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Aprile-Maggio/2005 - Articoli e Inchieste
Iraq
Calipari's Game: la vecchia regola dell'aggiungere
di Gianni Cirone


Se, sull’assassinio di Nicola Calipari, persino l’autorevole quotidiano parigino Le Figaro, del tutto scevro da particolari estremismi, scrive di “episodio in grado di cancellare in una sola volta tutti gli sforzi bilaterali per una duratura collaborazione tra Italia e Stati Uniti” e, ancora, che “la manipolazione di prove, l’occultamento di testimoni e le bugie contenuti nel rapporto americano, relativo alla morte di Nicola Calipari, sono davvero eccessivi per non essere considerati da Roma gravi e intollerabili”, è evidente non ci sia più spazio per stigmatizzare come illazioni tutti i quesiti inevasi in merito.
Mai così distanti dalla verità, le ragioni a stelle e strisce. Mai così lontano dal verosimile, il balbettio della poderosa macchina da guerra statunitense: almeno sino alla recente novità del rapporto Usa sull’evento, pubblicato in internet, zeppo di omissis, che – incredibile, eppur possibile – al primo assaggio di soliti e insoliti ‘curiosanti della rete’, sono divenuti ‘segreti di Pulcinella’. Nero su bianco.
Il rapporto, contenente parti “oscurate”, è stato pubblicato sul sito www.mnf-iraq.com, indirizzo informatico del Comando Usa in Iraq. Prima domanda: perché pubblicare in rete un rapporto riservato? Seconda domanda: perché pubblicarlo con le parti ‘riservate’ comunque presenti, e solo celate da un trucchetto informatico? Terza domanda: in ambito Usa, chi ha operato tale scelta?
Dalle tre questioni sopra elencate, si evince che tale operazione ha già prodotto il primo effetto: parlare del dito che indica la luna. Cioè, non della luna. Basti vedere le notizie che, solo nelle 48 ore successive alla decodificazione di quanto finito on-line, sono sgorgate dai terminali delle agenzie di stampa, italiane e straniere. Sono emersi gli autori della scoperta: il sito www.macchianera.it, dove per la prima volta è stato riportato il testo integrale del report Usa; si è discusso sulla paternità del ‘ritrovamento’, segnalando uno studente di origine greca che vive a Bologna e che ha voluto rimanere anonimo; è stata indicata, in merito al ‘decrittato’, una semplice operazione di ‘taglia e incolla’ da Acrobat Reader a Word.
Per almeno due giorni, insomma, si è discusso solo di questo.
Ufficialmente, il Pentagono è stato al gioco. Invece di rendere note le ragioni dell’enigmatica pubblicazione on-line, ha fatto sapere, attraverso fonti non ben individuabili, di essere alle prese con un’indagine volta ad accertare le cause del malfunzionamento del trucchetto informatico. Da quanto è stato fatto emergere, il documento sarebbe stato pubblicato, coperto da omissis, sul sito del Comando centrale Usa a Tampa e su quello della Forza multinazionale in Iraq. Sul testo, in formato pdf, non sarebbe stata attivata l’opzione anticopy. Possibile? Incredibile, più che possibile. Incredibile al punto da ritenere quanto accaduto sì, verosimile, ma ben lontano dal vero. Caso mai non fosse chiaro, una tale operazione sarebbe stata portata a termine da “esperti informatici militari”.
Da quello che dovrebbe risultare un errore di addetti militari per una comunicazione in internet, i pm di Roma, Franco Ionta, Erminio Amelio e Pietro Saviotti, titolari dell’inchiesta sull’omicidio del funzionario del Sismi e sul tentato omicidio della giornalista del manifesto, Giuliana Sgrena, e dell’autista del servizio segreto militare, non possono trarre alcun beneficio. Infatti, l’iscrizione sul registro degli indagati, da parte della Procura, degli uomini che fecero fuoco contro la Toyota Corolla, è un atto che sarà possibile solo dopo che gli Usa risponderanno alla rogatoria inoltrata il 5 marzo scorso. Per i magistrati, le informazioni estratte dal rapporto decriptato e in italiano sono quasi inutili, in quanto mancano le generalità complete delle persone coinvolte. Ciò che però appare interessante, invece, è che il pool dell’antiterrorismo avrebbe già acquisito il report in inglese degli Usa: ad una prima lettura non sembrerebbe esserci alcun cenno al satellite e alle intercettazioni.
Per ora, dunque, è possibile affermare che siamo al cospetto di un puzzle del tutto incompleto. Un puzzle che, sembra, si stia arricchendo di troppi pezzi: troppi pezzi che potrebbero non essere i suoi.

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