faraone dovette avvenire certamente all’improvviso, come si deduce da varie osservazioni: la fretta nella realizzazione della tomba; il fatto che essa non era certamente destinata a Tutankhamon, ma rappresentava una soluzione di ripiego; gli arredi funebri, previsti in gran quantità e letteralmente accatastati gli uni sugli altri per mancanza di spazio; diverse suppellettili, realizzate per altri personaggi reali, inserite nella sua tomba (mancando il tempo per la loro fabbricazione) infine la evidente incompletezza delle pitture e delle rifiniture di tutta la tomba. Lo stesso Carter, nel suo libro su quegli eventi, già scrive che “i resti carbonizzati della mummia non presentavano alcun segno che potesse rivelare le cause della morte del giovane faraone” e di questo argomento non si parlò più.
Dovettero passare quasi cinquanta anni prima che il caso della morte di Tutankhamon venisse riaperto. Verso la fine del 1968 si procedette infatti ad un nuovo esame dei resti del faraone: il professor Harrison eseguì nuovi esami e nuove radiografie, ovviamente con mezzi più moderni rispetto a quelli precedenti, che tra l’altro consentirono di collocare l’età della morte tra i sedici e diciassette anni.
Tali esami rivelarono anche la presenza, all’interno del cranio, di una scheggia di osso, che ripropose immediatamente la questione della morte di Tutankhamon; diversi giornali cominciarono a pubblicare articoli sensazionali, affermando che il faraone fanciullo era stato assassinato. Si usarono frasi quali “cranio sfondato con un oggetto contundente” o “squarcio sul lato sinistro del teschio” e qualcuno avanzò l’ipotesi che si era trattato di una “tragedia familiare”. Il tutto ovviamente senza alcuna prova né storica, né scientifica.
In realtà il cranio di Tutankhamon appariva intatto sia nel primo esame del 1923 (dove venne addirittura staccato dal resto del corpo, proprio per esaminarlo e radiografarlo meglio), che nel secondo del 1968.
La scheggia d’osso notata all’interno del cranio venne spiegata dallo stessoo professor Harrison a commento delle radiografie eseguite: si trattava probabilmente di un residuo osseo, prodotto dalle operazioni di estrazione del cervello. Queste venivano infatti effettuate sul cadavere attraverso il naso, con degli appositi ferri, che causavano in genere la rottura del setto nasale; ecco perché alcuni frammenti potevano cadere all’interno della cavità cranica.
Gli egittologi, a questo proposito, precisano che su diverse mummie sono stati riscontrati danni simili ed in qualche caso si è osservato che venivano praticate dagli imbalsamatori addirittura delle fratture nella parte posteriore del cranio, proprio per favorire la completa fuoriuscita della materia cerebrale.
Le radiografie del cranio misero però in evidenza anche una “macchia scura” nella zona occipitale, con un leggero ispessimento dell’osso cranico. Harrison dichiarò che tale macchia poteva derivare da un ematoma, e questo poteva essere stato provocato da un colpo ricevuto alla nuca. Già l’osservazione che tale ipotetico colpo non fu così violento da provocare la rottura del cranio, portò alla conclusione che è molto improbabile che questo fosse stato inferto allo scopo di uccidere; riguardo ad un possibile assassinio, ci sono comunque da fare alcune considerazioni di tipo storico, oltre che pratico.
Sembra intanto molto strano, se non assurdo, che il mandante o l’esecutore materiale di questo ipotetico assassinio (i cui sostenitori identificano con il vecchio visir Ay) dopo aver eliminato brutalmente il giovane faraone, si fosse dato poi la pena di approntargli delle esequie con un corredo funebre così ricco e sontuoso, facendosi addirittura ritrarre in una parete della camera mortuaria della sua vittima mentre compie le tristi operazioni rituali.
Questo visir Ay, che in effetti salì al trono d’Egitto dopo Tutankhamon, era piuttosto anziano, forse sui sessanta anni, ed infatti il suo regno durò solo quattro anni. Ma non bisogna dimenticare che egli era un “fedelissimo” di corte già da molti anni, anche imparentato con la famiglia reale, in quanto padre o patrigno di Nefertiti, e dunque nonno materno di Ankhesenamon, moglie di Tutankhamon.
Fu proprio il visir Ay, rivestendo anche le funzioni di sommo sacerdote, che convinse il giovane Tutankhamon all’inizio del suo regno, a riportare la capitale dell’Egitto a Tebe, riconciliarsi con il clero fedele al dio Amon e garantire all’Egitto un periodo di tranquillità.
Tutto ciò non lo identifica di certo come un brutale assassino, per di più senza un movente convincente, che salì sul trono d’Egitto (probabilmente sposando la nipote, moglie di Tutankhamon) solo perché non c’era più nessun erede di sangue reale che governasse il paese.
Gli storici evidenziano che se si fosse trattato veramente di un omicidio, questo avrebbe assunto tutti gli aspetti del colpo di Stato, teso ad eliminare un faraone, magari tirannico, per metterne sul trono un altro, più di prestigio e in ogni caso di sangue reale; questo non è certo il caso di Ay e Tutankhamon, che era poco più di un bambino e storicamente insignificante. Da aggiungere che gli egiziani riportavano puntualmente sui papiri qualsiasi avvenimento di Stato, lieto o tragico che fosse, come risulta abbondantemente dai reperti archeologici giunti fino a noi, ma di un tentativo di colpo di Stato a danno di Tutankhamon non ne rimane alcuna traccia storica.
Le due necroscopie sulla mummia, dunque, non sono riuscite a stabilire con esattezza come morì Tutankhamon; d’altronde lo stesso Harrison, al termine degli accurati esami condotti nel 1969 dalla équipe medica da lui guidata, concluse che “malgrado l’autopsia, i dubbi sulla morte del faraone non trovano risposte”. Tutte le considerazioni che abbiamo fin qui esposto, sono state però sempre ignorate dagli scrittori o da “esperti” in materia (spesso improvvisati) e si è continuato invece a fantasticare sull’omicidio del giovane faraone, fino ai nostri giorni.
Anche se l’ipotesi che Tutankhamon sia stato assassinato attrae sempre, in realtà possono essere avanzate altre possibilità riguardo la sua morte.
Ad esempio alcuni studiosi sono propensi ad ipotizzare come causa della morte del giovane faraone, una caduta, con conseguente colpo alla nuca; dunque una causa accidentale. Una conferma, seppure indiretta, di ciò proviene dalla grande passione che Tutankhamon aveva per la caccia ed i carri ad essa destinati. Numerosissimi infatti erano nella tomba gli archi, le frecce, i boomerang da caccia, senza contare le molte scene venatorie riprodotte su oggetti. Uno di questi è il magnifico flabello dorato, ornato in origine di piume di struzzo, sul quale è minuziosamente incisa una scena di caccia con carri. Di questi carri ne sono stati trovati nella tomba ben quattro, tutti smontati ed accatastati.
L’egittologa Christine El Mahdi, in un suo libro, ha proposto recentemente un’altra visione dei fatti degna di attenzione. Partendo dalle ipotesi di morte sopra citate, la caduta accidentale e le affermazioni dei sostenitori dell’assassinio, i quali, in un recente libro molto pubblicizzato del paleopatologo Bob Bryer, ipotizzano addirittura che il faraone stesse dormendo quando fu colpito e rimase in coma per diversi mesi prima della morte, la studiosa evidenzia varie anomalie. Intanto il presunto colpo dato dietro la nuca per uccidere il faraone, dovrebbe essere stato inferto in maniera maldestra e nel punto più improbabile, cioè dietro l’orecchio e non sopra la testa come era più semplice e più ovvio. Inoltre questo colpo non fu sufficiente per uccidere subito il giovane faraone, ma l’assassino - stranamente - non portò a termine il suo lavoro, anche a fronte del rischio che, se la vittima fosse sopravvissuta, avrebbe potuto riconoscere il suo aggressore.
L’egittologa pone a questo punto l’attenzione su un particolare molto interessante e non approfondito da altri studiosi: la testa del re era stata completamente rasata e ciò sembra abbastanza strano.
Dall’esame delle mummie reali sappiamo infatti che i capelli, di norma, venivano lasciati intatti; nel caso di Tutankhamon, se si fosse trattato di un incidente, ai medici egizi sarebbe stato sufficiente radere solo la parte interessata per rendere visibile la ferita da curare.
Gli antichi chirurghi sapevano in effetti curare fratture o lesioni craniche, specie se queste si presentavano aperte; la rasatura poteva servire solo a stabilire il punto preciso del danno sul quale eventualmente intervenire con i ferri. Ma se non riscontravano alcuna lesione visibile, concludevano che si trattava di un male non da loro curabile e perciò attribuibile agli spiriti maligni.
Di contro se il re fosse stato ucciso intenzionalmente con un colpo alla testa, di certo non sarebbero poi intervenuti i medici per tentare di curarlo. E gli imbalsamatori non avrebbero avuto alcun motivo di radere tutto il cranio, mettendo ancor più in evidenza il misfatto. Invece, come abbiamo visto, già nell’esame del 1923 la scatola cranica non recava tracce visibili di ferite o fratture, particolare confermato anche nel successivo esame del 1968.
Dunque la causa della morte di Tutankhamon potrebbe essere un’altra.
Il re era già morto all’atto della rasatura del cranio, dal momento che non ci sono tracce di ricrescita dei capelli post mortem; i medici egizi accorsi al suo capezzale cercarono di capire cosa aveva causato la morte improvvisa del faraone, ma nonostante il cranio fosse stato subito messo a nudo, essi non trovarono alcuna ferita aperta da poter curare.
Dal momento che, come abbiamo visto, le radiografie hanno messo in evidenza anche un ispessimento dell’osso dietro la nuca, l’egittologa El Mahdi sostiene che ciò potrebbe essere stato generato da un ematoma sviluppatosi all’interno della testa del faraone che, aumentando il volume nel giro di alcuni mesi, provocò una forte e continua pressione sulle ossa del cranio, fino a causarne la morte. Se fosse vera questa ultima ipotesi, è molto probabile che Tutankhamon abbia sofferto di atroci emicranie negli ultimi tempi della sua vita.
E’ interessante in ogni modo rileggere attentamente il libro di Carter sulla scoperta della tomba, dove traspare la sua sensazione più volte riportata in quelle pagine: nel sepolcro “si respirava un’atmosfera di profonda tristezza” per la prematura ed inaspettata morte del giovane sovrano. Assieme a tanto oro e tante ricchezze previste e dovute ad un faraone, colpirono l’attenzione degli archeologi alcune piccole cose: i giochi del bimbo Tutankhamon, già re; i suoi ricordi di fanciullo che egli volle nella sua tomba, come la piccola sedia di legno ed un semplicissimo bastone di giunco, con su scritto che era stato “tagliato dal re con le sue stesse mani”. Ed i piccoli mazzi di fiori, trovati all’interno della triplice bara, sopra i sudari che coprivano il volto di Tutankhamon: certamente furono lasciati lì dalla giovane regina Ankhesenamon, sua sposa. Tutto ciò contrasta con l’ipotesi di un brutale assassinio, magari per le losche manovre di corte.
I risultati della Tac hanno fugato ogni “mistero” e ci piace terminare riportando la bella e struggente frase incisa sul secondo sarcofago che conteneva la salma del faraone: “Scendi o Nut, madre mia, protenditi su di me e lascia che io diventi come le stelle imperiture che sono in te”. E’ una invocazione che il re fanciullo volle lasciare scritta per la sua anima, forse con la speranza di una migliore vita nell’aldilà.


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