La periferia milanese è lo scenario
del secondo libro di Gianni Biondillo
Quarto Oggiaro, degradata periferia milanese, è lo sfondo eletto a protagonista anche del secondo romanzo di Gianni Biondillo, Con la morte nel cuore (Guanda ed. - pagg. 443 - E 16), così come del precedente (Per cosa si uccide). E il suo commissariato è il centro nevralgico in cui confluiscono le storie più disparate, di un’umanità talvolta meschina e talvolta capace di grandi riscatti sulla quale si proiettano vicende di routine da mattinale di Polizia o grossi casi di malavita organizzata.
Il centro motore attorno al quale gravitano tutte queste storie è l’ispettore Michele Ferraro, un personaggio al di fuori dei cliché letterari e sorprendentemente “normale” sia nella vita professionale che privata.
Ferraro, però, non è una persona banale, ma nemmeno un chandleriano supereroe; si è iscritto nuovamente all’università e ogni tanto si chiede quali siano state le circostanze che l’hanno portato a diventare un poliziotto. Si circonda di colleghi ben caratterizzati nei loro ruoli tutt’altro che secondari. Ciascuno nella propria umanità spicciola, ben dosata dall’autore, persino nelle conversazioni davanti alla macchinetta del caffé.
Leggendo Biondillo, quindi, pare di essere entrati in un commissariato di Polizia vero e vivo, dove i casi sono emblematici e assai rappresentativi di una società dura, spesso orfana di umanità, ma straordinariamente, drammaticamente, vera.
Il commissariato di Polizia di Quarto Oggiaro diventa, quindi, il punto di vista privilegiato attraverso il quale descrivere la società.
_____________________________________
Il mio “romanzo plebeo”
Dei modelli che tu hai citato e che ritieni essere i tuoi riferimenti letterari, Gadda e Pasolini, quale è quello a cui ritieni di esserti avvicinato maggiormente, e in che maniera?
I miei riferimenti letterari, ovviamente, sono tanti altri, alla fine scriviamo quello che abbiamo letto. Però di Gadda credo di aver colto il senso di complessità del mondo e della sua quasi irriducibilità ad un semplice racconto lineare. E, poi, la sua continua ricerca sul linguaggio e i linguaggi e il piacere del comico, del farsesco. In quanto a Pasolini la vicinanza è innanzitutto tematica. A me interessano gli ultimi, gli “sfigati”, quelli che tendenzialmente non vengono raccontati da nessuno. Lo dico spesso: il mio non è un “romanzo borghese”; il mio è un “romanzo plebeo”!
In ogni caso, al di là delle citazioni nascoste nel testo, non credo di assomigliare a nessuno dei due autori citati. Scrivo a mio modo, o almeno lo spero
Nei tuoi libri racconti la vita di un commissariato di Polizia a Quarto Oggiaro. Puoi descrivere i tuoi personaggi: l’ispettore Michele Ferraro, l’ispettore capo Lanza, il vice sovrintendente Comaschi e l’agente Fusco?
Il mio romanzo ha al suo centro un tema: l'amicizia. I personaggi che tu citi, in qualche modo, ruotano attorno a questo tema. I rapporti che instauro fra di loro lo esemplificano.
Quindi il protagonista, Ferraro, uno incazzoso che è entrato in Polizia non tanto per scelta ideale ma per una sorta di inevitabile destino. E' una persona cresciuta in un quartiere a rischio, dove diventare delinquenti o poliziotti era probabile allo stesso modo. Ora cerca un riscatto, forse, e lo fa riprendendo gli studi, dopo che la sua vita un po' stropicciata gli ha fatto perdere, dopo il divorzio, la moglie e la figlia, con la quale però continua a mantenere uno splendido rapporto (è forse l'unica vera nota poetica della sua vita da scombinato, incapace com'è persino di cucinarsi qualcosa di coerente la sera, a casa).
Comaschi è più poliziotto, più convinto del suo ruolo, rispetto il collega; ma non per questo è un fanatico.
Lanza non è neppure vero, non è di questa terra, dicono i suoi colleghi. E' il capitano Spock, un venusiano, uno che non comprende il liguaggio figurato, caratteristica che lo pone sempre in situazioni paradossali e divertentissime. Ma, attenzione: non è affatto uno stupido, anche se lo sembra agli occhi di tutti. Chi lo conosce veramente sa che è una sorta di genio logico, di mente superiore, razionalissima. Una pedina fondamentale nel commissariato. Fusco è una giovane agente che sta crescendo all'interno dei miei romanzi (nel primo è solo accennata). E' il lato femminile della Polizia, l'apporto “diverso” che potrebbe esserci se le si lasciasse spazio, se tutto un certo cameratismo un po' maschilista venisse accantonato. E' giovane, dicono tutti, ma ha talento. Bisognerà vedere se vincerà la sua passione infantile di fare la poliziotta o se verrà tarpata da un ambiente che non la vuole considerare per il suo vero potenziale.
E poi tanti altri. Poliziotti ma non solo: delinquenti, gente comune, vecchiette, professori, ragazzi, ecc. Il mondo di una periferia che per me diventa il mondo intero
Hai rispettato i ruoli dei poliziotti rispetto al grado, ti sei avvalso di una consulenza da parte di qualche poliziotto?
Sono un lettore onnivoro e un attento osservatore. Mi sono documentato, ho chiesto a poliziotti e carabinieri, ho consultato siti Internet. E poi, un po' con la fantasia e un po' applicando dinamiche di gruppo tipiche degli uffici (qualunque essi siano, gli uffici si somigliano tutti alla fine) ho “inventato” il mio commissariato. Perché devi sapere che a Quarto Oggiaro non esisteva un commissariato di Polizia. Poi, tre mesi dopo l'uscita del mio primo romanzo ne hanno inaugurato uno nuovo nuovo. Insomma, mi viene da dire che la realtà si è subito adeguata alla fantasia.
(Intervista a cura di Simona Mammano)
|