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giugno/2005 - Interviste
Polizia
"La nostra organizzazione contro il crimine" - Intervista al prefetto Nicola Cavaliere
di Intervista a cura di Paolo Andruccioli

Il prefetto Nicola Cavaliere
spiega le funzioni e gli obiettivi strategici
della Dac, la nuova Direzione
Anticrimine Centrale. Parliamo anche del
“Polo Tuscolano” che raccoglie tutte
le strutture d’investigazione più avanzate


Incontriamo il prefetto Nicola Cavaliere un sabato mattina di una giornata romana di sole. Ci riceve nei nuovi locali della Polizia di Stato nella Capitale, sulla via Tuscolana, proprio di fronte agli storici edifici cinematografici di Cinecittà. La nuova struttura è concepita con i criteri architettonici più avanzati e raccoglie le sezioni più importanti della Polizia: la Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere, l’Antiterrorismo (Ucigos), la Direzione Centrale della Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e dei Reparti Speciali e la “D.A.C.”, la nuova Direzione Centrale Anticrimine la cui direzione è affidata appunto al prefetto Cavaliere. Per la Polizia si tratta di un passaggio organizzativo molto importante.

E’ la prima volta che i servizi più importanti vengono concentrati in uno stesso sito e risulta anche una novità la nuova Direzione anticrimine. Cominciamo quindi da una introduzione alla nuova struttura. In cosa consiste?

La struttura di cui parliamo sarà, anzi lo è già, la nuova Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato (Dac), che riunisce tre servizi che già operano sul territorio da diversi anni. In particolare: il Servizio Centrale Operativo, che costituisce il gruppo di Intelligence centrale della Polizia italiana; il Servizio di Polizia Scientifica, attivo da oltre cento anni e di cui tutti ormai conoscono la professionalità; il Servizio Controllo del Territorio, un servizio forse poco conosciuto che si occupa di tutti gli aspetti della prevenzione del crimine e che dispone di reparti e sezioni dislocate su tutto il territorio nazionale. Dispone di 1.200 uomini altamente qualificati per effettuare attività di controllo del territorio, bonifiche e quant’altro possa essere di supporto agli organi investigativi nel momento squisitamente operativo.

Ci può fare un esempio di quest’attività?

Parliamo di un fatto concreto, come esempio: la Squadra Mobile di Palermo ha recentemente effettuato un’operazione di Polizia giudiziaria con l’esecuzione di circa cinquanta provvedimenti di cattura. Noi della Dac li abbiamo affiancati e supportati con molte autovetture - a seconda delle esigenze - con a bordo personale del Reparto prevenzione crimine “Sicilia” che si muove con mezzi veloci e con personale in divisa. Contribuiamo all’operazione di Polizia giudiziaria in modo da poter isolare il quartiere se ce ne fosse bisogno, fare un blocco stradale, ispezionare un edificio, in modo da rendere appunto visibile l’azione di Polizia e nello stesso tempo dare tranquillità al personale investigativo che dovrà fare altro.

Sulla stampa, al momento della presentazione pubblica della nuova Direzione anticrimine, la Dac è stata paragonata all’Fbi americana. E’ un paragone corretto?

Si è detto che questa è una nuova struttura che si avvicina al Federal Bureau of Investigation. Noi non abbiamo né favorito né criticato questo paragone. Come concetto ci potremmo infatti anche essere, nel senso che i due Uffici svolgono un’attività qualificata di intelligence e si interessano principalmente di criminalità organizzata, di gravi reati e quindi di associazioni criminali operanti sia a livello nazionale che transnazionale. Tra la Polizia italiana e l’Fbi esiste un rapporto di collaborazione ormai ultraventennale. Non a caso, nei giorni scorsi ho firmato con il Vice Capo dell’Fbi un memorandum d’intesa per lo scambio di investigatori esperti nella lotta alle organizzazioni criminali transnazionali. Ma ci sono delle distinzioni fondamentali rispetto all’Fbi americana: tra le loro competenze c’è anche l’attività antiterrorismo,mentre noi della Dac non ci interessiamo di terrorismo se non nei casi in cui le organizzazioni criminali rivestano anche connotazioni eversive. In più la Polizia Federale americana - e questo si può verificare in miliardi di film e filmetti che sono in circolazione - agisce solitamente per reati in via esclusiva, senza condividere nulla con la Polizia locale. Siamo abituati a vedere i film in cui lo sceriffo viene lasciato fuori dalle indagini dagli investigatori dell'Fbi: “ Questo è un reato federale” - è la battuta ricorrente – “e ce ne occupiamo noi”.
Noi invece, con la Dac, vogliamo fare esattamente il contrario. Se cominciamo cioè un’indagine di iniziativa su Treviso, tanto per fare un esempio, partiremmo con la nostra indagine a livello centrale, ma la condividiamo obbligatoriamente, sempre e per regola, con l’organo investigativo locale, cioè con la Squadra Mobile. In altre parole: noi non andremo mai a fare indagini in esclusiva, o - tra virgolette - segrete, senza condividerle con il territorio dove queste indagini si dovranno sviluppare. Queste sono le distinzioni principali.
In conclusione, questa Direzione avrà una connotazione servente rispetto alla periferia, una Direzione che si metterà a disposizione con l’alta professionalità del personale e le tecnologie all’avanguardia. Si metterà al servizio delle Squadre Mobili periferiche, da Milano a Palermo, da Trieste a Nuoro e lo farà fornendo mezzi, tecnologie e controllo del territorio, quindi con i tre Servizi che si vanno ad integrare, ad unire alle Forze locali, migliorando ed intensificando la spinta investigativa.

Quindi si tratta di una struttura di sostegno e non di sostituzione?

Esatto, di sostituzione mai. Sostegno senz’altro, ma anche con indagini d’iniziativa o delegate dall’Autorità giudiziaria, però sempre condivise con il territorio dove si andranno a sviluppare. Le faccio un esempio: lo Sco inizia un’indagine su un grosso latitante di Lecce perché magari nell’attività quotidiana è emerso uno spunto investigativo interessante. Si tratta quindi di un’indagine di iniziativa, cioè né delegata, né sorta sul territorio. L’Ufficio centrale si sposta sul territorio operativo e inizia l’indagine che svilupperà assieme alla Squadra di Lecce e d’intesa con la magistratura locale.

Quale il rapporto che la Dac avrà con le altre strutture?

La Dac è una Direzione esclusivamente della Polizia di Stato, quindi mi occuperò del coordinamento delle strutture investigative e di controllo del territorio della Polizia di Stato. Per quanto riguarda invece il coordinamento con le altre Forze di Polizia ricordo che rimane fermo il ruolo della Direzione Centrale della Polizia Criminale, la cui connotazione, con l’uscita dei tre Servizi confluiti nella Dac, è ormai totalmente interforze.

Quindi il rapporto con altre strutture dipenderà dai casi, giudicandole di volta in volta?

Un rapporto ordinario, di buon vicinato; è chiaro che nel momento in cui si avvia un’indagine su un determinato territorio, il Capo della Mobile di quel territorio andrà a verificare se ci sono contrapposizioni di indagine, se ci sono accavallamenti, ecc, come sempre si è fatto.

Lei ha detto che, a differenza dell’Fbi, la Dac non si occuperà di terrorismo, perché?

Non è esattamente così: mentre tra i compiti previsti per l’Fbi il terrorismo è compreso, per quanto concerne la mia Direzione non è previsto, perché la Polizia di Stato ha una Direzione Centrale, comunemente chiamata Ucigos, che si occupa di antiterrorismo.
E’ chiaro che nel momento in cui il direttore dell’Ucigos mi dice che si ipotizza che in questa o quella città esiste una cellula (che sia di terrorismo interno o internazionale) che si avvale anche di elementi della criminalità comune, ecco che andremo a lavorare insieme, occupandoci in quell’occasione anche noi di terrorismo.

Lei ha parlato di reati gravi e di organizzazioni criminali...

Certo, in ogni provincia ci sono le Squadre Mobili che seguono tutte le attività criminali, sia di piccolo cabotaggio che di grande spessore. Noi dobbiamo agire soprattutto sulla qualità dell’indagine e soprattutto sulle grosse organizzazioni. Questo non vuol dire che trascureremo le bande di malviventi che fanno rapine in banca a Treviso o a Padova, perché di quelle si occuperanno le Squadre Mobili di Treviso o di Padova che sono in condizione di sviluppare le indagini in modo adeguato.

Per fare un esempio: vi occuperete di “Unabomber”?

“Unabomber” è un classico per noi, è un delitto seriale, quindi noi siamo su Venezia da sempre, sia con investigatori, sia con unità specializzate della nostra Polizia Scientifica. In particolare con l’Uacv, l’Unità di Analisi sul Crimine Violento, che si occupa proprio di delitti seriali e che sta lavorando a Venezia già da molto tempo.

Quindi, a proposito di omicidi seriali, il rapporto con l’Uacv come sarà?

L’Uacv fa parte della nostra struttura, è inserita nel Servizio di Polizia Scientifica ed è proprio qui in questo palazzo, al piano di sotto.
Ecco perché all’inizio ho parlato di riorganizzazione storica del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, proprio per questa peculiarità: per la prima volta nella storia della Polizia, abbiamo un polo dove tutte le realtà di massimo livello della Polizia di prevenzione e della Polizia investigativa sono nello stesso stabile – La conseguenza immediata è quindi una rapidità di rapporti, una velocità di incontro e di coordinamento interno e soprattutto la possibilità di esprimere al massimo livello l’altissimo pregio dei laboratori della Polizia Scientifica, le cui potenzialità sono veramente enormi.

Lei prima ha parlato di 1.200 uomini: dipendono tutti da lei?

Certo, dal Servizio Controllo del Territorio, che è uno dei tre Servizi della Dac. I milleduecento uomini sono dislocati dal Piemonte alla Sicilia: in Reparti, che hanno un organico più consistente, ed in Sezioni distaccate, con numero inferiore di uomini. Agiscono su input nostro sui territori, non tanto di competenza ma dove c’è necessità, avendo la possibilità di muoversi rapidamente con macchine veloci che hanno in dotazione, quali le Bmw e le Subaru.

Sembra di capire che la nuova Direzione avrà compiti molto flessibili.

Più che flessibili; direi che la riunione dei Servizi ha contribuito anche a velocizzare l’impiego, il rapporto... Le faccio un esempio: stamattina viene il Capo della Mobile di Milano e ci informa di una attività investigativa che si sta concludendo in Lombardia. Nel momento stesso in cui rappresenta questo riscontro positivo, noi siamo in condizioni, in pochissimi minuti, di riunire intorno al tavolo il Direttore della Polizia Scientifica, il Direttore dello Sco e il Direttore del Servizio controllo del territorio e dire: bene, cosa ti serve? Ti servono visori notturni? Bene, ti servono cineoperatori per riprendere la scena? E la Polizia Scientifica fa il suo ruolo. Ti serve personale specializzato per l’analisi del traffico telefonico? E abbiamo il Servizio Centrale Operativo. Ti servono 50 pattuglie per circondare la zona e garantire agli operatori impegnati di lavorare in completa sicurezza? Praticamente noi, in pochi minuti, siamo nelle condizioni di mettere a disposizione del Capo della Mobile di Milano tutto un apparato che sicuramente a Milano non avrebbe e che invece siamo in condizioni di fornirgli nello stesso momento in cui ci vediamo.

Lei ha parlato di “intelligence” che mi pare non ha nulla a che vedere con i Servizi?

No, non c’entra niente. Quando parlo di intelligence parlo di investigazione ad altissimo livello, di indagini sofisticate svolte con personale altamente qualificato che si avvale di strumenti e di tecnologie veramente all’avanguardia, come quelle di cui dispone la Polizia Scientifica.

Ci può già accennare ad alcuni casi?

Noi siamo giovani come Direzione, ma non come attività. Siamo presenti in Veneto, a Palermo per le indagini per la cattura di Provenzano, ma siamo presenti in altre città italiane dove si stanno sviluppando indagini di alto livello per catturare latitanti e per contrastare la criminalità organizzata. Ho citato “Unabomber” e Provenzano, ma ci sono molte altre città in cui siamo presenti perché stiamo lavorando e che non è il caso di citare in questo momento.


Nella foto: il Prefetto Nicola Cavaliere

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