Siulp
Il Segretario generale Oronzo Cosi ha rilasciato questa dichiarazione: “Molto amareggiato il Siulp per i provvedimenti del governo a favore di Esercito, Marina ed Aeronautica. Importanti risorse vengono difatti stanziate per ricostruire la carriera di migliaia di sottufficiali delle tre Armi, trascurando completamente le analoghe rivenditazioni di poliziotti, carabinieri e finanzieri.
A seguito di una trattativa durata molti mesi, il governo ha oggi deciso in maniera unilaterale di non accogliere le proposte del sindacato di Polizia di inserire, nel provvedimento legislativo di prossima emanazione sul ‘riallineamento delle posizioni di carriera del personale militare’, la sanatoria di alcune situazioni di sofferenza degli ispettori di Polizia, (ex marescialli di Ps).
È ormai, per il maggior sindacato della Polizia di Stato, tempo di guerra: è davvero assurda questa decisione di dividere in figli e figliastri i lavoratori del Comparto Sicurezza e Difesa”.
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Siap
La Segreteria provinciale di Catania, comunica: “Con una nota inviata al Capo della Polizia, prefetto De Gennaro, si denuncia il grave disagio dei poliziotti che operano sul territorio. La questura di Catania, rimane ancora dislocata in otto edifici diversi, affronta costi di gestione ed affitti ingiustificabili ed onerosi che per una politica improntata sul risparmio della spesa pubblica sono inspiegabili, l’attuare in forma concreta tutte le procedure idonee per la realizzazione della questura a Catania è fondamentale, infatti, l’effetto dell’attuale frammentazione danneggia la città in tutte le sue forme a partire dall’utenza che è disorientata per la confusione dei tanti uffici dislocati sul territorio, dai cittadini che hanno in punti centrali detti uffici e vivono costantemente con i disagi. Poco o niente è stato fatto da parte delle istituzioni locali che in tutti questi anni non hanno mai provveduto con efficacia a progettare e destinare aree idonee per la realizzazione di un unico edificio da destinare alla Polizia di Stato (a tal proposito di propone l’area dell’attuale ospedale G. Garibaldi).
A questo c’è da aggiungere lo spreco di uomini posti alla vigilanza di questi edifici che assorbono notevoli aliquote di dipendenti a discapito del controllo del territorio. Questo ultimo aspetto viene criticato perché il ministero dell’Interno non investendo risorse adeguate ha costretto l’attuazione del nuovo piano di controllo del territorio con mezzi insufficienti. Contro una politica sulla sicurezza insufficiente basata su slogan pubblicitari, il Siap di Catania a nome dei poliziotti catanesi dice basta a questo stato di cose e dichiara lo stato di agitazione della categoria”.
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La Segreteria comunica: “Se il Siap dovesse segnalare un ufficio di Ps a Roma, indicativo dello stato di malessere in cui versano troppi commissariati della Capitale, senz’altro evidenzierebbe il preoccupante esempio di “Casilino Nuovo”. Da tempo era stata portata all’attenzione generale la situazione lavorativa vissuta in questo commissariato, in cui uomini e donne dello Stato continuano a sentirsi abbandonati a loro stessi, restando in attesa di indispensabile ristrutturazione accompagnata al potenziamento della loro presenza sul territorio dell’8° municipio. È divenuta ormai insopportabile la promiscua collocazione logistica di questo strategico ufficio di Ps, così com’è impropriamente incastonato all’interno di un centro commerciale: ovunque persistono barriere architettoniche invalicabili per l’utenza disabile, tali da far divenire “Casilino Nuovo” un’anomala roccaforte separata dalla comunità, anziché un vero ufficio della Polizia di Stato tra la gente, tanto per riprendere uno slogan tanto caro al Dipartimento di Pubblica sicurezza; ovunque sono rintracciabili allarmanti irregolarità rispetto ai più elementari criteri dettati dalla legge 626/94 sull’igiene e la sicurezza dei luoghi di lavoro.
Tristemente significativo è il caso del locale Ufficio immigrazione, sacrificato in un angusto spazio dove si devono destreggiare 4 addetti investiti da un’ingente mole di lavoro e il transito giornaliero di circa 200 extracomunitari.
In un ristretto ambiente insalubre e senza la necessaria climatizzazione, in presenza di indecenti servizi igienici, in un complessivo quadro lavorativo al di fuori di una moderna Polizia al passo con i tempi, sotto gli occhi di un’inerte dirigenza, vengono tradite le legittime aspettative per il sacrificante servizio sempre e comunque garantito. A “Casilino Nuovo” tutto ciò è vissuto da circa 116 colleghi troppo pochi dinanzi alla richiesta di sicurezza di un popoloso quartiere di circa 350mila abitanti a cui si aggiungono anche due campi nomadi.
Per il Siap ora non resta che presentarsi al questore di Roma invitandolo ad attuare, in questo vessato commissariato, un piano di generale risanamento, riconoscendo e valorizzando l’ordinario sacrificio di poliziotte e poliziotti in prima linea per la tutela della comunità”.
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Coisp
La Segreteria provinciale di Avellino, ha inviato al prefetto, al questore e al dirigente della Sezione Polstrada di Avellino, al dirigente Compartimento Polstrada, al dirigente Compartimento Polfer, al dirigente Compartimento Polposta di Napoli, alla Segreteria Nazionale e alla Segreteria regionale di Napoli Coisp questa lettera: “Questa organizzazione sindacale in merito ai gravi fatti verificatisi nella giornata del 15 settembre ultimo scorso, nel corso della verifica semestrale presso la Sottosezione autostradale di Avellino Ovest, dove è stata riscontrata l’installazione, all’insaputa di tutti i convenuti, di una videocamera, risultata successivamente di proprietà di una delle organizzazioni sindacali presenti, esprime sdegno e preoccupazione per quella che si ritiene essere una grave violazione dell’esercizio di un diritto costituzionalmente garantito.
Tale episodio si inquadra in un contesto di grave e patologica crisi delle relazioni sindacali che da troppo tempo perdura in tutti gli uffici della Polizia di Stato della provincia di Avellino.
L’episodio in questione appare ancor più preoccupante per il fatto che chi lo ha posto in essere lo ritenga addirittura lecito, cosa che da adito al sospetto che tali episodi possano ripetersi. Non è possibile pensare di continuare a svolgere le proprie funzioni di rappresentante sindacale all’interno di uffici di Polizia ove le stesse si svolgono con la presenza solo ed esclusivamente di appartenenti all’Amministrazione, timorosi della possibilità che ciò che si dice venga a propria insaputa registrato.
Le regole appaiono palesemente violate e necessitano di un loro pronto ripristino. Regole, ci piace ricordarlo, previste dal nostro ordinamento costituzionale. È indispensabile che le regole, tutte le regole, previste dalla normativa vigente, prima fra tutte quelle relative all’autonomia e indipendenza delle organizzazioni sindacali di Polizia, vengano ristabilite.
Questa organizzazione sindacale preliminarmente chiederà attraverso la propria Segreteria nazionale un incontro urgente al Capo della Polizia, affinché egli si faccia garante del rispetto dei diritti riconosciuti sindacalmente ai rappresentanti degli operatori di Polizia. Nelle more diserterà tutte le riunioni con l’Amministrazione previste dall’Accordo Nazionale Quadro fin quando non ci sarà la certezza che coloro i quali sono chiamati a rappresentare gli interessi dei lavoratori non vengano fatti oggetto di meschini e strumentali atti lesivi della loro dignità”.
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Osapp
(Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) - Con una lettera inviata i capigruppo di Camera e Senato, ai segretari e ai presidenti di partito, l’Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria invita i politici di maggioranza e opposizione a trascorrere una giornata, o almeno un pomeriggio, con gli agenti di Polizia Penitenziaria in servizio in una delle oltre 200 carceri italiane “per rendersi conto di persona dei disagi e dei problemi che affliggono 42mila agenti”.
Venticinque lettere - fa sapere il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci - sono state spedite oggi a tutti i partiti ad eccezione della Lega Nord “dal momento che il ministro della Giustizia Roberto Castelli ha già declinato l’invito”.
Il sindacato parla di una “situazione grave” all’interno delle carceri, che riguarda non solo il sovraffollamento dei detenuti: “Non viene prestata altrettanta attenzione ai 42mila poliziotti penitenziari in servizio. Il nostro - afferma Beneduci - è l’unico Corpo di Polizia che per legge ha anche il compito di favorire il reinserimento sociale dei detenuti. Eppure l’organico attuale è quello di dieci anni fa, quando il numero dei detenuti era il 20% in meno di oggi (attualmente si contano circa 56mila detenuti)”.
E ancora: “La Polizia Penitenziaria svolge il compito delle traduzioni dei detenuti con circa 500mila uomini, mentre in passato lo stesso compito veniva svolto dai Carabinieri con 10mila unità”.
L’Osapp fa notare inoltre che a differenza degli altri Corpi di Polizia Penitenziaria europei, quello italiano “è l’unico a svolgere non solo compiti di sorveglianza, ma anche di supporto a tutte le altre attività del carcere, come ad esempio il servizio per il sopravitto mensa, la segreteria, i corsi di formazione e istruzione, ecc.”.
Il segretario del sindacato ritiene che per tutte queste ragioni debba essere considerato “luogo comune” quello che fa ritenere che la Polizia Penitenziaria italiana sia la più numerosa d’Europa, con un agente per 1,35 detenuti. “Non è così. Basti pensare che nei turni festivi pomeridiani e notturni c’è un solo agente a controllare 150 detenuti. E questo - afferma Beneduci - avviene in carceri importanti come San Vittore, Regina Coeli, Sollicciano”.
Per questo motivo l’Osapp insiste affinché i politici di maggioranza e opposizione possano sperimentare di persona i problemi delle carceri: “Non si possono rendere più umane e vivibili le condizioni dei detenuti - conclude il segretario - senza rendere più umane e vivibili le condizioni dei poliziotti penitenziari”.
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Interrogazioni parlamentari
L’on. Provera ha rivolto una interrogazione al Ministro dell’Interno. Per sapere - premesso che: da diversi anni, numerosi lavoratori di Pubblica sicurezza della questura di Reggio Calabria sono costretti a prestare servizio presso l’ex caserma militare Cantaffio, ove sono allocati la Motorizzazione, il Magazzino Vece regionale, una mensa, alloggi e autovetture del Nucleo Volanti; la struttura dell’ex caserma Cantaffio, in parte occupata da famiglie nomadi e in parte adibita, fino a pochi mesi fa, ad uso ospedaliero, versa in condizioni ‘di disagio e degrado’, come denunciato recentemente dalla Segreteria provinciale del sindacato di Polizia Siulp, per via della ‘fatiscenza’ dell’intera area dell’‘insalubrità dei locali ove il personale quotidianamente presta attività lavorativa’.
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Con una nota Ansa è stata data la notizia che un senatore diessino ha presentato al ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, un’interrogazione parlamentare finalizzata a conoscere le motivazioni del trasferimento d’autorità genericamente giustificato con la formula “per esigenze di servizio”, che ha visto coinvolti ben 600 ufficiali su un organico di circa 2.500 ufficiali in servizio presso la Guardia di Finanza. Secondo il senatore della Quercia la spesa complessiva di questa enorme operazione di mobilità, posta in essere dal Comando Generale della Guardia di Finanza, supererebbe i 10 milioni di euro, così ripartiti ad ogni ufficiale: 12.000 euro di indennità di trasferimento, circa 1.500 euro di indennità forfettaria e circa 3.500 euro per le spese di trasloco. Il senatore, sempre nell’ambito dell’interrogazione al Ministro, scrive: “I trasferimenti, oltre a determinare seri pregiudizi personali e familiari per gli ufficiali interessati, sono potenzialmente idonei, stante il loro enorme numero e la suddetta motivazione, a determinare decisioni arbitrarie o peggio punitive”.
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Patente di servizio per la Polizia Stradale
Tutto il personale dei vari Corpi di Polizia, che prestano servizio sulla strada, per ottenere la patente di servizio dovrà rispettare il nuovo regolamento contenuto nel decreto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti n. 246 dell’11 agosto 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 1 ottobre 2004.
Benché essi debbano essere già in possesso della patente normale, per avere quella di servizio dovranno frequentare un corso, che si articola in 50 moduli totali (25 per la teoria e 25 per la pratica), ciascuno dei quali durerà 40 minuti. Questi corsi servono ad apprendere nozioni specifiche, non solo rispetto alla guida dei motoveicoli e degli autoveicoli in servizio, ma anche ad esempio riguardo alle nozioni di primo soccorso alle persone coinvolte in incidenti o al comportamento da tenere in caso di presenza di fiamme. Al termine di tali corsi, il decreto prevede che i candidati svolgano un esame finale, che consiste in una prova teorica, per accertare la preparazione sulle materie in programma, ed in una di carattere pratico. Questo esame si svolge presso il ministero dei Trasporti, davanti ad un’apposita commissione, e per accelerare i tempi può avvenire in concomitanza della selezione o del concorso per l’assunzione, specificandolo però sul bando relativo.
Il decreto contiene inoltre tutte le norme inerenti la validità ed il rinnovo nonché il ritiro, la sospensione o la revoca definitiva della patente di servizio, che in ogni caso subirà il medesimo destino di quella normale; cioè, se quest’ultima sarà sospesa, ritirata o revocata, anche quella speciale dovrà esserlo.
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