Il forte aumento
di scontri e violenze legati
alle partite di calcio
evidenzia - come ha sostenuto il ministro
dell’Interno Pisanu - la necessità di nuove
misure a “tolleranza zero”
“In occasione delle partite di calcio Lazio-Livorno, Palermo-Messina, Perugia-Ternana e Cavese-Juve Stabia si sono viste all'interno e all’esterno degli stadi barbarie di ogni genere che hanno duramente impegnato le Forze dell'ordine. Alla fine della giornata si sono registrati 17 arresti in flagranza, 259 denunce a piede libero e, purtroppo, il ferimento di ben 85 operatori delle forze dell’ordine. È un bilancio intollerabile. Debbo ribadire che se le circostanze mi costringessero a scegliere tra l’incolumità degli operatori di Polizia e la presenza del pubblico alle manifestazioni calcistiche, non esiterei un istante a far chiudere gli stadi più a rischio”. Con questa dura dichiarazione, rilasciata all’indomani degli incidenti di domenica 10 aprile, il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, ha evidenziato il clima incandescente di una stagione calcistica, dominata da ripetuti scontri con le Forze dell’ordine e tra le opposte tifoserie. Una stagione segnata da un grande ritorno della violenza, da episodi di razzismo, da partite sospese per intemperanze del pubblico. Basta ricordare due incresciosi avvenimenti accaduti nei match delle coppe europee. Nella Champions League, il 15 settembre 2004 all’Olimpico, la partita Roma-Dinamo Kiev venne interrotta alla fine del primo tempo, dopo che un oggetto (presumibilmente una moneta) aveva colpito alla fronte l’arbitro svedese Frisk e il 12 aprile 2005, allo stadio Meazza, il derby Inter-Milan è stato fermato al 75’ dopo che un fumogeno aveva colpito il portiere rossonero Dida e non è più ripreso per il continuo lancio di oggetti e fumogeni in campo. Purtroppo, anche nei campionati di serie A e B, l’elenco di gesta teppistiche, dentro e fuori gli stadi, è lunghissimo, dal derby Roma-Lazio del 2004 sospeso su pressione dei gruppi ultras per una notizia falsa (la morte di un ragazzo) a quello Lazio-Roma del gennaio 2005 , funestato da incidenti all’esterno dell’Olimpico, nella curva nord dei tifosi laziali sono state esposte due svastiche, croci celtiche e striscioni inneggianti al fascismo. Fino alle scazzottate e agli arresti dopo Verona-Perugia, del 13 maggio, una partita funestata da cori razzisti per tutta la gara contro un giocatore ospite.
L’ultimatum del responsabile nazionale dell’ordine pubblico ha portato ad una nuova circolare "esplicativa" contenente indicazioni per i questori che vanno dall’apertura dei cancelli parecchie ore prima dell’inizio per la "bonifica" di Polizia fino all’ipotesi estrema di chiudere gli stadi, di non far disputare l’incontro. In caso di incidenti prima della partita, nelle stazioni ferroviarie o sulle autostrade, il questore può decidere di non far giocare la partita se ritiene che non vi siano le condizioni di sicurezza. Anche se ci sono incidenti sugli spalti o fuori dallo stadio, il responsabile delle Forze dell’ordine può far sospendere la partita. In caso di lancio ripetuto di fumogeni o di altri oggetti, l’arbitro deve fermare il gioco. Insomma nuove misure “ a tolleranza zero” per contrastare il fenomeno degli incidenti legati ai match di calcio che aveva avuto un’attenuazione nella stagione 2003/2004 prima dell’attuale pesante recrudescenza. Finora aveva svolto un ruolo importante l’introduzione dell’arresto in flagranza differita entro le 36 ore dal fatto. Una legge che aveva evitato alle Forze dell’ordine inutili interventi tra la folla ed ha permesso di isolare i facinorosi e diminuire gli episodi di violenza. La legge 88/2003 tracciava la possibilità per il prefetto di spostare le manifestazioni sportive, per urgenti e gravi necessità pubbliche connesse allo svolgimento delle stesse, o di vietarle, per tutelare l’ordine pubblico, in situazioni di grave turbativa. Tuttavia il lungo rapporto tra governi e gruppi ultras è una lunga sequela di leggi assai repressive che fanno diminuire gli incidenti nei sei-nove mesi dall’entrata in vigore ma che poi vengono svuotate d’efficacia in mancanza di un progetto complessivo. Il primo morto in uno stadio è stato il tifoso laziale Vincenzo Paparelli, colpito da un razzo in curva, nell’ottobre 1979, durante il derby. Venticinque anni dopo, i giocatori (e i tifosi avversari) continuano a essere colpiti da razzi e petardi. Sebbene nel 2003 sia stata introdotta una nuova fattispecie di crimine specifico, il “possesso di artifizi pirotecnici”, in ambito di manifestazioni sportive. Una norma spesso vanificata, che prevedeva l’arresto e un’ammenda. Da un lato c’è l’intento di proseguire con le misure di interdizione ai tifosi ritenuti colpevoli. Proibire l’ingresso allo stadio per tre-cinque anni a questi cattivi soggetti è una misura che ha dato buoni risultati sia in Gran Bretagna che in Germania. Anche se l’hooligan interista, il lanciatore del razzo che ha colpito Dida, era già stato processato e condannato per il motorino lanciato dal secondo anello della curva, durante la partita Inter-Atalanta del 6 maggio 2001, ma con la condizionale non ha fatto neanche un giorno di prigione. Tuttavia, per fermare la violenza non bastano le sole misure di ordine e sicurezza pubblica, ma occorre anche il contributo delle stesse società. Ci vuole un’assunzione di responsabilità da parte di tutti i protagonisti dello spettacolo sportivo. I club, i giocatori che vanno in campo, il mondo dell’informazione, le associazioni di tifosi che hanno il dovere di diffondere una cultura dello sport quale strumento di pace e di sereno confronto. Spesso invece programmi televisivi e giornali alimentano una cultura del sospetto, della malafede, “della sudditanza psicologica” che porta a ritorsioni e vendette.
Per il prefetto di Roma, Achille Serra “l’obiettivo finale, nel tempo, è togliere le Forze dell’ordine da dentro lo stadio. Se i gruppi di mascalzoni vanno allo stadio per creare violenza, soprattutto nei confronti delle Forze dell’ordine, l’obiettivo deve essere togliere le Forze dell’ordine all’interno dello stadio e lasciarle all’esterno. Lo si può fare se dentro lo stadio c’è personale di controllo, delle società sportive, in contatto con le Forze dell’ordine”. Attualmente c’è uno spreco di risorse straordinario. Ogni domenica diecimila uomini delle forze dell’ordine sono impiegati intorno ai campi di calcio. Si sta facendo largo l’idea di “imitare il modello inglese” con la presenza di steward sulle gradinate, pagati dai club, ossia personale professionalmente istruito per garantire l’ordine pubblico all’interno degli impianti. Le loro competenze sarebbero: mantenere libere le vie di fuga, promuovere un clima di fair play, arginare e segnalare intemperanze del pubblico, far rispettare le leggi sulle manifestazioni sportive. Insomma si dovrà creare un clima di civiltà negli impianti. Un altro aspetto importante per arginare la violenza sarà l’adeguamento degli stadi. Il Coni investirà 2,5 milioni di euro per l’adeguamento dello stadio Olimpico alle norme antiviolenza. Saranno installati i lettori elettronici dei biglietti, migliorato l’ingresso dei mezzi di soccorso e antincendio, innalzato il divisorio dell’ultimo anello per evitare i lanci verso l’esterno.
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Un nuovo decreto legge
Il 30 giugno scadrà l’efficacia dell’arresto in differita, una misura di carattere temporaneo che ha ottenuto però buoni risultati. Il governo intende riproporla all’interno di un pacchetto più ampio di norme volte a contrastare il fenomeno della violenza negli stadi. Dovrebbero diventare obbligatori la videosorveglianza e i biglietti nominali, i tornelli agli ingressi per consentire solo accessi individuali e probabilmente anche i metal detector.
Nelle scorse settimane l’Autorità Garante per la Privacy ha stabilito che possono essere utilizzati impianti di videosorveglianza sia all’interno che all’esterno degli stadi. La previsione riguarda solo gli impianti sportivi di capienza superiore alle diecimila unità e le immagini non potranno essere conservate per più di una settimana. Per quanto riguarda i biglietti, sarà possibile acquistarli solo presentando un documento d’identità. E dal tagliando sarà possibile risalire al suo possessore.
Sono ancora allo studio delle misure per i minorenni e per chi acquista l’ingresso per regalarlo a un amico. Anche su questo argomento il Garante ha dato l’assenso ponendo forti condizioni ai club che dovranno indicare il responsabile della conservazione e del trattamento dei dati, i soggetti che hanno accesso alle informazioni, l’eventuale intreccio tra banche dati e società calcistiche.
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Stadi senza barriere
In maggio, a Udine, si è parlato di questo progetto-pilota in un convegno che ha visto la partecipazione di funzionari di polizia, giornalisti, esperti della Lega Calcio. I tifosi bianconeri si sono comportati molto bene negli ultimi tre anni e il club, in collaborazione con la Questura, sta addestrando degli steward da utilizzare in tribuna. Lo stadio Friuli sarà il primo impianto d’Italia a eliminare le divisioni tra lo stadio e il campo ma resteranno alcune recinzioni divisorie, a protezione della tribuna riservata ai tifosi ospiti.
Negli altri impianti, invece, verranno prossimamente installate delle barriere mobili, in materiale incombustibile, di altezza compresa tra 1,10 e 2,20. E sono previsti anche dei fossati tra le tribune e il campo. Nel lungo periodo è stato invece definito il progetto stadio sicuro, che ha l’obiettivo di rendere il tifoso protagonista dell’evento sportivo e della propria sicurezza, attraverso vari programmi che vanno dall’innalzamento dello standard di sicurezza degli stadi al coinvolgimento delle tifoserie nell’organizzazione delle gare, dalla riorganizzazione dei servizi di ordine pubblico alla disposizione di nuovi strumenti normativi. L’obiettivo è la candidatura italiana agli Europei di Calcio 2012.
Ci vorranno stadi moderni e sicuri, con posti soltanto a sedere e numerati, ma anche un comportamento corretto degli spettatori, i primi a scagliarsi contro le intemperanze e le follie dei cosiddetti ultras.
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L’Osservatorio sulle manifestazioni sportive
Dopo la stagione calcistica 2000/2001 in cui si registrarono gravissimi incidenti - tra cui la morte del tifoso del Messina, Antonino Currò, colpito da una bomba carta durante il derby col Catania - il governo emanò una nuova legge per combattere la violenza negli stadi e decise di istituire un Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive con l’intento di prevenire le partite a rischio e migliorare il clima di tensione tra gli ultrà e i rappresentanti delle Forze dell’ordine. In Italia sono più di trecento i gruppi ultras su tutto il territorio nazionale per un totale di circa sessantamila.
Ogni anno, generalmente a settembre, viene pubblicato il Rapporto che descrive e analizza il fenomeno della violenza negli stadi, riportando i dati di tifosi e Forze dell’ordine contusi negli scontri, evidenziando l’opera di prevenzione, le tendenze principali dell’anno e i risultati raggiunti. La struttura, incardinata nel Dipartimento della Pubblica sicurezza, è diretta dal dottor Francesco Tagliente.
L’attività dell’Osservatorio, inoltre, si prefigge di monitorare periodicamente ogni episodio di violenza sportiva e si occupa della gestione delle tifoserie, attraverso la movimentazione dei Reparti di agenti di Pubblica sicurezza e la verifica delle condizioni di sicurezza e di rispetto delle norme degli impianti sportivi.
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