Giornali e televisione hanno una rilevante influenza sui comportamenti sociali, positivi e negativi, e condizionano l’opinione pubblica a volte in modo discutibile. È auspicabile una sorta di codice di comportamento per i professionisti dell’informazione?
I mass-media sono rappresentati dall’insieme di tutti gli organi di informazione, ufficiale e no, che quotidianamente riversano sulla popolazione notizie ed immagini di ogni tipo, con lo scopo di influenzare le idee, le posizioni psicologiche, le opinioni. In ogni Stato esistono canali informativi ufficiali, diciamo istituzionali, di servizio, come ad esempio le televisioni di Stato, ed esistono canali commerciali che possono rispondere ad esigenze diverse da quelle istituzionali. Entrambe le tipologie riescono comunque a condizionare gli avvenimenti politici, economici e sociali di un paese in quanto a loro modo rappresentano un potere (classicamente definito il “quarto potere”, quello della carta stampata, ed il “quinto potere”, quello delle televisioni) e danno voce agli interessi di questo potere, sia esso di tipo politico, economico o commerciale. Spesso, rivolgendosi al grande pubblico, offrono una versione molto semplificata e distorta del complesso mondo reale, necessariamente limitando al minimo la quantità di informazione offerta. La bravura degli operatori dei media è di offrire quel minimo di informazione confezionata in modo che possa poi permettere ad ognuno di completarla, arricchirla e rinforzarla con le opinioni personali, le conoscenze personali, i modi personali di sentire e di pensare.
Spesso ai media vengono lanciate delle accuse che riguardano l’induzione e la provocazione delle condotte criminali ed antisociali nei giovani, con l’affermazione che con il video e con la stampa vengono veicolate storie, immagini e comportamenti di modelli troppo aggressivi, troppo violenti, troppo carichi di contenuti criminali. C’è del vero in queste accuse e lo possiamo verificare con quattro esempi:
- l’informazione sul crimine veicola sempre delle immagini violente di comportamenti criminali (spesso annunciate con l’espressione “le immagini che stiamo per vedere sono molto forti e sono consigliate solo ad un pubblico non impressionabile”);
- l’interesse del pubblico per le notizie sui delitti è particolarmente marcato ed attento;
- la cronaca nera stimola i soggetti delle fiction per il cinema e la tv sui temi della violenza;
- i sequestri, gli omicidi ed il terrorismo ricevono dalla stampa una risonanza molto ampia, spesso con estensioni di tipo internazionale, che rinforzano il commettere ulteriormente delitti di questo tipo.
Possiamo quindi affermare che fra i vari fattori criminogeni, presenti all’interno della società, devono essere annoverati, anche se con bassissime percentuali, anche i mass-media. Sull’accezione dei media come fattore criminogeno esistono due scuole di pensiero.
1) Una scuola classica, la cui tesi è che i mass-media inducono i minori sulla strada del delitto, presentando loro con la cronaca e le fiction cattivi esempi e modelli negativi. Secondo la teoria psicologica dell’imitazione e dell’identificazione con il personaggio televisivo lo spettatore, soprattutto se minore, ammira e si identifica con l’eroe, anche se negativo, del dramma proiettato. Esiste peraltro anche un’altra teoria, quella della fuga salutare o della valvola di sicurezza, che afferma che lo spettatore assiste passivamente alle gesta dell’eroe, tuttavia sfoga in questo modo anche la propria aggressività, proiettandola sull’eroe negativo.
2) Una scuola realista, la cui tesi è che i mass-media hanno l’obbligo di informare i cittadini sull’esistenza e sulla diffusione del delitto. Il presupposto di base è che la conoscenza di quanto accade nella società produce sempre un miglioramento delle condizioni del vivere sociale. L’informazione in questo caso stimola l’azione repressiva e preventiva delle autorità, per cui la libertà di stampa produce un miglioramento della libertà individuale.
C’è da sottolineare che i mass-media in qualche modo influenzano tutte le persone. Ognuno reagisce alle notizie con modi personali, secondo le proprie capacità intellettuali, il proprio equilibrio emotivo, il carattere, le convinzioni morali ed il grado di suggestionabilità.
I più suggestionabili e quindi vulnerabili, di fronte all’informazione, sono i minori e gli adolescenti, le persone psichicamente instabili, le personalità psicopatiche ed antisociali e gli adulti disadattati sociali. Le notizie di cronaca spesso forniscono loro lo stimolo al passaggio all’azione criminale attraverso la distorsione sul significato della notizia attraverso un fenomeno, diffuso ma molto poco conosciuto, detto dell’analfabetismo funzionale. Con questo termine si vuole intendere l’incapacità di comprendere il reale significato delle informazioni che vengono ricevute. Uno studio, effettuato e pubblicato qualche tempo fa, ha messo in evidenza che il 30% circa delle persone, che ricevono le informazioni attraverso i media, le comprendono in modo distorto, alterato, spesso intendendo il contrario di quello che si voleva comunicare.
Riuscire a trasmettere le informazioni in modo corretto, pur tenendo conto delle esigenze di semplificazione e divulgazione, è compito del professionista dell’informazione: il giornalista. Nella figura professionale del giornalista risiede la responsabilità della formazione dell’opinione pubblica, soprattutto in quelle fasce della popolazione dove il basso livello culturale o l’alta suggestionabilità comportano un marcato livello di analfabetismo funzionale.
Sono due le figure professionali del giornalista che sono interessate al problema: il reporter ed il redattore.
Il reporter di solito ha una cultura medio-superiore, ha buone capacità di espressione scritta su tutto, non ha una specializzazione e prepara, per ogni numero in uscita, diversi tipi di cronaca. Ogni reporter si rivolge ad un vasto pubblico e ne attrae l’attenzione attraverso dettagli raccapriccianti, lugubri riferimenti sui fatti criminali e stimolando la titolazione in modo emotivo e shoccante. I reporter incidono emotivamente sull’opinione pubblica e possono creare pregiudizi sul crimine di ogni tipo, incrementando nel pubblico il senso di pericolo e di insicurezza.
Il redattore invece ha una cultura superiore, è un laureato ed è specializzato su un dato argomento (economia, diritto, politica, sociale, …). Il redattore seleziona e decide cosa pubblicare e cosa no, scrive editoriali ed ha un pubblico particolarmente selezionato (professionale). È prudente, riflessivo e stimola osservazioni e commenti. Il redattore incide razionalmente sulla politica e sull’economia e può partecipare alla politica della prevenzione del crimine.
Pur essendo quindi le figure professionali dei media preparate e formate nei confronti del tipo di impatto che hanno sulla popolazione in generale, spesso dalle notizie che vengono diffuse dipendono degli effetti particolarmente negativi. Questo può accadere quando si offre una specifica e particolare rilevanza ai dettagli del titolo, alla posizione sulla pagina, alle immagini che accompagnano il testo, allo stile con cui viene scritto, al tasso di aggettivi emotigeni usato, all’uso di metafore, analogie, associazioni. È il giornalista che rende appassionante e attraente un argomento, ed è lui che può rendere stupido e ripugnante un personaggio oppure una storia.
Quello che è evidente quindi è che i mass-media aiutano a formare l’opinione pubblica, su cui si basa il buon funzionamento e la stabilità sociale. L’informazione di tipo scandalistico, sul modello dei tabloid inglesi, non aiuta la società a migliorare. L’obbiettivo dell’informazione dovrebbe essere quello di una informazione essenziale, oggettiva e precisa. Possiamo aggiungere che l’informazione potrebbe anche aiutare a prevenire il crimine e la sua diffusione. In che modo? Ne possiamo citare diversi: sulla popolazione in generale, sulle situazioni a rischio e sulle vittime potenziali.
a) Sulla popolazione in generale: attraverso i media è possibile effettuare informazione, educazione e socializzazione. Si possono rendere note ad esempio le norme sull’alcool e la guida, sulle problematiche familiari legate alla violenza, sul fenomeno del vandalismo e sull’andamento delle sostanze stupefacenti. Tutto questo è utile se mette in guardia i cittadini rispetto al lasciarsi andare a certi comportamenti e certe condotte, rendendo noto a tutti che si tratta di atti antisociali, di delitti che saranno perseguiti e puniti. Attraverso i media è possibile far conosce inoltre, nei confronti dei soggetti a rischio (come possono essere ad esempio gli immigrati), le strategie di inserimento, le strategie per il lavoro, per l’assistenza sociale e per il miglioramento della propria condizione sociale ed individuale. È possibile anche far conoscere l’esistenza di programmi riabilitativi, dell’attività dei servizi sociali e delle misure sociali finalizzate alla prevenzione della ricaduta nel crimine.
b) Sulle situazioni criminali: attraverso i media è possibile diffondere le informazioni sulla protezione delle infrastrutture, come ad esempio le risorse industriali, attraverso gli accessi controllati, i sistemi di allarme e le risorse per la protezione delle abitazioni e dei negozi. È possibile effettuare informazione che incrementi la sicurezza delle aree a rischio, come possono essere le banche, le aree commerciali, le scuole e tutti quei luoghi in cui l’accesso deve essere controllato. Possono infine essere migliorate le conoscenze sugli studi per il risanamento urbano, per la tutela dell’ambiente, per diffondere le strategie antidroga, per la lotta alla prostituzione, al gioco d’azzardo e per il controllo, ad esempio, delle licenze commerciali.
c) Sulle potenziali vittime: attraverso i media è possibile far conoscere al grande pubblico le misure di protezione e sicurezza in modo che possano avvalersene per le proprie abitazioni, i propri uffici e le proprie auto. È possibile parlare sia di misure fisiche, come i sistemi di allarme, che di misure psicologiche, come l’attitudine alla riservatezza come premessa indispensabile per la propria sicurezza. Una informazione di questo tipo è particolarmente utile per le fasce della popolazione che sono più a rischio di essere vittime di atti criminali, come ad esempio le giovani donne, i lavoratori notturni, i funzionari di banca, i rappresentanti di preziosi e per tutte le persone che si occupano della sicurezza (come gli operatori di Polizia). È possibile inoltre diffondere informazioni utili per chi, essendo stato vittima del crimine, ha bisogno di assistenza legale, di assistenza psicologica, di accoglienza in centri sociali specializzati, come ad esempio quelli allestiti per le vittime di maltrattamento od abuso sessuale.
Per tutti questi motivi, per tutti gli esempi citati e le situazioni rappresentate, i mass-media possono offrire un prezioso contributo per la prevenzione del crimine e per la riduzione della diffusione dei delitti. Soprattutto prestando particolare attenzione a non veicolare messaggi negativi, come ad esempio il riportare condotte delittuose di criminali camuffati da eroi.
Questo discorso è particolarmente delicato quando si ha a che fare con un pubblico di adolescenti, poiché gli adolescenti passano molto tempo davanti alla televisione, più tempo che non a scuola. Gli adolescenti sono attratti dalla violenza, che provoca in loro una reazione di potenza e di piacere da cui poi ne sono assuefatti al punto da considerarla normale, come un ordinario modo per risolvere i problemi e le divergenze interpersonali. L’adolescente facilmente si identifica con il soggetto violento e tende a tradurre le immagini in realtà.
Nel pubblico in generale poi, se non si presta attenzione alla riduzione dei messaggi negativi, viene meno la fiducia verso gli altri e nelle relazioni sociali, per l’amplificazione del timore che tutto quello che di brutto viene letto sulla stampa possa accadere anche a lui. I mass-media modellano le opinioni, l’attività e l’identità dei singoli ed interferiscono nelle interazioni sociali e questo accade in modo particolare con le fictions e meno con i telegiornali. C’è da dire, tuttavia, che una parte significativa della popolazione non è suscettibile al messaggio negativo, per cui non rimane condizionata da quello che vede o che legge. Un’altra parte della popolazione è invece molto sensibilizzata al messaggio per aver sperimentato sulla propria pelle il contatto con il crimine ed il delitto. In questa parte rientrano gli anziani, i singles, le donne sole, gli appartenenti ai livelli sociali bassi. C’è da rimarcare inoltre che la rilevanza del crimine non è uguale nelle singole comunità e che una percezione del crimine troppo minacciosa induce nelle persone inibizione e chiusura, come comportamento difensivo, per cui vengono meno la fiducia interpersonale, il legame di comunità ed il comportamento prosociale.
I reporter ed i redattori dovrebbero stimolare, nei confronti del crimine, dei messaggi positivi in quanto le statistiche sul crimine riportano andamenti positivi: il numero complessivo dei delitti negli ultimi dieci anni è in diminuzione. Fra i messaggi positivi dovrebbero essere privilegiate delle strategie come ad esempio:
- il formare un’adeguata coscienza pubblica in grado di promuovere ed intervenire sulle leggi, favorendo interventi legislativi, e sulla creazione di nuovi servizi sociali;
- effettuare una deterrenza sul reo, informandolo sulle leggi e sulla loro applicazione nel caso delle condotte delittuose;
- formare una migliore coscienza psicologica sulla sicurezza, come l’acquisizione delle istruzioni comportamentali preventive da inserire nella propria routine quotidiana.
Se i messaggi saranno chiari, univoci e mirati al comportamento desiderato sarà possibile effettuare prevenzione attraverso i media. Gli effetti saranno quello di informare sul crimine per ridurre la paura nella popolazione, promuovere l’attività di prevenzione, indurre una riduzione dei livelli statistici.
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Esempi dai mass-media americani
con finalità anti-crimine
Taking a bite out of the crime – è stato un programma televisivo molto diffuso negli Usa negli anni ’80; era organizzato sulla base di cartoni animati, con cui vengono presentati dei delitti simulati, sottolineando i comportamenti che gli spettatori dovrebbero tenere in eventi analoghi, con un particolare realismo espositivo e valutativo; aveva l’obiettivo di mutare gli atteggiamenti del pubblico verso il crimine in senso responsabile e preventivo; aveva un indice di ascolto del 50% (il 33% del pubblico erano anziani); nelle indagini tipo auditel veniva riportato che molti avevano imparato qualcosa di nuovo, si erano responsabilizzati nell’opera di prevenzione, avevano preso maggiori precauzioni, mentre una minoranza di spettatori aveva una maggiore paura del crimine.
Crime Newsletter – è un bollettino di informazione che viene inviato ad un pubblico limitato, secondo le esigenze dei destinatari; i temi sono quelli della prevenzione e della criminalità in modo da agire sulla percezione del crimine, in senso cautelativo e preventivo.
Information Lines – sono delle linee telefoniche che chiedono un coinvolgimento del pubblico nella prevenzione del crimine, attivi durante alcune trasmissioni televisive (Crime Stoppers, Crime Solvers, Secreto Witness, Crime line… per un totale di oltre 800 tipi di programmi in tutti gli Usa); viene effettuato un esplicito appello al pubblico affinché collabori, a pagamento, alle indagini di polizia nei confronti di specifici reati; i crimini non risolti vengono presentati in tv invitando a dare notizie (riservate e retribuite) di ciò di cui si è a conoscenza.
Crime Time Television – sono programmi mirati alla evocazione ed alla descrizione di crimini non chiariti, come ad esempio America’s Most Wanted, Unsoloved Mysteries, Tops Cops… (da cui sono derivati in Italia programmi simili come Mixer, Chi l’ha visto? e Telefono Giallo), con lo scopo di ottenere informazioni utili alla loro soluzione.
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