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Aprile-Maggio/2005 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Vaticano
Un capitolo della storia di Roma
di Ugo Rodorigo

Il 16 aprile 2005 il cardinale Joseph Ratzinger aveva festeggiato il suo 78° compleanno. Il giorno seguente aveva presieduto in San Pietro la Messa per propiziare l’elezione del nuovo romano Pontefice; la stessa sera entrava in conclave.
Fin dal 1981 era arrivato in Vaticano, un porporato rimasto a fianco di Karol Wojtyla per oltre venti anni. Questo “grande inquisitore” è in realtà un uomo mite e semplice che avrebbe voluto dedicarsi alla scrittura di qualche libro dopo anni di lavoro.
I capelli candidi, occhi azzurri, aveva seguito con grande sensibilità e commozione i funerali del caro amico Giovanni Paolo II. Un uomo che mira all’essenziale della fede dei devoti più semplici, quelli che non appaiono nelle foto dei giornali o nelle immagini delle tv. Per difendere la fede dei semplici, il cardinale Ratzinger aveva detto “no” al sacerdozio femminile, al matrimonio dei sacerdoti e, pur difendendo la omosessualità, non aveva riconosciuto la legalità delle coppie gay. Non ha condiviso la messa spettacolo e pur riconoscendo il diritto di ogni individuo di formarsi opinioni personali, ritenne che la Chiesa debba dire ai fedeli quali sono le opinioni che corrispondono alla fede.
Da sempre favorevole a una curia semplificata, riconosce che in Occidente la Chiesa si sta indebolendo per quanto sta avvenendo anche nel sacerdozio. Ne ha fatto cenno anche durante la Via Crucis del Venerdì Santo per stimolare la reazione, per rafforzare una fede ormai stanca.
Nato a Marktl in Baviera, a 16 anni, da seminarista, venne chiamato alle armi. A guerra finita studia teologia, poi ordinato sacerdote si dedica all’insegnamento. Viaggia, scrive libri e, nel 1977, Paolo VI lo nomina vescovo di Monaco. Dopo quattro anni viene chiamato dal nuovo papa Giovanni Paolo II in Vaticano.
Ora, con la sua elezione a Pontefice con il nome di Benedetto XVI, proseguirà la lunga permanenza romana. Il nome voluto dal nuovo Papa è il riconoscimento e l’approvazione per quanto fatto da Papa Benedetto XV, eletto nel 1914 quando gravava sull’Europa il primo grande conflitto mondiale e vari paesi europei abbracciavano un certo “modernismo” con una libera interpretazione del dogma religioso e della personalità del sacerdote, atta a minare la compattezza della Curia romana.
Fu Benedetto VX che, con una “Ad Beatissim” ,tracciò il programma della Chiesa di fronte all’Europa in guerra. La guerra era conseguenza di disordine morale e sociale e soltanto la Chiesa, neutrale, poteva esercitare una funzione equilibratrice e di arbitrato.
Fu fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e operò per attutire gli urti con lo Stato italiano. Questo è il Papa che il cardinale Tatzinger ha voluto ricordare assumendo, alla sua elezione a Pontefice, la successione con il nome di Benedetto XVI. Andando indietro nel tempo, ritroviamo nel IV secolo San Benedetto da Norcia, che Paolo VI proclamò “patrono d’Europa”, quel Benedetto autore della “Regula”, preservatore della cultura dell’antichità e rinnovatore di una unità perduta, unità politica, giuridica e religiosa che con il suo “Ora ed Labora” indicò la via per lo sviluppo dell’umanità.
Se, prendendo il nome di Benedetto il nuovo Pontefice intende seguire le orme di questi grandi della Chiesa, siamo certi che avremo un grande Papa, come il suo predecessore Giovanni Paolo II, amato e rimpianto da tutto il mondo, i cui funerali si sono dimostrati un evento senza precedenti. Una folla di fedeli che per pochi secondi passa davanti alla salma del Papa, aveva fatto dodici ore di fila ed anche più.
Oltre al popolo, alle esequie hanno presenziato 600 potenti del mondo accorsi al suono di quelle campane che con rintocchi di mestizia avevano annunciato la morte del Papa.

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