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marzo/2005 - Laboratorio
La "mezza notizia" di Striscia
di Gianni Ciotti e Massimiliano Valdannini - Segr Prov Siulp-Roma

Il tg satirico “Striscia la notizia” ci ha abituati male. Ha sempre garantito agli spettatori un servizio completo, mostrando la medaglia e il suo rovescio, il danneggiato e la probabile fonte del danno.
Questa volta, invece, in occasione del blitz al commissariato Flaminio Nuovo di Roma, si è limitata a una “mezza notizia”. L’inviato ha semplicemente evidenziato che i cittadini stranieri attendono giorni e giorni, fuori dal commissariato, per presentare richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno. Ma dietro questo disservizio cosa c’è? E’ vero che, come dice “Striscia”, la responsabilità è dei poliziotti che non svolgono adeguatamente il loro dovere? A noi non sembra proprio.
La superficialità di “Striscia” ci ha stupiti: ha denunciato soltanto la punta dell’iceberg. Come teleutenti ci saremmo aspettati una maggior capacità di analisi. Invece di spingere le telecamere davanti a Montecitorio per capire cosa non funzioni nella legge Bossi-Fini, si sono fermati dietro l’angolo. Dal momento che non possediamo tv o giornali per fornire la versione di chi lavora al di là delle transenne di piazza Mandredi Azzarita, non possiamo far altro che produrre questo documento sindacale.
E laddove si sono fermate le telecamere di “Striscia”, si accendono le luci dei nostri riflettori.
Il commissariato Flaminio Nuovo ha competenza su una delle zone più nobili di Roma antica e di quella nuova, la Cassia: consolare prestigiosa, una delle grandi arterie che conduce al cuore pulsante della Capitale. Percorrendola, a destra e sinistra, palazzi, negozi, vetrine, attività di quella Roma bene troppo spesso decantata. Ma a pochi passi da lì, il rovescio della medaglia: il commissariato Flaminio, in piazza Manfredi Azzarita, in tutta la sua crollante maestà. Vetusto, sporco e inadatto come edificio adibito a commissariato di Polizia.
Attraversiamo le transenne ed entriamo dentro i locali del commissariato Flaminio Nuovo, se così li possiamo definire, per iniziare un incontro con tutti gli operatori di quell’ufficio.
Nonostante noi si sia abituati a frequentare quotidianamente gli uffici di Polizia di Roma e della sua provincia, appena varcata la soglia siamo rimasti di stucco: come un salto in un’altra epoca. Uno di quei tanti posti di Polizia sperduti e dimenticati da Dio e dagli uomini.
Pareti, stanze, pavimenti, mobilia consumati dal tempo e dall’incuria di chi dovrebbe garantire dignità a un simbolo dello Stato, ma anche ai lavoratori che quotidianamente vi prestano la loro opera. (Sorvoliamo sui bagni e sugli alloggi riservati agli accasermati perché non riusciremmo, con tutta la nostra fantasia, a trovarne una giusta definizione in termini negativi).
Basti soffermarsi sulla situazione della corrente elettrica che viene erogata ancora a 125 volt, tecnologia da museo che coi servizi all’avanguardia non ha proprio nulla a che fare. Ed è probabile che se avessimo potuto approfondire le nostre ricerche, all’interno di quel commissariato, avremmo scoperto che qualche oggetto di quotidiana routine sarebbe potuto risalire all’era imperiale di Cassio!
Su questo commissariato, che ogni volta ci stupisce sempre di più, incombe uno sfratto per morosità e sebbene si siano spesi fiumi di parole e di interventi sindacali, la situazione è andata via via sempre più deteriorandosi.
Basti pensare che la zona del commissariato Flaminio Nuovo conta di oltre 300mila abitanti, abbracciando amministrativamente 14 Comuni della provincia di Roma.
Il tutto con l’impiego di un pugno di uomini e di donne. Fino a qualche anno fa, infatti, “Flaminio” poteva contare su un organico complessivo di circa 100 unità, ora è esattamente la metà, con competenze e carichi di lavoro più che decuplicati.
Durante l’assemblea prendiamo atto che al di fuori del commissariato non sostano in attesa di entrare soltanto i cittadini stranieri, ma là fuori, in attesa dal 1994, c’è anche il decreto legislativo 626/94 che attende di entrare negli ambienti di lavoro di quel commissariato.
Ed ora veniamo alle regole, una sorta di dare-avere tra Amministrazione pubblica, cittadini e lavoratori e lavoratrici di Polizia.
Per garantire una serenità e linearità di erogazione dei servizi è necessario rispettare delle regole, che in quel commissariato risultano abbondantemente violate.
Partendo dalla realtà attuale che vede il personale più che dimezzato e le file di cittadini, italiani e stranieri, aumentate a dismisura, i colleghi di quel commissariato - per sopperire a colpe non loro - si trovano ancora a dover usufruire delle ferie del 2003. Ad avere un numero imprecisato di riposi da recuperare, a lavorare oltre il consentito, a cambi turno a non finire, a sacrificare il loro tempo e le loro famiglie per altrui inettitudini. Nonché a non poter più programmare una giornata da dedicare alla famiglia, ai figli, insomma l’esatto contrario dell’accusa rivolta da “Striscia”. Siamo tornati ai primi del Novecento, quando i minatori erano costretti a lavorare in miniera 18 ore su 24, e senza alcun diritto.
Alla beffa di una Amministrazione che non garantisce il benché minimo supporto, si aggiunge anche il danno, perché gli operatori di quel commissariato risultano gli unici capri espiatori di una legge che è stata fatta piombare dall’alto senza che venissero creati i presupposti di farvi fronte. Sia da parte dei migranti, sia da quella dei poliziotti.
Tanto più se la difficoltà nel garantire i servizi genera un clima di tensione tra operatori e richiedenti. Molti lavoratori di quel commissariato subiscono, durante la notte, danneggiamenti alle vetture personali che sono parcheggiate fuori dell’edificio, vetri rotti, gomme squarciate, bulloni delle ruote allentati e così via.
Ma questo non interessa a chi vive scortato. Il problema è del poliziotto, è lui che deve dare esecuzione a una legge senza strumenti, senza mezzi, senza risorse umane e tecnologiche. E’ lui che si vede costretto a uscire a testa bassa dal proprio ufficio per non incrociare lo sguardo di chi attende da giorni che lo Stato italiano, per mano dei poliziotti, gli conceda un diritto sacrosanto: il foglio di soggiorno. Il diritto di vivere in questa nazione, come peraltro fu dato ai nostri predecessori che, in passato, hanno lasciato l’Italia alla volta di Germania, Australia, America del Nord e del Sud, passando per Asia e Africa.
Il commissariato Flaminio Nuovo non è null’altro che un avamposto dello Stato su questo territorio e ci saremmo aspettati un minimo intervento per tentare di risolvere la questione venuta alla luce. Il silenzio, purtroppo, è stato più assordante del clamore delle telecamere di “Striscia” e, sebbene in quella zona siano presenti personalità che “contano”, nessun segnale è stato dato.
Non si fa che parlare di sicurezza, sicurezza e sicurezza, in ogni dibattito pubblico o privato, come anche in questo mezzo scoop. Ma la sicurezza, la funzionalità e l’efficienza delle Forze dell’ordine la si vuole davvero o è solo propaganda?
Il tg satirico “Striscia la notizia” ci ha abituati male e noi siamo diventati pretenziosi ed esigenti, vorremmo conoscere le due facce della stessa medaglia, questo vuole il diritto di cronaca. E su ciò gioca la satira. Mentre questa volta “Striscia” ci ha lasciato con l’amaro in bocca, fornendoci soltanto una “mezza notizia”.

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