La battaglia tra poveri che da troppo tempo affligge i commissariati romani, non fa più testo. Le ordinanze che hanno restituito dignità ai commissariati capitolini sono insufficienti: occorre di più.
Dopo l’ennesima assemblea tenuta presso il commissariato Cristoforo Colombo, ultimo in ordine di tempo nell’aver riottenuto una forma giuridica autonoma, ne abbiamo avuto la prova provata. Ma non vi era la necessità.
Non basta sancire su carta che un qualunque commissariato assuma nuovamente le piene prerogative, ma si dovrebbe fare in modo che l’ufficio predestinato possa adempiere alle sue nuove (vecchie) funzioni al massimo delle possibilità. Ciò dovrebbe stare a significare che all’impegno assunto, dovrebbe seguire un adeguato potenziamento di risorse umane, mezzi e tecnologie.
Le voci, le ridde, le chiacchiere da bar e la immancabile “guerra tra poveri” ventilerebbero la chiusura del commissariato Cristoforo Colombo, poiché a seguito del suo mancato potenziamento le incombenze continuerebbero a ricadere sul suo ex commissariato coordinatore Tor Carbone. Per nostra abitudine non siamo propensi a dare seguito alle “chiacchiere di corridoio”, di solito tendiamo ad analizzare gli accadimenti cercando di trovare una soluzione alle problematiche.
Non siamo per la politica del “tanto peggio tanto meglio”, e non siamo neanche tra quelli che cercano di difendere un orticello a discapito di un altro, perché siamo certi che se il commissariato Cristoforo Colombo piange, di certo il 95% dei commissariati e degli uffici di Polizia di Roma e della Provincia, che operano su strada, non ridono.
Fino ad oggi nessuno si è voluto effettivamente rendere conto, o meglio si è preferito sorvolare, che sui commissariati è stata decentrata solo ed unicamente una mole enorme di responsabilità, carte, burocrazia, e prelievo indiscriminato di personale. A ciò però non ha fatto seguito un pari comportamento in termini di risorse umane, mezzi e tecnologie, anzi si è assistito ad un ulteriore accentramento!
È facile decentrare responsabilità, carte e competenze: basta una firma.
Meno facile è apporre la firma per decentrare chi, di fatto, dovrebbe permettere a questi uffici territoriali di funzionare.
La questione nata dalla creazione dei cosiddetti commissariati circoscrizionali prima, seguiti poi dalle due successive esperienze (altrettanto fallimentari) dei cosiddetti commissariati coordinatori e poli, non ha fatto altro che alimentare la guerra tra poveri tra coordinatori e coordinati, che come giri concentrici dell’Inferno dantesco si è venuta a creare di fatto una situazione del tutti contro tutti, perdendo così di vista che lo sfacello non veniva dal vicino ufficio, coordinatore o coordinato, bensì era stato pianificato tutto a tavolino negli alti consessi. Alti consessi dove non risulta che ci siano problemi di carenza di personale, di autovetture, di personal computer, ecc.
Purtroppo in diversi stanno cadendo nel tranello posto in essere dall’Amministrazione, e sempre più spesso si tende a puntare l’indice accusatore sul vicino ufficio, che risulterebbe l’unica causa dell’aggravio lavoro. Ci si deve svegliare da questa cecità indotta, individuando esattamente i livelli di responsabilità di tutto ciò, e di certo a nessun livello di verifica troveremmo gli uffici confinanti.
Se poi a qualcuno fa comodo questa battaglia fratricida (che peraltro non ci porterà da nessuna parte, ma che sicuramente ci inimicherà i colleghi con cui probabilmente, per questioni territoriali, si dovranno prima o poi condividere gli interventi più o meno seri) è bene che la si conduca sino in fondo, e si abbia il coraggio di dire che almeno il 95% dei commissariati di Roma e Provincia sono, in linea di massima, come il commissariato Cristoforo Colombo, e quindi se ne dovrebbe sancire la chiusura.
L’appello che ci sentiamo di lanciare è un “allerta” acché sul territorio si individuino gli esatti livelli di responsabilità di tutte queste disfunzioni e quindi affrontarli sinergicamente con l’ausilio dei vari gradi di responsabilità della nostra organizzazione sindacale.
Questa “battaglia tra poveri”, che va avanti da almeno un decennio, è andata a detrimento, in via primaria, alla collettività in termini di sicurezza e prevenzione e contestualmente anche alle lavoratrici e lavoratori di Polizia.
Ci sentiamo di lanciare il segnale che da anni andiamo ripetendo e che inesorabilmente rimbalza contro un muro di gomma: si metta una firma, ma la si metta per un reale potenziamento delle strutture territoriali e per un effettivo decentramento a tutto campo, e non soltanto per disporre prelievi di risorse umane, e dare ordini di decentrare ulteriori carte, burocrazia e responsabilità.
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