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marzo/2005 - Articoli e Inchieste
Polizia
Intelligence? Sì, se è intelligente
di Leandro Abeille

La ricerca di notizie riservate o segrete è un aspetto fondamentale dell’attività di prevenzione e repressione del crimine. Ma deve essere correttamente gestita

La parola “intelligence” è spesso sinonimo di servizio segreto, di raccolta e conoscenza d’informazioni relative ad un nemico, ad un concorrente economico o politico. L’intelligence non riguarda la raccolta di notizie tout court; riguarda¸ piuttosto, le informazioni segrete, riservate, e tutte quelle notizie che possono fornire un vantaggio tattico, bellico, economico o giuridico, nei confronti di una qualsiasi controparte. Conoscere in precedenza quali sono le forze in campo, i metodi ed i mezzi che l’avversario userà, può contribuire alla vittoria di una battaglia, a facilitare un’incursione dei Corpi speciali o più nel concreto del lavoro di Polizia, a condurre ad un arresto. Sapere quando, dove e come, un criminale colpirà è il sogno d’ogni poliziotto; al pari, ascoltare comunicazioni criptate, conoscere la disposizione territoriale della Polizia ed i suoi tempi di reazione, è l’obiettivo d’ogni malvivente nell’atto della pianificazione criminale.
L’intelligence è questa: un’organizzazione in possesso d’informazioni, che permettono di anticipare le mosse dell’avversario; colpendolo, facendolo cadere in trappola, evitando al contempo, ai propri membri attivi, di essere colpiti e di cadere in inganno. L’attività d’intelligence esiste in concreto da sempre: da quando sono scoppiati i primi conflitti armati tra gli uomini. Se ne ritrovano tracce sulla Bibbia; nel famoso libro “L’arte della guerra” di Sun Tzu; nella storia Babilonese, anche se, probabilmente, la prima intelligence parlava con i grugniti dei neanderthaliani.
Non solo 007 - Ad occuparsi d’intelligence non sono solo i servizi segreti. Le informazioni riservate sono appetibili ad una pluralità di persone: gruppi economici, lobbies politiche, agenzie internazionali, ma anche a gruppi criminali, ai terroristi e forse, come afferma qualche “malalingua”, sono ambite anche dalla Chiesa.
L’intelligence di polizia si occupa di trovare tutte le informazioni possibili su fatti di rilevanza penale. È costituita da quel flusso d’informazioni che includono, le confidenze degli informatori; le osservazioni, anche involontarie, della gente comune, come degli stessi poliziotti; la sorveglianza tecnologica; i rapporti ed i verbali delle attività di sicurezza.
L’intelligence di Polizia si potrebbe dividere idealmente in quattro macrocategorie interconnesse:
- Intelligence generale: si focalizza su un ampio range di attività criminali come, ad esempio, la raccolta di informazioni che riguardano tutte le attività mafiose;
- Intelligence speciale: si focalizza sulle informazioni di un particolare campo di attività criminali, quella, ad esempio, che si occupa solo dei reati legati agli appalti pubblici;
- Intelligence tattica: è concentrata verso obiettivi a breve termine come, ad esempio, quella legata all’arresto di fiancheggiatori di un boss mafioso;
- Intelligence strategica: è concentrata verso obiettivi a lungo termine come, ad esempio, quella legata all’arresto di tutto un clan mafioso ivi compreso il capo.
L’intelligence di Polizia è un processo dinamico circolare. Inizia con le ragioni per le quali è richiesta e finisce con quelle di chi l’ha organizzata. Si chiama “circuito dell’intelligence”: inizia per una necessità giudiziaria (ad es. scoprire l’identità di una banda di rapinatori), che guida alla raccolta delle informazioni con tutte le fonti disponibili (es. informatori); prosegue con la valutazione delle fonti e delle informazioni, che conducono alla pianificazione delle strategie operative (ad es. un piano di posti di controllo).
L’intelligence utile al lavoro di Polizia è essenzialmente di tre tipi:
- Imagery Intelligence (Imint) – include le riprese foto-video, le ricostruzioni tridimensionali, effettuate con supporti informatici, di incontri, persone, fatti penalmente rilevanti;
- Signal Intelligence (Sigint) – si riferisce alle intercettazioni elettroniche, telefoniche e ambientali;
- Human Intelligence (Humint) – riguarda la raccolta d’informazioni effettuata dall’uomo, grazie alle sue peculiarità, presso i suoi simili ed in accordo alle convenzioni socio culturali di un gruppo o di una società.
Molto di quello che è definito “intelligence di Polizia” di solito, proviene da un individuo, dal suo comportamento o dagli effetti di quest’ultimo.
L’intelligence è tanto più utile, quanto più riesce a produrre, oppure a confermare, notizie rilevanti; quanto più contribuisce a pianificare e a risparmiare tempo e risorse umane, sino a condurre all’arresto di criminali e alla salvezza di vite umane.
Le informazioni dovrebbero tendere a rispondere a sei domande fondamentali:
- Chi ( sta perpetrando un crimine);
- Cosa (sta facendo per organizzarsi a perpetrarlo);
- Dove (in che zona o in quale zona avrà impatto);
- Quando (giornalmente, settimanalmente, mensilmente, etc);
- Perché (per soldi, vendetta, etc);
- Come (il criminale sta raggiungendo i propri scopi).
In molte sedi di Polizia ci sono dei professionisti nella gestione degli informatori, i quali sviluppano il rapporto con l’informatore, facendo da filtro per l’autorità giudiziaria o per i vertici delle Forze dell’ordine. Il filtro presuppone la gestione dell’informatore, la sua valutazione, la concessione d’eventuali benefit, le direttive da impartire e la registrazione delle informazioni, senza dimenticare la facilitazione del flusso informativo. Le informazioni di Polizia possono essere raccolte da numerose fonti: ogni poliziotto, ogni fermato, ogni testimone, ogni fatto criminoso, sono apprezzabili fonti d’intelligence.
Gli informatori si dividono funzionalmente in:
- Informatore registrato – individuo conosciuto e collaborativo, inserito in un programma di gestione delle Forze dell’ordine.
- Informatore casuale – individuo collaborativo che volontariamente fornisce informazioni su un determinato evento/persona.
- L’informatore partecipante – chi, essendo già conosciuto e collaborativo, dietro l’approvazione dell’A.G., prende parte alle azioni criminali, informando le forze dell’ordine quando possibile o richiesto.
- L’informatore diretto – colui che viene incaricato di fornire informazioni su una determinata area di reati o su un determinato gruppo o ancora su una determinata zona geografica.
- L’informatore indiretto – chi, pur commettendo sporadicamente reati minori, fornisce informazioni alle Forze dell’ordine; informazioni su fatti o personaggi criminali di primo piano.
- L’infiltrato – chi, appartenente ad una Forza di polizia, adotta gli usi ed i comportamenti del gruppo criminale nel quale deve essere accettato al fine di informare i suoi superiori ed arrestare l’intero gruppo, o almeno i suoi rappresentati più importanti.
- L’agente provocatore – colui che induce una persona a commettere un reato allo scopo di consentire l’intervento delle Forze dell’ordine.
L’informazione d’intelligence deve essere necessariamente valutata, graduata, registrata, bonificata e disseminata.
Per valutata e graduata s’intende che, alla singola informazione, viene associata una valutazione circa la qualità e l’accuratezza, così che, chiunque sia implicato all’interno del circuito, ma esterno alla fonte, possa capirne l’importanza ed agire di conseguenza. Ovviamente la valutazione non deve mai essere guidata da propri sentimenti personali ma da un giudizio “asetticamente” professionale. Questo è il nodo più complesso dell’intero circuito, perché è umanamente complesso valutare asetticamente una persona od un fatto, di solito entrano in gioco, anche in un operatore esperto, sentimenti di simpatia o antipatia, pregiudizi e convinzioni personali che incidono sulla valutazione. Ovviamente la valutazione della fonte e dell’informazione dovrebbe seguire due percorsi differenti: la prima basata sulle esperienze e le informazioni avute in precedenza, la seconda basata sulla conformità dell’informazione, al contesto da cui nasce. Con la registrazione dell’informazione sarà poi possibile avviare controlli incrociati, con altre fonti ed informazioni, per poi disseminarla con facilità. Durante i processi precedenti, è necessario, compiere una bonifica dell’informazione, per rimuovere ogni indicazione che implicitamente, o esplicitamente, può identificare la fonte.
La valutazione, la gradazione e la disseminazione dell’informazione, si effettuano tramite diversi sistemi di cross evaluation. I nostri servizi d’intelligence (militari o civili) utilizzano il sistema 6x6x6 mentre National criminal intelligence service inglese ne usa uno più semplificato e più adatto all’intelligence di Polizia il 5x5x5. Vediamo cosa significano.
L’intelligence code - Un’informazione valutata e graduata A1 Codice 3, potrebbe non indicare nulla ma, conoscendone le caratteristiche, la sigla indicherebbe, ad un addetto ai lavori, anche se non fosse chi ha raccolto l’informazione, il modo di comportarsi e d’implementarla.
La prima lettera che può (nel sistema inglese) andare da “A” ad “E”, indica la valutazione della fonte:
A – “fonte sempre credibile” (es. la confidenza fatta da un operatore di Polizia, da un prosecutor o da un parente stretto);
B – “fonte perlopiù credibile” (es. la confidenza fatta da un buon informatore della Polizia);
C – “fonte qualche volta credibile” (es. la confidenza di una persona che agisce per vendetta o per denaro, che molte volte si è dimostrata non accurata);
D – “fonte inattendibile” (es. un’informazione di seconda o terza mano fornita da una persona poco credibile);
E – “non testata” (es. un’informazione fornita da uno sconosciuto).
La seconda cifra riguarda la valutazione della singola informazione e può partire da 1 ed arrivare fino a 5:
1. “informazione conosciuta per essere vera senza riserve” (ad es. perché evidenziata da attività di sorveglianza elettronica);
2. “informazione sperimentata e conosciuta dalla fonte ma non dall’operatore”;
3. “informazione non sperimentata e conosciuta dalla fonte ma corroborata da altre informazioni”;
4. “informazione sperimentata e conosciuta dalla fonte che non può essere corroborata”;
5. “informazione sospetta, maliziosa o falsa” (quando informazioni di grado uguale A o B 1 o 2 la contraddicono).
Il sistema 6x6, quello usato dai servizi d’intelligence italiani, invece, identifica categorie leggermente differenti:
Fonte:
A. Completamente affidabile;
B. Normalmente affidabile;
C. Abbastanza affidabile;
D. Di solito non affidabile;
E. Non affidabile;
F. Non Classificabile.
Informazione:
1. Confermata;
2. Probabilmente vera;
3. Possibile;
4. Poco attendibile;
5. Improbabile;
6. Non classificabile.
I codici indicano la destinazione che l’informazione d’intelligence deve prendere (disseminazione), partendo dalla destinazione meno riservata (1) alla più riservata (5 o 6 secondo i casi). Ad esempio, un’informazione con codice 1 potrebbe essere disponibile per tutti gli operatori di Polizia, mentre una valutata 6, solo per gli operatori che si occupano di un determinato tipo d’investigazioni particolari.
Qualcosa d’importante: un caso ipotetico? - La valutazione e la disseminazione dell’informazione, quando non sono propriamente trattate, bonificate ed indirizzate, creano un circolo improduttivo definito “copy and paste intelligence”. Per spiegare questo fenomeno, è necessario un esempio. L’informatore “Bean” fornisce una notizia: “John K. rapinerà una banca tra una settimana”, al suo contatto nella Lapd (Los Angeles Police Department), l’informazione è classificata come C.2–1 (fonte qualche volta credibile, informazione sperimentata e conosciuta dalla fonte ma non dall’operatore, disseminabile a tutte le agenzie di Polizia). L’informazione arriva alle altre agenzie d’investigazione che, come ogni fine settimana, emettono un intelligence report. In quello del dipartimento Fbi di Los Angeles, l’informazione su John K., sarà riportata, senza la specificazione che la provenienza è di Lapd.
L’operatore d’intelligence da cui è nata l’informazione, leggendo il report del F.B.I., considerando quella dei federali una notizia di prima mano, avuta da informatori differenti, aumenta il livello di attendibilità della propria, in quanto confermata anche da un’altra agenzia, in: A2- 1 (fonte sempre credibile, informazione sperimentata e conosciuta dalla fonte ma non dall’operatore, disseminabile a tutte le agenzie di Polizia). Considerando il nuovo livello d’attendibilità, Lapd organizza, con dispendio di uomini e mezzi, una serie di attività per prevenire e reprimere le rapine che John K. “sicuramente” commetterà. In seguito si scoprirà che l’informatore era stato poco accurato, che l’Fbi aveva effettuato una intelligence “copia e incolla” e le attività di Polizia pianificate, in considerazione delle attivitá d’intelligence, si erano rivelate inutili.
L’intelligence, in questo caso, invece di facilitare il lavoro di Polizia, lo ingarbuglia, con l’aggravante di rendere le prossime informazioni, magari molto accurate, meno credibili.
Attenzione alla giurisprudenza - È importante rilevare che, l’intelligence di Polizia, il ruolo degli informatori, degli infiltrati o la capacità di intercettare segnali elettronici, sono strettamente legati alla legislazione della nazione: senza il supporto legislativo, non può esserci questo tipo d’attività. Muoversi all’interno di una cornice legislativa è fondamentale per il perseguimento dei reati in sede giudiziale, sebbene difficilmente un informatore sarà chiamato in qualità di teste in tribunale, è molto probabile che le informazioni ottenute tramite intercettazioni siano usate nei dibattimenti, dovranno quindi essere autorizzate secondo le legislazioni vigenti, pena la loro nullità. L’intelligence di Polizia, soprattutto in un paese democratico, è volta al conoscere, prevenire e reprimere i reati: al di fuori dei presupposti di legge, sarebbe una contraddizione in termini.

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