Nell’appuntamento di Roma, organizzato
dalla nostra rivista e da Quaderni Radicali, si è
svolta una riflessione sui temi che riguardano
l’ordine pubblico. Nel prossimo numero
pubblicheremo ampi stralci
degli interventi più significativi
Sicurezza e libertà. Ecco un binomio che potrebbe apparire superficiale, vagamente inconciliabile. La sicurezza, portata all’estremo, certo può appannare (se non oscurare del tutto) i sacrosanti principi di libertà.
Questo giornale (e le altre testate da cui ha avuto origine, che ci videro in primo piano su questo e su altri temi importanti) si è sempre battuto perché le Forze di polizia, nel garantire la sicurezza a tutti i cittadini, non andassero ad intaccare i diritti inalienabili dei cittadini.
Difficile, dicevamo, ma non impossibile coniugare i due termini. Non impossibile anche perché, con la Riforma della Polizia del 1981, gli stessi operatori della sicurezza hanno sentito l’obbligo, l’impegno, il dovere, di non prestarsi ad operazioni che in qualche modo suonassero ad offesa dei diritti della collettività.
Un impegno, il loro, certamente confortato da un diverso contesto normativo e sociale in cui operano.
Il nostro, per scendere un po’ nel dettaglio, è un Paese che registra un bilancio preoccupante per tutti i fenomeni delinquenziali, vecchi e nuovi; per la microcriminalità (in particolare) che vede, e non solo nei territori del Sud Italia, un intensificarsi preoccupante di fatti di sangue, compresi quelli che rappresentano il frutto di spietate guerre fra gang rivali.
Se a ciò aggiungiamo la massiccia presenza... operativa di stranieri provenienti dall’Est Europa, che sembrano trovare nel nostro già martoriato Paese, il terreno fertile per i loro reati, si può ben comprendere come “sicurezza” diventa un termine valido, ma faticosamente perseguibile. Lo stesso ministro dell’Interno Pisanu, ha sentito la necessità di sottolineare, parlando alla Festa della Polizia di Stato, che un reato su due viene commesso da stranieri, i cui flussi irregolari sembrano non arrestarsi.
In tale quadro, certo non confortante, qualcuno (pochi per fortuna) si affanna ad invocare il concetto di Metternich: “Legge ed ordine” (tradotto in lingua inglese per una serie televisiva di successo). Ed ecco, quindi, che si torna a parlare di “certezza della pena”, di “pene più pesanti”.
Certo, talune sentenze dei giudici lasciano perplessi, sconcertati, a volte indignati. Ma tant’è: la Giustizia, quella con l’iniziale maiuscola, viene esercitata dagli uomini, con le contraddizioni e le ombre che ciò conporta. Sembra che taluni si sentano attratti dal “mito dell’ordine”, come unico antidoto al dilagare della criminalità. Una vocazione, questa che è più frutto di uno stato d’animo esasperato che di una seria riflessione storico-culturale.
Per questo (ma non solo per questo) il nostro giornale, unitamente a “Quaderni Radicali”, ha organizzato un Convegno dal titolo “Sicurezza e libertà - I nuovi problemi dell’ordine pubblico”.
Un Convegno che si è svolto a Roma e che ha visto la partecipazione di qualificati esponenti del Parlamento, delle Forze di polizia, di docenti universitari, di sindacalisti della Polizia, di magistrati.
Dopo un breve preambolo del nostro direttore Paolo Andruccioli, del giornalista Pier Vittorio Buffa e del direttore di “Quaderni Radicali” Giuseppe Rippa, sono intervenuti: Claudio Giardullo (segretario generale del Silp-Cgil), l’on. Giorgio Benvenuto, Ennio Di Francesco, Francesco Forleo, il prefetto Carlo Mosca (Capo gabinetto al Viminale), Maurizio Navarra (esperto di intelligence e sicurezza), il magistrato Marco Pivetti, Rita Parisi del Siulp Emilia-Romagna, Massimiliano Valdannini del Siulp Roma, l’ammiraglio Falco Accame.
Nel prossimo numero della rivista, daremo ampio spazio al Convegno riportando gli interventi più significativi.
Nella foto da sinistra: Francesco Forleo, Giuseppe Rippa, Paolo Andruccioli, Pier Vittorio Buffa
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