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giugno/2005 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Natura
La fauna africana
di Carlo Rodorigo

L’Africa, il continente più vicino a noi, ha sempre destato la nostra curiosità per la sua natura: la flora e la fauna. Già nei tempi antichi i naturalisti trascrivevano nei loro racconti questo mondo meraviglioso; oltre duemila anni fa Annone, cartaginese, organizzò una spedizione sulla costa occidentale africana, avventurandosi oltre le “Colonne di Ercole” (lo stretto di Gibilterra) e dopo lunga navigazione e pericolose imprese, fondò nel continente nero sette colonie.
Più vicino al nostro tempo lo zoologo dottor Sclater, nel febbraio del 1901, visitò l’Africa per conto della Società Zoologica inglese, arricchendo di esemplari animali gli zoo della sua patria, riservando ampio spazio alla fauna africana.
Dopo il Rinascimento, e fino all’era moderna, aumentò l’entusiasmo per i viaggi lontani e si ebbe così l’opportunità di dedicarsi all’osservazione diretta degli animali e delle piante; nelle descrizioni dipinsero con giusta e maggiore verità e precisione i soggetti incontrati dagli esploratori.
Sollecitati da questo amore per la natura, furono spinti ad importare da terre lontane qualche esemplare che esposero al pubblico, dando origine ai giardini zoologici, i nostri moderni attuali bioparchi.
Nel secolo appena trascorso le ricerche degli zoologi continuarono a svilupparsi e a moltiplicarsi. Le loro pubblicazioni, sempre più numerose, apportano ai lettori nuove conoscenze sempre più richieste. Le descrizioni antiche attuate attraverso pitture, sculture di forme animali creano l’arte “animalista”. Ma con la fotografia e con le tecniche attuali si completa il valore didattico delle relazioni illustrate, dando ai mortali precisione e piacere del conoscere.
Il naturalista appassionato ormai non ignora più niente della vita animale, ha scoperto tutti i misteri e gli incantesimi e, attraverso gli scritti semplici e attenti, ci fa conoscere quanto si desidera sapere della fauna africana.
Molti pittori, tra i quali il noto Roberto Dallet, sono ottimi pittori e disegnatori di animali. Sono loro che ci hanno fatto conoscere la ricchezza della fauna africana, animali che vivono nei deserti, negli altopiani, nelle paludi o nelle foreste.
Sfogliando i loro libri si fa conoscenza con qualcuna delle bestie più famose del mondo, le loro dimore, il modo di vivere senza ricorrere ad argomenti difficili ma con sensibilità ed intelligenza. In un primo momento possiamo essere ingannati dalla ricchezza di specie da osservare, ma tutti sappiamo che la densità della fauna africana sta diminuendo a poco a poco, anche con la complicità dell’uomo. Infatti, molte specie caratteristiche di questo ambiente sono minacciate di estinzione. La caccia, praticata nel passato al solo scopo di nutrimento, attualmente avvantaggia gli scambi commerciali o serve a soddisfare la vanità umana e quindi si arriva agli abusi, che sono responsabili di questa diminuzione ed estinzione di alcune razze africane.
Alcuni animali sono divenuti molto rari e possono ancora sopravvivere in virtù di misure speciali di protezione. Sentendo la necessità di una politica conservatoria, sono stati creati i parchi nazionali e le riserve naturali. Alcune di tali realizzazioni sono divenute attrazioni mondiali. In questi parchi e nelle grandi riserve si possono osservare, immerse in una natura incontaminata, le scene più belle, più bizzare e sconosciute del regno animale. Il racconto degli studiosi di queste terra eccezionale ci fa capire il fascino dell’Africa.
Oggi sono molte le spedizioni scientifiche che, attratte dalle prime pubblicazioni, si dirigono verso il continente africano. In Africa vivono ancora due specie di scimmie antropoidi, i gorilla e gli scimpanzé, per cui Darwin ritenne l’Africa la prima sede dell’uomo secondo la sua teoria dell’evoluzione, deducendo che l’uomo e le scimmie antropomorfe avessero un comune progenitore, spiegando che l’uomo fosse fornito di intelligenza e senso morale sempre per la teoria dell’evoluzione della specie.
Ma ad onor del vero queste razze di animali africani, anche ricordando l’uomo in molte loro manifestazioni, presentano una innegabile differenza: “uno” un giorno accese il fuoco; “l’altro” non pensò nemmeno a farlo.

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