Un nuovo romanzo di Marco Vichi
articolato su quattro racconti
Marco Vichi, che nel 2004 con “Il nuovo venuto” ha vinto il premio Franco Fedeli assegnato dal Siulp per il miglior poliziesco, non ci propone un romanzo con il commissario Bordelli, personaggio ormai noto alla platea dei lettori, ma una raccolta di racconti (Perché dollari?, Guanda, 2005, pp. 253, 14 euro).
Vichi riesce a non farci rimpiangere il romanzo. Nei quattro racconti che compongono il libro, la sua scrittura riesce, in un crescendo di tensione, a coinvolgere il lettore e a immedesimarlo totalmente nei personaggi.
Beninteso, Bordelli non è scomparso. Il primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, lo vede ancora protagonista di una storia dell’immediato dopoguerra. L’arco di tempo da quest’ultimo ai giorni nostri è scandito dalle altre tre vicende raccontate da Vichi. Vicende che, per la trama avvincente, i personaggi caratterizzati da una forte introspezione, unitamente al tema sempre caro a Vichi della Resistenza, rappresentano un’epoca e riflettono la società contemporanea.
Nel primo racconto esce un Bordelli inedito impegnato a fare i conti con una scelta che lo contrappone ai propri principi morali.
In Reparto macelleria Vichi ci mette di fronte a un uomo che racconta, a distanza di anni, di essere stato tenuto prigioniero per un mese dai fascisti. Il protagonista descrive le torture subite e gli anni vissuti con il desiderio di rintracciare il proprio aguzzino. Ma quello che potrebbe essere una storia di vendetta, si capovolge in un finale a sorpresa. Nonostante la crudezza delle scene descritte l’autore è riuscito a non banalizzarle con scene horror, ma inducendo il lettore a riflettere sull’importanza di non dimenticare gli errori del passato.
Ne Il portafoglio il protagonista, un banale, abitudinario, onesto ragioniere, vive una storia irreale, un crescendo di equivoci che, come un gorgo, lo trascinano in una situazione grottesca. La narrazione viaggia con uno stile capace di accrescere l’ansia del lettore calandolo progressivamente nell’atmosfera della narrazione. Di ottimo spessore narrativo è anche Tradimento, la storia di un carabiniere infiltrato in un’organizzazione criminale. Quest’ultimo scalerà i gradi della stessa organizzazione fino al vertice, ma si troverà improvvisamente invischiato in una storia privata di amicizia e simpatia. Il conflitto interiore del protagonista scandisce il procedere del racconto che culmina in un finale amaro.
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Bordelli ha creato me
Perchè la decisione di pubblicare dei racconti, di cui solo uno ha per protagonista Bordelli, ti stai staccando dal personaggio che hai creato?
In realtà è lui che ha creato me. (A parte gli scherzi, non ho mai la sensazione di creare un personaggio e la sua storia, ma di scoprirla). La decisione di pubblicare dei racconti (in accordo con l’editore, ovviamente) viene soprattutto dal fatto che sono affezionato a quei lavori, per motivi tutti personali. E poi mi sembravano abbastanza buoni da poter essere pubblicati (a differenza di altri che non mi piacciono più).
Ma per rispondere più precisamente alla domanda: non mi sto staccando del commissario Bordelli. Ho sempre scritto cose molto diverse tra di loro, e fra queste una è Bordelli. In mezzo a tutte le pagine che ho scritto (a partire da quando ho cominciato a farlo con una certa determinazione) questo personaggio rappresenta una piccola percentuale. Non mi stacco, cerco di proseguire il cammino.
Per “Reparto macelleria” ti sei ispirato a una storia realmente accaduta, come hai vissuto la sua stesura?
Questo racconto è rimasto fermo a metà per almeno un anno. Sapevo cosa sarebbe successo nelle pagine successive, ma non sapevo come raccontarlo. Il bellissimo e terribile libro di Luciano Bolis, Il mio granello di sabbia, mi ha sbloccato. E’ la storia vera della cattura e delle torture subite per mano dei fascisti, durante la Repubblica di Salò. E’ un libro agghiacciante, che per qualità e forza paragono a Se questo è un uomo. Tutti lo dovrebbero leggere.
Quali sono i tuoi riferimenti letterari e cosa stai leggendo adesso?
I miei riferimenti letterari sono tutti gli scrittori che mi hanno cambiato lo sguardo sulle cose, da Omero alla tragedia greca, da Sant’Agostino a Dante, da Lermontov a Dostoevskij, e poi Cechov, Tolstoij, Bulagakov, Melville, Canetti, Durrenmatt, Leopardi, Primo Levi, Svevo Fenoglio, Bukowski, John Fante, Joe Lansdale e molti altri.
Ultimamente ho letto due libri secondo me davvero belli e con una scrittura nuova: Pessimi segnali di Enzo Fileno Carabba (Marsilio) e Senza re, né regno di Domenico Seminerio (Sellerio).
(Intervista a cura di Simona Mammano)
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