Notevole interesse ha suscitato la notizia di una decisione dell’Onu importante per lo sviluppo dei paesi emergenti: l’abolizione del debito estero nei confronti di taluni paesi occidentali.
A gran voce viene sottolineato che specialmente in Africa il pagamento degli interessi da versare all’Occidente supera di gran lunga gli aiuti ricevuti. Resta quindi bloccata la crescita di molti Stati. Specialmente i paesi africani, negli ultimi 30 anni, hanno restituito ai creditori internazionali più denaro di quanto ricevuto, senza però risolvere il loro indebitamento. Obiettivo del nuovo millennio è la riduzione della povertà ridimensionando le iniziative internazionali per alleggerire il debito, ma le tradizionali strategie di ammortamento del debito debbono essere radicalmente ristudiate. Fino ad oggi, questo problema di fondo è rimasto irrisolto fermando lo sviluppo degli Stati.
L’intera comunità internazionale ha sottoscritto gli obiettivi più urgenti per annullare la quasi totalità dell’attuale debito.
L’Onu fa notare che il debito si è dilatato a causa dei governi africani irresponsabili e corrotti. L’intervento concreto è urgente per aiutare milioni di persone dimenticate, ignorate, in una galassia di conflitti di cui ignoriamo anche l’esistenza. Le loro vite sono in pericolo per colpa di governi senza scrupoli, di eserciti irregolari e di predoni. Le agenzie umanitarie subiscono l’ostruzionismo della burocrazia e delle parti in lotta.
Oltre che l’Africa sono colpiti paesi ai confini dell’Europa, nel Caucaso, dove milioni di esseri umani sono vittime delle guerre e che per difendersi hanno una sola via: la fuga. Eserciti di donne, bambini e anziani che scappano lasciando tutto senza trovare niente. Di loro il mondo non si occupa. Fame, malattie e povertà non sono argomenti interessanti e diventano una statistica che ci interessa per breve tempo. L’informazione attraverso i mass media ci mostra attori, quali inviati speciali, che raggiungono queste persone, che resteranno lì a morire tra silenzio e indifferenza.
Ci commuoviamo per i cani abbandonati, ma dimentichiamo queste persone con la completa indifferenza, preferendo la pubblicità edulcorata, dopo notizie dirompenti. I villaggi in balia di guerriglieri non sono difesi per mancanza di democrazia, corruzione politica, disastri sociali. L’unico interesse è il calcolo economico e i vantaggi per l’industria delle armi che tengono vivi i conflitti. La ricchezza delle imprese che procurano armi è pagata dalla morte di altri uomini e della povertà di numerosi popoli.
Tutto questo ci deve far comprendere l’emergenza per il sostegno allo sviluppo e favorire una nuova politica estera, contrassegnata da rapporti tra l’Occidente e la parte più povera del mondo. Bisogna favorire una crescita equilibrata nei paesi più poveri liberandoli dallo sfruttamento e dalla mancanza di libertà. Il programma non è facile perché c’è una ostilità silenziosa in Occidente, delle grandi banche del mondo della finanza, dell’industria.
Dall’Africa all’Asia e all’America Latina si deve recuperare lo sviluppo con risorse moderne, per far tacere la violenza. Non dimentichiamo che ci sono paesi addirittura cancellati dall’Atlante. Facendo un progetto globale non dimentichiamo di valorizzare le giovani generazioni, risolviamo il problema dei bambini di strada, un fenomeno che interessa l’Africa, l’America Latina, ma anche i paesi dell’Est europeo. Avanziamo delle proposte di natura educativa, combattiamo il pericolo rappresentato da spacciatori, turisti sessuali, trafficanti di organi, prostituzione. Non ignoriamo la realtà e cerchiamo le soluzioni più giuste, soltanto così si può raggiungere la sicurezza nella vita sociale attraverso una crescita morale e spirituale.
In Romania, in Olanda, in Polonia, in Bolivia, nelle Filippine si sta cercando di avviare questa moltitudine di giovani al recupero, partendo dal riconoscimento come persone e i loro diritti e doveri. Tutto deriva dalla miseria che arriva a punte inquietanti; abbandoniamo l’ipocrisia e superiamo il disinteresse per queste società oppresse dal bisogno.
La povertà lacera la società ed è dovere dei paesi più ricchi porre rimedio alle disparità che esistono nel mondo ancora oggi, gettando un ponte verso un futuro migliore.
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