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Gennaio/Febbraio/2005 - Laboratorio
Al servizio di chi?
di Giovanni Sammito - Segr. Prov. Siulp - Gorizia

Apprendiamo che pattuglie della Polizia Stradale della nostra regione - ma abbiamo buone ragioni di ritenere che accada anche in altre aree del Paese - vengono impiegate saltuariamente in compiti diversi da quelli previsti istituzionalmente.
Per quel che riguarda Gorizia: “Servizi Abacus” è la dicitura che compare sull’ordine di servizio a fianco del personale della Sezione di Gorizia o del Distaccamento di Monfalcone all’uopo comandato. L’attività consisterebbe nel fornire assistenza a personale di agenzie di demoscopia che intervistano cittadini che transitano per i locali valichi confinari. In altre parole, il “fornire assistenza”, si tradurrebbe in “fermare” le macchine per favorire l’invito a sottoporsi al sondaggio.
Per conoscenza diretta sappiamo che da anni vengono effettuate rilevazioni statistiche presso i valichi di Casa Rossa e Sant’Andrea. Gli “intervistatori” però, seppur regolarmente autorizzati a svolgere tale attività, non ricevevano alcun supporto dagli operatori di Polizia. Gli “intervistati”, invece, erano ovviamente liberi di aderire o meno all’invito a fermarsi.
Supposto che molto probabilmente a prevalere saranno state le persone che considerano l’intervista una fastidiosa intrusione, quale migliore idea di avvalersi della Polizia Stradale per “indurre” le macchine a fermarsi e sottoporre gli occupanti alle domande del sondaggista?
Accade così che, mentre la cronaca giornaliera non manca di evidenziare quanto siano indispensabili le pattuglie di Polizia nelle arterie stradali delle città e lungo gli snodi autostradali del Paese, alcune di queste vengono “distratte” per assecondare esigenze che poco o nulla hanno a che fare con la tutela della sicurezza o di qualunque altro bene/interesse collettivo. Qualcuno obietterà che dopotutto si tratta di servizi a pagamento alla stessa stregua di quelli forniti per scorte a carichi eccezionali o gare ciclistiche. La risposta non solo è semplicistica ma denota, in chi la sostiene, una conoscenza per lo meno approssimativa del concetto di interesse pubblico e interesse privato.
A nessuno sfugge, infatti, come nel caso di servizi di scorte il bene primario da salvaguardare sia la sicurezza della circolazione stradale e dell’ordine pubblico (gare ciclistiche) più in generale. Evidente, invece, l’assenza di qualsivoglia requisito che abbia a che fare con nozioni di prevenzione, assistenza, tutela, sicurezza, difesa, ecc. che giustifichi in qualche modo l’accoglienza di richieste “anche se a pagamento” come quella accordata ad un’agenzia di rilevazione statistica.
Va da sé che non abbiamo nulla da obiettare all’agenzia di demoscopia alla quale anzi, va riconosciuto un grande intuito nel perseguimento dei propri interessi. Semmai qualche spiegazione va pretesa da chi, a livello d’istituzione centrale, stipula siffatti contratti che si attagliano meglio ad un contesto di tipo privatistico-aziendale.

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