Nicola Maria Pace, Procuratore generale di Trieste, coordina un pool investigativo specializzato sul contrasto all’immigrazione clandestina; grazie anche alla collaborazione della Polizia slovena, ha permesso di sgominare negli ultimi anni la strutturata rete delle organizzazioni transnazionali che gestivano il traffico di cinesi in passaggio alla frontiera nord-est. Al dottor Pace abbiamo rivolto alcune domande.
Come è organizzata l’immigrazione clandestina dei cinesi?
Bisogna dire che le organizzazioni che gestiscono il traffico sono dotate di grande duttilità e di un’enorme capacità di adattamento. Ogni volta che una strada si fa meno accessibile, si riciclano su un’altra rotta.
Noi abbiamo condotto anni di indagini e, grazie anche a migliaia di intercettazioni telefoniche e alla fruttuosa collaborazione delle Forze dell’ordine slovene, abbiamo smantellato 80 organizzazioni transnazionali e intercettato 1.100 trafficanti. In questo lavoro non abbiamo solo mirato a colpire l’ultimo anello della catena migratoria – l’immigrato clandestino o il semplice passeur – ma abbiamo cercato di individuare la rete nella sua globalità. Oggi, possiamo dire che il flusso migratorio in passaggio dal Carso si è praticamente interrotto. Se si pensa che fino al 2000-2001 al confine italo-sloveno si registravano 35mila transiti clandestini ogni anno, si vede come il risultato è tutt’altro che trascurabile.
Ora sembra che i cinesi utilizzino la rotta del Mediterraneo, via Malta…
Sì, gli ultimi avvenimenti mostrano che in questo momento la rotta si è spostata più a sud. Si tratta di quell’adattabilità alle variabili di mercato e alle condizioni esterne di cui ho già detto. Per quanto ci riguarda, abbiamo già messo a disposizione delle Procure siciliane interessate da questo traffico le nostre conoscenze e i dati di cui disponiamo. In questi anni di lavoro, abbiamo creato due banche dati specialistiche con foto e nomi di gran parte delle persone coinvolte nel traffico, che possono risultare assai utili a chi indaga sul caso.
Ma come avviene il reclutamento e lo sbarco?
Gran parte dei clandestini cinesi proviene dalla stessa zona: le due province costiere meridionali dello Zhejiang e del Fujian. Da qui i candidati all’ingresso illegale in Italia vanno in aereo a Mosca o a Kiev e attraversano poi su strada tutta l’Europa orientale. Fino al confine sloveno, è la stesso gruppo – magari avvalendosi dell’ausilio di soggetti locali – a gestire il viaggio. Per passare il confine nel Carso, entrano in gioco gli sloveni. Nel 2000, abbiamo identificato un gruppo di 16 organizzazioni collegate con un vertice unico, costituito dal cittadino cinese Xu Bailing e dallo sloveno Josip Loncaric. Li abbiamo fatti arrestare dalle autorità slovene, anche se poi sono stati liberati per un vizio di forma e al momento sono latitanti.
È vero che in alcuni casi l’immigrato viene “acquistato” dall’organizzazione?
L’immigrazione clandestina proveniente dalla Repubblica popolare cinese presenta, rispetto a quella originaria di altri Paesi, questa specificità: il viaggio si paga alla fine. Avviene così che il denaro sia anticipato dall’organizzazione, che ha poi diritto di vita e di morte sull’immigrato.
Di norma, quest’ultimo è tenuto sequestrato finché non avviene il pagamento, che può essere effettuato tanto dalla famiglia quanto da soggetti estranei. Abbiamo trovato diversi individui che sono stati venduti dalle reti del traffico a singoli imprenditori. I quali, per rifarsi della spesa, li facevano lavorare in condizioni schiavistiche anche anni.
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