Siulp
La Segreteria provinciale di Roma comunica: “Durante l’ennesima assemblea dei poliziotti di Ostia, il filo conduttore è stato come sempre il solito desiderio che prima o poi i vertici della questura si avvedano delle condizioni di lavoro e del limitato numero di uomini in forza al commissariato in parola; ciò nonostante, negli ultimi anni, quel litorale abbia subito una rivoluzione copernicana.
Nel passato, Fregene con la presenza di quattro discoteche e, punto di riferimento per le notti estive dei romani, veniva letteralmente blindata con un consistente numero di mezzi e di uomini in divisa. Sembra strano... Ostia, con un porto nuovo, ben 37 discoteche ed un’affluenza che raddoppia la popolazione residente fin dalla seconda quindicina di maggio, sembra abbandonata al proprio destino. Per strada tre operatori ciascun turno (uno dei quali rigorosamente a piedi non esistendo autovettura con tre posti), una sola autoradio, di rado assistita da una seconda autopattuglia e l’assenza della Volante in ausilio da Roma.
Come si può non reagire alle giuste proteste dei poliziotti, che ancora una volta chiedono semplicemente di lavorare in sicurezza?
Un sindacato serio non può inventarsi corbellerie, deve alzare la voce verso l’Interregionale ove giacciono le richieste della questura relativamente alle aggregazioni estive e verso la questura cui è stata richiesta l’assegnazione per 24 ore di un’autopattuglia di via Guido Reni in supporto all’autoradio.
Mentre le risposte tardano ad arrivare, il Siulp non ha intenzione di rimanere inerte; d’altro canto le istanze sono talmente pacifiche che non meriterebbero affatto una vertenza sindacale; tuttavia, se trasparisse l’ipotesi di aggregare lo stesso numero di poliziotti dello scorso anno che consentirono a stento agli uomini di Ostia di fruire delle legittime ferie o mancasse l’ausilio della Volante di Roma o addirittura del Reparto Mobile, questa organizzazione sindacale si vedrà costretta ad intraprendere una serie di clamorose iniziative per fa sì che, né i poliziotti, né la popolazione del litorale romano, una volta per tutte non abbiano più la sensazione di essere figli d’un dio minore”.
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La Segreteria provinciale di Roma comunica: “C’erano una volta i Cinofili. Mai titolo fu così azzeccato ed è un vero peccato che non se ne sia avveduto nessuno
Se si potesse scrivere la storia dei Cinofili di Nettuno, il testo risulterebbe in vendita tra gli scaffali di fumettistica. Ovviamente per i non addetti ai lavori; per quelli di Nettuno c’è poco di cui sorridere e, si parla al presente, per ovvie ragioni. Il riferimento è sempre relativo a quelle ombre di fantasmi che si pensava fossero svanite con un atto formale di trasferimento, ma continuano ad aleggiare nei meandri del più importante canile d’Italia. E’ stato come se un pedofilo, ai fini rieducativi, venisse preposto a custodire i bambini di un asilo. E’ proprio vero, al peggio non c’è mai fine.
Ma il Siulp continua a confidare sui massimi vertici dell’Amministrazione e, perché no, anche sul nuovo dirigente. Continua a sperare di rivedere presto non solo la serenità ed i sorrisi negli sguardi dei Cinofili, ma soprattutto rivedere e salutare il ritorno di questo Centro alla nobile, antica posizione, guadagnata con tanto sacrificio e dedizione proprio da quel gruppo di professionisti.
C’è tanto da lavorare, ma devono cessare le azioni di disturbo come quelle di ridurre ad un solo istruttore per specialità la verifica presso le squadre, adducendo nobili necessità di contenimento delle spese quando nel contempo, per selezionare cani da destinare al servizio di Polizia, giungevano aggregati colleghi cinofili e no, facenti parte di Squadre operative nel territorio nazionale, ciò nonostante il personale di Nettuno fosse non solo disponibile, ma oltremodo sufficiente.
Forse non era esattamente quello del contenimento delle spese, il fine reale perché se così fosse stato, non ci sarebbero state gitarelle fuori porta del solito noto rombo-dotato.
Infine una informazione di servizio: la campagna di comunicazione inizia con questo documento ad entrare nel merito delle varie traversie che hanno visto protagonisti gli uomini del Centro di Nettuno. Avrà una cadenza ben definita e, nel corso delle varie puntate, a seconda dei riscontri che giungeranno, si annunceranno le azioni sindacali, che per il momento sono definite di ‘sensibilizzazione’. (Francesco Carta - Segretario provinciale)”.
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La Segreteria provinciale di Venezia comunica: “La Segreteria provinciale del Siulp di Venezia, in relazione alle numerose segnalazioni pervenute dal personale della questura e a seguito dei motivati rilievi fatti emergere anche da personale tecnico dell’Amministrazione della Pubblica sicurezza, ha richiesto ai vertici del Dipartimento della Ps copia del verbale di collaudo delle nuove imbarcazioni assegnate alla città lagunare, per il trasporto e il servizio si pattugliamento e soccorso.
Quanto sopra, al fine di conoscere tempi e modi con cui detti natanti sono stati dichiarati idonei a tale specifico servizio, da parte dell’apposita commissione tecnica.
Sarà successivamente cura di questa struttura sindacale promuovere rilievi ed osservazioni in merito a detti mezzi di servizio, in relazione al costo e all’uso a cui sono preposti nella città di Venezia e non nel Golfo di Napoli, La Spezia o di altre meraviglie del nostro Paese”.
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Siap
La Segreteria regionale della Puglia e la Segreteria provinciale di Bari segnalano, con diverse note, il malumore del personale in servizio alla Sottosezione Polstrada di Bari-Sud, a causa dell’impossibilità di fruizione dei pasti a carico dell’Amministrazione - previsti dalle normative vigenti - procurata dalla distanza della Sottosezione dalla mensa di servizio sita nel Centro Polifunzionale.
Difatti, l’Ufficio Polstrada in argomento è ubicato all’interno del casello autostradale di Bari-Sud che è distante dall’agglomerato urbano e privo di mezzi di trasporto pubblico utili per raggiungere la mensa di servizio. Sebbene la Sottosezione in questione rientri nelle sedi disagiate, identificate dall’apposito decreto, sarebbe auspicabile - al fine di ridurre il disagio al personale - l’attribuzione dei ticket restaurant, vista anche l’impossibilità di poter stipulare una idonea convenzione con dei ristoratori vicini.
Vengono, inoltre, segnalati gravi ritardi nel pagamento della prevista indennità autostradale (alle Sottosezioni di Bari-Sud e Trani gli ultimi pagamenti sono fermi al 2002), delle missioni e degli ordini pubblici effettuati.
A ciò si aggiungono le lamentele dei colleghi sull’inadeguatezza delle segnaletiche mobili di recente assegnazione, in dotazione di reparto, che presentano grossi problemi di montaggio e stabilità.
In virtù di quanto esposto la Segreteria nazionale ha chiesto al Dipartimento della Pubblica sicurezza un intervento urgente affinché vengano sanate le problematiche esposte e corrisposti gli emolumenti arretrati.
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La Segreteria provinciale di Foggia denuncia “la delicata situazione in cui versa ultimamente la specialità della Polizia Stradale, in particolare modo quella della provincia foggiana.
In tempi dove le risorse di mezzi e di uomini sono sempre più scarsi, si nota l’aumento di servizi collegati alla ciabilità stradale ed a quelli collegati ad altra natura, come ad esempio quelli di scorta.
In periodi dove, si assiste alla introduzione dei servizi di video sorveglianza, con i quali si dovrebbero avere più uomini su strada, si assiste all’aumento considerevole di servizi di scorta auto e moto montata, i quali creano non pochi problemi al personale della specialità.
Per come è composto il nostro territorio pugliese e date le dimensioni geografiche della pianura del Tavoliere, spesso succede che una pattuglia della provincia debba correre da un estremo all’altro per rilevare gli incidenti stradali più o meno gravi. Sicuramente si sarebbe arditi a sperare nell’invio di quelle 100 unità di personale mancante al Compartimento pugliese, ma è doveroso rappresentare la problematica affinché si possa creare la possibilità di trovare altre soluzioni.
Evidenzio inoltre, come date le dimensioni di alcune masse eccezionali, determinate scorte devono effettuarsi in moto, anche in condizioni estreme per i pattugliatori della specialità. Altresì, le presenti problematiche sono state rappresentate al dirigente del Compartimento Polstrada di Bari, il quale ha dovuto convenire sul particolare momento che sta attraversando la Polizia Stradale”.
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Sappe
Ecco il testo della lettera che il vice segretario regionale Lazio ha inviato al dottor Ettore Ziccone, Provveditore regionale per il Lazio dell’Amministrazione Penitenziaria, e per conoscenza a tutti i direttori degli istituti penitenziari del Lazio: “In relazione all’ultima normativa concernente il divieto di fumo nei locali pubblici (nella quale non è stata considerata la situazione presente nell’universo carcere), questa organizzazione sindacale chiede alla S. V. e, di riflesso, ai signori direttori degli istituti penitenziari del Lazio, quali accorgimenti sono stati presi per rimediare all’evidente svista del legislatore.
Infatti la cosiddetta legge anti-fumo trova una più che giusta applicazione con persone che godono di ampia libertà di movimento, visto che possono andare a fumare in luoghi ove non ledono a nessun altro il diritto di non fumare. Ma per chi si trova in stato di privazione della libertà personale (intendi le persone recluse) e per coloro addetti al loro controllo, come si può conciliare tutto ciò?
E’ ben evidente che, se si deve garantire (e va garantito) il diritto del non fumatore di non fumare neppure in modo passivo, si deve pure ugualmente garantire a chi sta rinchiuso per più di 20 ore, la possibilità di potersi ‘avvelenare sottilmente’ a proprio piacimento.
Si potrebbe ipotizzare la creazione di celle ‘fumatori’ e ‘non fumatori’, ma in questo caso sorge un altro problema. Se il poliziotto che deve controllare quotidianamente e più di una volta l’integrità di sbarre e cancelli della cella è un non fumatore, come viene garantito il suo diritto di non fumare neppure in modo passivo quando controlla una cella di fumatori?
E il poliziotto penitenziario come deve comportarsi? Applicare alla lettera la legge e rischiare eventuali reazioni (sommosse, proteste, ecc.) o contravvenire alla legge stessa (e rischiare anche le reazioni dei detenuti non fumatori)?
La cosa peggiore sarà comunque quella di non considerare il problema come tale: con la ‘tecnica dello struzzo’ non si andrà sicuramente avanti. Firmato: Nicola Maselli”.
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Fps-Cisl
Il coordinatore responsabile ha firmato questo comunicato: “Ci sono occasioni in cui chi fa il nostro mestiere rimane sconcertato per come la politica con la ‘p’ minuscola, affronti questioni di grande importanza. Tra queste l’attività di contrasto alla criminalità organizzata ed in particolare la gestione dei detenuti in regime detentivo di 41-bis (il regime penitenziario riservato ai detenuti di mafia).
E’ bastato infatti che un filmato televisivo, riferito ad un anno fa, venisse trasmesso dai telegiornali per assistere al carnevale delle dichiarazioni, tutte improntate a cercare un capro espiatorio sull’apparente disfunzione della sicurezza mostrata all’opinione pubblica.
Anche il ministro della Giustizia si è immediatamente interessato alla vicenda, pronto semmai servisse a cercare i responsabili.
Per cercare un colpevole, quale miglior soggetto se non magari qualche poliziotto penitenziario da accusare di negligenza o magari da punire in qualche modo?
Vogliamo quindi fare un po’ di chiarezza ed informare che nel carcere palermitano di Pagliarelli, quello mostrato nelle immagini televisive, i colloqui dei detenuti in regime di 41-bis non avvengono in quelle sale mostrate alla tv. Quei detenuti incontrano i familiari in colloqui che avvengono in sale dove il contatto fisico è impossibile (i vetri di separazione tra detenuto ed un familiare non sono del tipo di quelli visti in tv, invece sono quelli che chiudono la stanza fino al soffitto della stessa).
La situazione che è stata mostrata in televisione si riferiva invece ai colloqui avvenuti in ambienti destinati ad altre tipologie di detenuti e dove - purtroppo - un solo agente di Polizia Penitenziaria è costretto a controllare più sale colloqui contemporaneamente e magari, come nel caso in questione, logisticamente opposte nelle operazioni visuali di controllo, una rispetto all’altra.
Questo avviene perché forse il ministro della Giustizia non ha affrontato adeguatamente la politica di copertura degli organici del personale di Polizia Penitenziaria, ed anzi ritenendo, speriamo non per logiche di appartenenza politica, che al Sud ed in Sicilia in particolare, il personale dei penitenziari sia numericamente sufficiente.
Così non è purtroppo e nei penitenziari siciliani, così come nel resto d’Italia, si vivono grandi difficoltà essenzialmente dovute alla carenza degli organici di personale.
Respingiamo pertanto il tentativo della politica di chiamarsi fuori dalle responsabilità di fatti come quelli mostrati cercando di scaricare le responsabilità sui lavoratori che, nonostante le difficoltà, garantiscono con sacrifici e rischi anche personali, la giusta funzionalità del sistema penitenziario.
Faccia la politica quel salto di qualità necessario a dimostrare che dalle parole si passa finalmente ai fatti”.
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