Pubblichiamo in questo numero della rivista un contributo e una lettera di Ennio Di Francesco, il funzionario che ha speso molti anni della sua carriera professionale per far progredire il processo democratico della Polizia. Queste riflessioni di Di Francesco ci sembrano utili in un periodo di grandi ripensamenti e trasformazioni. Anche la sicurezza pubblica e l’organizzazione delle Forze di polizia vanno ripensate a ventiquattro anni dalla Riforma. La proposta di discussione è riferita a tutti, e in particolar modo ai protagonisti di quel periodo storico, ma soprattutto ai giovani che sono entrati in Polizia in questi ultimi anni
I sentimenti che mi hanno indotto a inviare l’invito (accanto riportato ) alle diverse sigle sindacali e associazionistiche di Polizia sono: la profonda gratitudine verso tutti gli operatori, di qualsiasi livello, che lavorando in condizioni difficili e sovente approssimative, ovunque e sempre, contribuiscono alla sicurezza della Collettività e delle Istituzioni ; la fierezza di appartenere sempre, pur se posto anzitempo in “congedo d’ufficio”, all’Istituzione di Polizia che ha saputo stimolare e partecipare grazie alla determinazione e al sacrificio della “base” all’evoluzione democratica del “Sistema Sicurezza” attraverso il riscatto della dignità di tutti i “Tutori dell’ordine” al di là di ogni appartenenza; la volontà di continuare a fornire, per quanto sarà ancora possibile, un contributo di esperienza e idealità, senza spirito di rivalsa, con dedizione sociale e democratica. Sono convinto che nell’attuale scenario socio-politico, frastagliato, conflittuale, dispersivo, restano vitali i Valori che attraverso la legge 181/21 hanno impregnato profondamente il “Sistema Sicurezza Italiano”.
Essi scaturiscono infatti dalle straordinarie intuizioni e battaglie che nate dalla “ base dei poliziotti” seppero indurre politici come Berlinguer, La Malfa, Zaccagnini, Galluppi, Bozzi, Lombardi, Biondi, Cossiga, Mammì, sindacalisti come Lama, Storti, Macario, Trentin, Vanni, Scheda, Benvenuto, magistrati come Battimelli, Cerminara, Di Nicola, giuristi come Giugni, Conso, Rodotà, a “riflettere insieme oltre le ideologie” E’ difficile specie per i più giovani immaginare quel Movimento ideale che “un quarto di secolo fa” ha portato per tutti al riscatto dei diritti di rappresentanza, alla democratizzazione della Polizia, all’introduzione di nuovi concetti organizzativi nuovi come: banca dati, coordinamento interforze, impulso internazionalistico, controllo del territorio, poliziotto di quartiere. La legge era un punto di partenza: la riforma doveva essere monitorata, migliorata. E’ stato più facile remare contro, stimolare aspetti involutivi, svilirla e cercare persino di cancellarne la memoria, talora attraverso malintese competizioni tra le Forze di polizia con conseguenti mortificazioni e snaturamenti.
Tuttavia pur dopo tanti anni i Valori ideali, morali e concettuali che ne sono alla base conservano la valenza di propulsione e modernità. I risultati positivi, nonostante tutto, grazie al sacrificio dei “Tutori dell’ordine”, si vedono e quanto più efficaci sarebbero se quei Valori fossero stati veramente seguiti. E’ auspicabile che la legge sia rivisitata sia alla luce dell’evolvendo scenario di devolution che di globalizzazione per adeguarsi alle esigenze contro la cangiante criminalità comune e terroristica, interna e mondiale. Ciò non può che avvenire in una visione partecipata a chiara, non già surrettiziamente all’interno di monadi di pensiero. Quali più efficaci indicazioni si otterrebbero se gli “operatori di Polizia” riflettessero e elaborassero insieme, pur con diverse sensibilità, un lungimirante disegno di “unità e idealità professionale” sulla cui base confrontarsi e contribuire con la Direzione politica e gestionale del “sistema”.
E’ l’auspicio che anima l’invito trasmesso: incentivare attraverso Polizia e Democrazia, la rivista che più di ogni altra, nello spirito di Franco Fedeli, lascia spazio dialettico a tutti, un “Foro di riflessione, dibattito, verifica e proposta”, nella consapevolezza che il tema “ sicurezza” riguarda da vicino ciascun appartenente a ciascuna Forza di polizia nazionale e di Municipalità, nonché a ciascun cittadino, per costruire il più efficace e partecipato rapporto professionale, sociale e democratico per la tutela della gente e delle Istituzioni.
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Cari Colleghi,
le contraddizioni che sempre più contraddistinguono lo scenario in cui i Tutori dell'ordine debbono operare (...recrudescenza criminale, invocazione di taglie, competizione tra Forze di polizia, mortificazione della Polizia di Stato, difficoltà e ritardi economici e strutturali, militarizzazione, parificazione in peius dell'età di pensionamento dei funzionari a quella degli ufficiali, caso Sofri...) stimolano una riflessione in cui le diverse Rappresentanze debbono cercare, al di là delle peculiari differenze, di trovare linee comuni sui Valori essenziali che non disperdano le conquiste fatte per giungere alla legge 121/81 che segnò una tappa fondamentale dell'evoluzione culturale e democratica del "sistema sicurezza" a tutela della collettività e delle Istituzioni. La legge di riforma, che andava monitorata, può essere ancora adeguata alle esigenze del nuovo scenario nazionale e globalizzato, ma non avvilita nei suoi principi essenziali a discapito della Polizia di Stato.
Diversi di voi, avendo esaminato la mia "lettera aperta al Capo della Polizia" pubblicata su "Polizia e Democrazia" sanno del mio "congedo d'ufficio" dal I° maggio": è il costo della coerenza ideale ai Valori per cui ci siamo nei tremendi anni '70 battuti per consentire a tutti i "Tutori dell'ordine" di fruire dei sacrosanti diritti di rappresentanza e di professionalità per svolgere con efficienza e dignità il proprio lavoro al servizio del Paese.
Vi assicuro che continuerò per quanto possibile l' impegno di esperienza e idealità, che metto a Vostra disposizione. Pregandovi di diffondere questa e-mail resto in attesa di ogni riscontro riteniate opportuno.
Ennio Di Francesco
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