Senza libertà l’uomo non può avere una autentica vita etica e quindi non può avere la possibilità di operare scelte morali. Il comando del dovere non deve essere sottomesso alla mente, questa la legge morale valida sempre e per tutti, che insegna all’uomo cosa e come deve agire. Ubbidire a sé stesso e alla sua ragione.
E’ quanto disse il filosofo Kant che, a duecento anni dalla morte, influenza ancora i dibattiti contemporanei. Immanuel Kant nacque nella Prussia orientale nel 1724 a Konigsberg; dopo studi teologici, scienze naturali e fisica si dedicò completamente alla filosofia.
Il pensiero di Kant è importante per la filosofia moderna per aver aperto la strada al “criticismo”, cioè ad una posizione “critica” rispetto ai mali nella conoscenza. Il suo sistema derivò dall’idea di impostare la ricerca filosofica sullo studio della validità del pensiero umano e dei suoi limiti. Il suo genio si rivelò con il suo scritto “Critica della ragion pura” dopo un periodo di lunga meditazione. In questa opera si condensa tutta la filosofia kantiana, attraverso quattro domande: Chi è l’uomo? Che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa posso sperare?
L’uomo è destinato a restare nell’orizzonte di ciò che appare senza scoprire qualcosa di superiore? Oppure può fare qualcosa?
Nella sua opera la “Critica del giudizio” riesce a superare questi enigmi aggiungendo alle facoltà dell’uomo “il sentimento” attraverso l’osservazione della bellezza della natura e della finalità della natura che avvolgono l’uomo come libero e morale.
Le cose sono in sé come ci appaiono? Questo interrogativo ci fa supporre che nell’essere ci sia una facoltà che lo aiuta ad esercitare la critica su tutto.
Kant fu anche autore di un “progetto di pace perpetua” tra le nazioni e sostenitore dei principi di democrazia e di Stato di diritto. Queste idee, allora non condivise, contengono tesori di sapienza politica e morale che con il tempo hanno acquistato una crescente attualità.
Nell’opera pubblicata da Kant “Per la pace perpetua” il filosofo presenta la pace come esigenza disperata dei popoli, degli Stati e di tutta l’umanità;
La pace è qualcosa che si può realizzare se si sente come obbligo morale, con il rispetto del diritto e se si decide che l’onestà è migliore di qualsiasi politica.
La pace non è solo quella che trionfa dopo una guerra, ma è il trionfo della sopravvivenza comune in nome di un principio morale che ripudia la guerra.
Una confederazione sovranazionale di Stati liberi, dovrebbe regolare rapporti e controversie ricorrendo ad un diritto internazionale a bbandonando il potere delle armi.
Kant indicava la forma di governo migliore a garantire la pace in quella repubblicana e la decisione della guerra attraverso il consenso dei cittadini, dopo lunga riflessione, poiché saranno proprio loro a soffrire in prima persona.
I tempi cambiano ma ci rimangono studi e idee del passato.
Ma che cosa è per l’uomo di oggi la pace? E’ l’assenza di un conflitto armato. Tanti popoli della terra sopravvivono sotto oppressione, povertà, ingiustizie, ma all’atto pratico senza conflitti armati.
E’ questo il modo di vivere nella pace? La guerra è viva nelle loro anime come un proprio inferno. Ma per noi che viviamo con le nostre leggi, nei salotti dei media, nelle riunioni politiche, non arriviamo a considerare che anche quei popoli vivono una guerra interiore ingiustificabile per loro.
E’ giusto considerarli inferni pacifici fin quando non nasce una vera guerra cioè la tradizionale guerra fra uomini e armi. Allora l’indignazione è mondiale. Entrano in campo le ideologie, le ragioni umanitarie, le proteste pro e contro una guerra, quella che al momento abbiamo scelto tra tante altre che ci lasciano indifferenti.
Ritorniamo a leggere il pensiero di questo filosofo quanto mai attuale.
Riscopriamo le tre idee della ragione, quella dell’anima, quella del mondo, quella di Dio che ci mostrano l’ansia naturale dell’uomo per innalzarsi verso tutto quello che sta sopra di noi: libertà, immortalità e assoluto.
|