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giugno/2005 - Laboratorio
Il rispetto delle regole
di Giovanni Sammito - Segretario generale Siulp - Gorizia

Quando non si rispettano o peggio vengono violate, non importa che si tratti di regole di legge o contrattuali, morali o del gioco, le conseguenze sono il caos e l’anarchia.
Ed è un fatto altrettanto inequivocabile che l’attitudine alla sregolatezza, soprattutto negli ultimi tempi, si è accentuata anche nel nostro ambiente. Può apparire innaturale che l’allarme venga avvertito da una organizzazione sindacale piuttosto che dall’Amministrazione, ma anche ciò è spiegabile: probabilmente dipende dal fatto che a non rispettare per prima le regole è proprio l’Amministrazione. E qui sta la novità.
Abituati infatti a considerare l’Amministrazione l’entità preposta a vigilare sull’osservanza delle regole mediante l’uso di strumenti, quali un regolamento di servizio e di disciplina tanto obsoleti quanto iniqui, sconcerta rilevare che sia essa stessa ad operare impunemente violazioni d’ogni genere.
Strappi alla 121/81, inadempienze sul versante delle dotazioni necessarie a corrispondere ai livelli di sicurezza reclamati legittimamente dalla collettività. E ancora: violazioni di accordi contrattuali, ritardi nell’attribuzione dei passaggi di qualifica, ritardi nella corresponsione degli emolumenti accessori e di specialità; ritardi nell’adeguamento del vestiario; ritardi, ritardi...
Di questo quadro di obiettive difficoltà che stanno attraversando tutte le Forze di polizia - anche se per ovvi motivi a denunciarle non può che essere il sindacato di Polizia - sembrano non avvedersene solo i vertici delle rispettive strutture che, anzi, paiono sordi a qualsiasi tipo di sollecitazione, a prescindere che queste provengano dall’interno o dalle interrogazioni parlamentari oramai susseguitesi a decine e in maniera trasversale da parte di esponenti di numerosi gruppi politici. A questo punto diviene legittimo chiedersi se dietro questa “strategia” non si celi qualche progetto di stravolgimento del modello di sicurezza del tipo adombrato dall’amico Ciaramella sulle pagine di questo mensile. Di fronte a questo scenario poco confortante per il Paese, il Siulp si appresta a recuperare la sua capacità di denuncia pubblica che già in altre occasioni è valsa a respingere tentativi di involuzione del modello civile di sicurezza.
Sia sul piano nazionale che locale, pertanto, il primo obiettivo dovrà essere quello di pretendere innanzitutto il “rispetto delle regole”. Di tutte le regole - da quelle apparentemente simboliche e insignificanti a quelle più rilevanti - e da parte di tutti quindi, per intenderci, dal questore all’agente.
Sappiamo che non sarà facile perché la sregolatezza ha coinvolto ampi settori della “non a caso” incentivata frammentazione sindacale. Ciò, purtroppo, ne siamo consapevoli, contribuisce ad abbassare i livelli di credibilità nei confronti di tutti i sindacati. Anche su questo versante, quindi, dovremo difenderci dalle false, quanto facili, generalizzazioni e tenerci distinti da quelle organizzazioni sindacali la cui ragione d’essere è legittimata da un pugno di iscritti - peraltro quasi tutti ricoprenti cariche sindacali - e da quei sindacalisti che, facendo uso improprio e alquanto utilitaristico della carica sindacale, si sottraggono ai servizi più sconvenienti piuttosto che saltare le notti o i festivi. In conclusione e sempre a proposito di rispetto delle regole, una precisazione in ordine alla lettera inviata al questore con la quale il Siulp ha chiesto che i funzionari del ruolo direttivo devono essere riportati sull’ordine di servizio giornaliero: non si tratta, come qualcuno vorrebbe far credere, di ostilità del Siulp nei confronti dei funzionari, non fosse altro che la maggioranza di questi risulta essere iscritta proprio al Siulp!
Molto più semplicemente si tratta, appunto, di inosservanza di regole contrattuali da parte dei vertici dell’Amministrazione che violano il principio di equità e trasparenza, ma non solo: danneggiano pure i livelli di garanzia dei funzionari interessati che non godono del diritto fondamentale a non essere impiegati, fatte salve le canoniche esigenze di servizio, oltre il turno di servizio giornaliero programmato.

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