Pubblichiamo qui di seguito un intervento del segretario regionale del Siulp per l’Emilia-Romagna,
Herrol Benedetti, svolto al VI Congresso territoriale Fiba-Cisl di Ravenna.
“Siamo lieti della possibilità che oggi ci avete offerto di intervenire ai lavori congressuali del maggior sindacato della vostra categoria, sperando che il nostro intervento, possa essere un contributo per gli amici della Fiba da sempre autorevoli portavoci, nei confronti delle Direzioni aziendali, dei disagi sofferti dai lavoratori e dagli utenti/cittadini coinvolti in episodi delittuosi all’interno degli istituti di credito. Ragionare insieme per la prima volta è un vero stimolo per noi. Consideriamo prioritario sfruttare questa possibilità per interagire ed avanzare richieste su una problematica comune, rispetto alla quale ogni organizzazione sindacale sino ad ora si è mossa individualmente.
Auspichiamo che l’incontro odierno sia un primo passo per avviare un percorso comune tra la Fiba e il Siulp, ed altri soggetti che mostreranno sensibilità e interesse rispetto a queste tematiche, che ci consenta di elaborare strategie comuni interessando tutti i soggetti: enti locali, istituzioni pubbliche e private, stimolando un approccio organico e corale per quanto attiene alla sicurezza, nello specifico alle rapine in danno agli istituti di credito.
Non fa parte della nostra cultura sindacale creare allarmismi sulle innumerevoli tematiche legate alla sicurezza che giornalmente affrontiamo. E’ nostro scrupolo e costume affrontare oggettivamente e razionalmente ogni singolo fatto o fenomeno, evitando enfasi allarmistiche e populiste, dal facile ritorno mediatico e dalla dannosa strumentalizzazione. E con questo approccio mentale, mi accingo ad analizzare i dati in nostro possesso riferiti al fenomeno delle rapine agli istituti di credito nella nostra Provincia.
Dalla disamina emerge che il dato confortante del 2001, quando si registrò nella provincia di Ravenna il minimo numero di 15 rapine, rispetto ai precedenti anni, purtroppo nel breve lasso di soli tre anni tale numero di reati è più che raddoppiato giungendo alle 32 rapine dell’anno 2004.
Fenomeno che quest’anno, se l’andamento dei primi tre mesi dell’anno, dovesse proporsi sull’intero arco dei 12 mesi avremmo sicuramente per il 2005 il maggior numero di rapine nella provincia di Ravenna, forse mai registrate in questa realtà.
Prospettiva sicuramente alquanto allarmante.
Nella nostra duplice veste di lavoratori di Polizia e sindacalisti, è nostra intenzione contribuire, senza creare allarme sociale, studiando il fenomeno al fine di proporre suggerimenti nel tentativo di limitare tali eventi criminali.
Il territorio della provincia di Ravenna, tra i più economicamente fiorenti del Paese, e con un’elevatissima presenza di sportelli bancari è fonte di notevole e comprensibile attrazione, da parte della criminalità giovanile di stampo locale.
L’elevato numero di istituti di credito presenti sul territorio, (quasi un record in campo nazionale), rende oltretutto gravoso il controllo capillare degli obiettivi da parte delle Forze di polizia.
L’attenzione delle istituzioni provinciali preposte alla sicurezza pubblica, (Forze dell’ordine, Prefettura, magistratura, Enti locali) unita alla professionalità, ed ad un impegno dei lavoratori di Polizia, pongono la realtà locale della provincia di Ravenna tra le più avanzate d’Italia in termini di sensibilità rispetto al contrasto della criminalità.
Negli ultimi anni molto è stato fatto in termini di coordinamento tra le Forze di polizia, sia nell’attività di prevenzione, fortemente voluto dalla Prefettura e dall’attuale questore dr Fulvio Della Rocca, (con il quale è attivo un tavolo - direi quasi quotidiano - per quanto attiene alle problematiche inerenti la sicurezza dei lavoratori di Polizia e dei cittadini), sia sul fronte repressivo-investigativo, grazie al lavoro sinergico delle Squadre di Polizia Giudiziaria sotto il preciso coordinamento della magistratura. Questo è sicuramente un valore aggiunto di questa nostra Provincia, rispetto alla prassi ancora prevalente in numerose altre province dove ancora si fatica a superare le resistenze dettate dall’appartenere a Forze diverse.
Questo impegno, si scontra con le politiche nazionali messe oggi in atto dalle forze dell’attuale maggioranza governativa, che in termini di risorse, impone tagli economici alla voce sicurezza, così come nella legge Finanziaria del 2005, ove non è prevista l’immissione di nuovi operatori di Polizia, né investimenti per i mezzi o le strumentazioni utili a combattere e reprimere i reati.
Un esempio su tutti: negli ultimi 5 anni gli equipaggi sul territorio nazionale intervenivano sui luoghi di reato, nello specifico durante le rapine, a bordo di un’autovettura con adeguate protezioni (abitacolo blindato). In questi giorni assistiamo ad una sorta di sostituzione (peraltro alquanto esigua) di questo tipo di vettura, che oggi circolano con una media di 200mila chilometri percorsi, con normali autovetture di serie; una comune Fiat Stilo, senza il ben che minimo allestimento o accorgimento per la sicurezza degli operatori. Una normalissima autovettura che un qualsiasi cittadino può acquistare da un concessionario Fiat, con la sola aggiunta del lampeggiante blu sul tetto, della scritta Polizia ai fianchi, e...dimenticavo della radio operativia. (Spesso cannibalizzata dalle autovetture dimesse).
Tornando al fenomeno delle rapine abbiamo osservato che, nella provincia di Ravenna, i reati di rapina avvengono mediante l’uso di armi bianche (cutter, coltelli, simil-congegni esplosivi). Episodi meno efferati rispetto alle rapine che vedono l’impiego di armi da fuoco, ma pur sempre di estrema gravità e dalle implicazioni fortemente traumatiche per le persone coinvolte (lavoratori bancari e cittadini/utenti).
Mi è capitato in questi ultimi periodi, e mi auguro siano stati solo casi isolati, recandomi in alcune agenzie di credito della provincia, che il sistema di sicurezza passiva posto all’ingresso, costituito da metal detector, risultasse inefficiente.
Non vorremmo mai che tali situazioni fossero la conseguenza di una politica di contenimento dei costi, tendente al ribasso per quanto attiene alla voce sicurezza, con un drastico calo delle difese passive, che potrebbe portare preoccupanti metamorfosi alla metodica prevalentemente usata sinora per rapinare le nostre banche, con un poco auspicabile abbandono delle armi bianche per un ritorno a quelle da fuoco.
Una vera e propria implosione del sistema sicurezza...
Il Siulp ritiene che le banche abbiano poche difese passive, suggeriamo l’incremento di quelle attuali, investendo anche nei nuovi sistemi tecnologici (lettore d’impronta registrazione digitale, maggiori telecamere collegate a nuovi apparati, un impiego dei sistemi di videosorveglianza collegati alle centrali operative delle Forze di polizia, banconi blindati, l’impiego più razionale delle guardie giurate, evitando magari di utilizzarle davanti alle sedi centrali quasi in veste di rappresentanza, ma bensì di collocarle nelle agenzie periferiche più a rischio).
E’indispensabile stilare protocolli d’intesa con le Prefetture, questure per valutare e coordinare gli interventi da attuarsi congiuntamente...” v
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