SIULP
La Segreteria provinciale di Venezia comunica: “In una riunione tra i vertici del Dipartimento della Ps e pochi intimi, è stata decisa la chiusura di uno storico ed insostituibile istituto di istruzione della Polizia di Stato, esistente dal 1946 nel Veneto per il personale della Polizia di Stato, in un’ottica poco comprensibile di riorganizzazione della Pubblica sicurezza, senza far trasparire i parametri utilizzati per tale scelta.
Infatti non si comprende il motivo per cui si voglia chiudere un punto strategico per la formazione del personale di Polizia, in un momento storico in cui si parla di riqualificazione e di uniformità di apparati e servizi. Il tutto con l’evidente e discutibile appoggio di alcune rappresentanze della Polizia di Stato che sembrano curare più le scelte politiche di alcuni parlamentari che quelle degli operatori di Polizia, giudicando l’intera operazione come la panacea per la Sicurezza pubblica. Così non è per il Siulp che considera assurda ed immotivata tale scelta operata senza il consenso ed il confronto di chi rappresenta la categoria sul territorio, considerando la Scuola di formazione di Vicenza una struttura altamente qualificata. Tale scelta appare più un’operazione di facciata volta a militarizzare l’intero apparato della Pubblica sicurezza, prevedendo l’esclusivo arruolamento di militari e sopprimendo ogni valido punto di riferimento democratico per la formazione degli operatori di Polizia, con il silenzio-assenso di chi dovrebbe invece evitare che ciò accada, mirando più all’obbedienza che all’efficienza.
Per quanto sopra si sollecitano i politici locali a prendere posizione contro la chiusura di tale importante punto di riferimento per gli operatori di Polizia, in virtù del rinnovo del protocollo d’intesa siglato dalla Regione Veneto con il Viminale in materia di Sicurezza. Il Segretario provinciale Veneto Diego Brentani”.
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La Segreteria provinciale di Pesaro ha inviato al ministero dell’Interno - Dipartimento della Ps- Ufficio Rapporti sindacali, al questore di Pesaro, al Comitato nazionale per le Pari Opportunità e alla Segreteria nazionale Siulp questa lettera: “Da quasi quattro anni nessun operatore di sesso femminile viene assegnato alla Digos. Possibile che su un organico attuale di 9 persone non debba esserci neanche una donna? Malgrado recentemente vi siano stati alcuni avvicendamenti, alla Digos sono stati assegnati soltanto operatori di sesso maschile. La Squadra Mobile vive una situazione analoga: su un organico di sedici persone vi è una sola donna. Vi sono colleghe professionalmente capaci e stimate, dotate anche di esperienza investigativa e di conoscenza del territorio che, da anni, hanno chiesto invano di essere assegnate ad uffici investigativi.
Non vorremmo che ci fosse un veto da parte della dirigenza o da parte del questore. Se così fosse sarebbero gravemente violati i principi sulla parità uomo-donna nel lavoro, recepiti dalla legge 125 del 10/4/1981 e dal D.p.r. 31/7/1995 n. 395 che, tra l’altro, ha istituito il Comitato nazionale e le Commissioni a livello provinciale per le Pari Opportunità. E’ oramai indiscutibile che le lavoratrici debbano avere le stesse possibilità dei lavoratori di sesso maschile di partecipare a corsi di formazione ed aggiornamento, di accedere a particolari posizioni di lavoro che comportino nuove mansioni od attribuzioni.
E’ vergognoso che, nel 2005, un sindacato sia costretto a prendere posizione per chiedere il rispetto di principi universalmente riconosciuti”.
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SILP-CGIL
La Segreteria provinciale di Savona comunica: “Il potere della difesa di svolgere investigazioni ‘parallele’ a quelle delle Autorità inquirenti rappresenta senza dubbio uno dei connotati più vistosi del nostro processo penale, molteplici e spesso delicatissimi sono i problemi posti da una tale disciplina. Di qui l’esigenza che non solo gli avvocati, ma anche i pubblici ministeri e gli appartenenti alla Polizia giudiziaria acquisiscano nuove professionalità. Basti pensare all’accresciuta difficoltà di conservare intatta la scena del delitto, al pericolo di pressioni sulle persone in grado di riferire circostanze utili ai fini del processo o alla scomoda posizione dell’avvocato difensore, talvolta chiamato a verbalizzare dichiarazioni sfavorevoli al proprio assistito: così ha dichiarato Daniele Tissone, segretario provinciale del Silp-Cgil. ‘Sarebbe sbagliato pensare che si tratti di questioni meramente teoriche - ha puntualizzato il prof. Andrea Scella - per dimostrare la bruciante attualità del problema è sufficiente, infatti, richiamare una serie di recenti casi di cronaca, tra i quali il delitto di Cogne’.
Di questi temi si è discusso in un recente convegno dal titolo: Investigazioni difensive e tutela delle indagini, organizzato dal Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia per la Cgil di Savona e dall’Ordine degli Avvocati della medesima città. Sono intervenuti il sostituto procuratore della Repubblica di Savora dr G. B. Ferro, l’avvocato Marco Altamura del Foro di Savona, il professor Andrea Scella, associato di Procedura Penale Università di Udine e il funzionario di Polizia dr Paolo Volta del Silp per la Cgil”.
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CISL-FPS
Il coordinatore responsabile Marco Mammucari del Coordinamento Nazionale Penitenziario comunica: “E’ stato inaugurato il nuovo istituto penitenziario di Castelfranco Emilia. La struttura assumerà le caratteristiche di una casa di reclusione con regime di custodia attenuata per tossicodipendenti. Il Coordinamento nazionale Cisl-Fps Penitenziario ha presenziato alla cerimonia di apertura ed ha potuto verificare, direttamente dalla voce del ministro della Giustizia sen. Roberto Castelli e del ministro per i Rapporti con il Parlamento on. Carlo Giovanardi, che tutte le allarmistiche notizie di una paventata privatizzazione della struttura sono false. L’esperimento infatti è quello di un progetto di ampio respiro che permetta di realizzare compiutamente gli obiettivi dell’art. 27 della Costituzione. Il 30% dei detenuti in Italia ha legami con le tossicodipendenze ed il 40% di questi sono in carcere per reati commessi in relazione alla loro condizione di dipendenza. Le recenti modifiche normative, che hanno portato all’esternalizzazione dei presidi per tossicodipendenze ai Sert delle Asl, dimostrano l’inadeguatezza dell’intervento che pare rivolgersi esclusivamente ad una terapia sanitaria del tipo ‘a scalare’ con uso di metadone.
Questo non aiuta la gestione di questi soggetti durante la permanenza in carcere e pertanto l’esperienza di Castelfranco Emilia punta ad un intervento diverso che, coinvolgendo gli Enti locali, le Asl, le istituzioni, i privati e tutto il mondo del volontariato, possa mettere in pista un modo diverso di concepire lo stato di espiazione di una pena detentiva con le condizioni derivanti da tossicodipendenze, tesi da sempre sostenuta dalla Cisl. La struttura di Castelfranco era e rimarrà in completa gestione del Dap e vedrà tutto il suo personale partecipare direttamente a questa esperienza con grande impegno, anche in termini di formazione professionale mirata proprio ad una attività specialistica di alto profilo. Il ministro della Giustizia ed il Capo del Dap Giovanni Tinebra, hanno chiarito che la collaborazione da parte di altri soggetti sarà estesa a tutti coloro che vorranno partecipare ad una attività che lo Stato, per il tramite dell’Amministrazione Penitenziaria e dei suoi operatori, conta di realizzare. Riteniamo pertanto incomprensibili le proteste messe in atto, strumentalmente, da chi predica costantemente per una maggiore attenzione ai disagi sociali e che poi, di fronte ad un progetto del genere, si dimostra capace solo di gridare ‘al lupo, al lupo’.
Continueremo a seguire da vicino lo svilupparsi del progetto e saremo, come consuetudine per la Cisl, disponibili a collaborare con lo sviluppo di una migliore attività istituzionale come quella ipotizzata con la creazione di questo istituto”.
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SAPPE
“Dopo l’epidemia di varicella diffusasi nelle scorse settimane presso la casa circondariale femminile di Roma Rebibbia che ha provocato la morte di una detenuta e la mobilitazione di tutto il personale del Corpo in forza agli istituti della Capitale, ora sembra che un’altra detenuta è ricoverata presso l’ospedale Spallanzani di Roma per aver contratto un’altra malattia infettiva: la parotite.
Come è noto la patologia è altamente contagiosa e può generare altre epidemie, per cui la situazione già grave, sotto il profilo igienico-sanitario, peggiora ulteriormente, anche perché nessun provvedimento di contrasto è stato finora assunto per fronteggiare tale aspetto, che incide comunque e immancabilmente sull’organizzazione generale dei servizi e sulla efficienza istituzionale, in una situazione di gravissima carenza di personale (50 unità distaccate ad altri incarichi). Alle proteste ed alle grida di allarme del Sappe l’Amministrazione centrale ha risposto con un provvedimento (palliativo) di assegnazione di sole 12 unità delle quali sono giunte soltanto 5.
Tale stato di cose non è assolutamente più sostenibile per cui siamo stanchi di elemosinare provvedimenti per tamponare disfunzioni enormi nel carcere femminile di Rebibbia e che riguardano anche la salute di tutto il personale che vi opera, provvedimenti che dovrebbero essere un atto dovuto da parte di chi Amministra il Dap”.
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SIAP
A seguito delle pressioni esercitate dalla Segreteria Nazionale Siap, per il rinnovo della convenzione tra il Dipartimento e le Poste Italiane, il Dipartimento stesso ha fatto sapere che: “La Direzione Centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia di Stato, ha rappresentato che il documento di convenzione tra il Dipartimento della Pubblica sicurezza e la Società Poste Italiane, relativo ai servizi svolti in favore della stessa Polizia Postale, sarà a breve ratificato dalle parti e portato a conoscenza.
Si precisa fin d’ora che la bozza di convenzione prevede l’impegno di pagamento da parte di Poste Italiane di una “indennità di specialità” di un milione di euro in favore del personale della Polizia Postale, i cui criteri di assegnazione verranno stabiliti con apposito decreto interministeriale, in ossequio all’art. 39 della legge 3/2003, previo confronto con le organizzazioni sindacali”.
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POLIZIA DI STATO - Ridefinizione dei ruoli
E’ diventato legge (La n. 263/2004) il decreto legge 10/9/2004, teso a cancellare il problema di sperequazione creatosi nelle posizioni di carriera del personale degli ex ruoli degli ispettori e dei periti tecnici appartenenti sia alla Polizia di Stato sia ad altre Forze di polizia. Il provvedimento prevede che chi, alla data di entrata in vigore del decreto-legge, avesse la qualifica di ispettore capo e di perito tecnico (ruoli soppressi), venga ora inquadrato come ispettore superiore-sostituto ufficiale di Pubblica sicurezza o come perito tecnico superiore, con decorrenza giuridica dal 1° gennaio 2003. Nel caso di appartenenza ai sottufficiali del disciolto Corpo delle Guardie di Pubblica sicurezza o come perito tecnico superiore, con decorrenza giuridica dal 1° gennaio 2001.
Al decreto-legge sono state apportate alcune modifiche che riguardano soprattutto due aspetti: 1) l’anticipo della decorrenza giuridica al 31 dicembre 2000 della nomina a sovrintendente e sovrintendente capo per i duemila vincitori del concorso indetto il 3 luglio 1999, con il quale si aveva accesso al corso di aggiornamento professionale; 2) la proroga al 15 maggio 2006 del mandato per i consigli della rappresentanza militare.
Questa legge, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 263 del 9/11/2004, contiene anche alcune importanti variazioni sul trattamento giuridico ed economico dei dirigenti delle Forze armate (sia civili, sia militari) e delle Forze di polizia. Tali nuove disposizioni riguardano: i trattamenti di missione e di trasferimento, i servizi esterni, l’indennità di ordine pubblico in sede e fuori sede, l’indennità di presenza nottura e festiva, l’orario di lavoro, la tutela delle lavoratrici madri, i congedi o le licenze ordinarie e straordinarie, le aspettative, il congedo per la formazione, il congedo parentale, il diritto allo studio, i buoni pasto, gli asili nido, la tutela assicurativa, la tutela legale e le indennità di presenza festiva.
Dallo scorso primo gennaio 2004, inoltre, la legge sancisce che l’indennità pensionabile dei dirigenti delle Forze di polizia venga incrementata del 4,91%.
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INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Gli onorevoli Lucidi, Minniti e Ruzzante. - Al Ministro dell’Interno. - Premesso che:
da un articolo di giornale si apprende che i colleghi dei due agenti della Polizia di Stato uccisi a Verona hanno intenzione di acquistare a proprie spese giubbotti antiproiettile meno ingombranti di quelli dati loro in dotazione dall’Amministrazione;
i poliziotti lamentano - anche per dichiarazione del Segretario del Siulp di Verona - che i giubbotti antiproiettile d’ordinanza sono ben fatti ma poco vestibili, sono pesanti e quindi poco funzionali per chi svolge servizio a bordo di autovettura, tenuto a conservare il proprio giubbotto nel portabagagli;
diversamente, essi ritengono che potrebbero essere impiegati giubbotti più maneggevoli come quelli usati da chi fa servizio di scorta, in grado comunque di offrire elevate garanzie di sicurezza;
la domanda di una maggiore e più adeguata protezione non può rimanere inascoltata, né essere priva di una considerazione tale da indurre gli operatori a provvedere autonomamente -;
Si chiede di sapere quali siano le valutazioni del Ministro interrogato e se non si ritenga di raccogliere l’istanza espressa dai poliziotti di Verona prevedendo nuove dotazioni di giubbotti antiproiettile più funzionali e sicuri in relazione ai servizi da svolgere.
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