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Gennaio/Febbraio/2005 - Interviste
Epidemie
Che cosa si può fare
di a cura di Giada Valdannini

Intervista con il presidente della Lila, Filippo Manassero. Una riflessione sulle misure di precauzione più efficaci


L’Italia ha garantito al Fondo globale per la lotta all’Aids uno stanziamento che però, oggi, non è più in grado di garantire.

E’ molto grave che l’Italia non rispetti gli accordi presi su una questione così importante come la lotta all’Aids. Il fatto che oggi il governo “chieda una proroga” nei versamenti è emblema del fatto che questa maggioranza non farà che rimandare all’infinito questa spesa perché avrà sempre delle “altre priorità”. Se l’Italia non pagherà, il Fondo Globale rimarrà bloccato e milioni di persone continueranno a morire. Ricordiamo che l’Italia, nel 2003, ha fatto registrare all’interno dell’Unione Europea il triste primato, subito dopo la Francia, del maggior numero di nuovi contagi: 4.000 persone che l’anno scorso si sono scoperte l’Hiv.

Quanto contano le campagne di prevenzione nella lotta all’Aids?

Sono fondamentali. Solo che in Italia le ultime campagne ministeriali sono state inadeguate e quindi poco efficaci. Hanno promosso come unica arma contro il contagio l’Amore Vero. Mai che si legga la parola preservativo! Ricordo a Sirchia che secondo il rapporto Icona 2004 proprio il 74,8% delle donne oggi contagiate ha contratto il virus dalla persona con cui ha un rapporto affettivo (il marito o il proprio partner stabile). Le posizioni politiche mai prese sull’Aids, le campagne di prevenzione che abbiamo dovuto subire in questi anni (tristi, inutili ed evidentemente inefficaci come chiunque può vederlo dai dati ufficiali) hanno prodotto unicamente il consolidarsi di quei pregiudizi e di quelle false certezze che da sempre permettono al virus di diffondersi. Tutto questo accompagnato da demagogiche e repressive proposte di legge sia in tema di droga sia in tema di prostituzione, proposte che criminalizzano e che – già sperimentate altrove – hanno fatto un buco nell’acqua creando ulteriori problemi sociali.

Il preservativo continua ad essere ancora poco diffuso. Quanto conta la riduzione del prezzo nell’incentivare all’acquisto?

Abbattere il costo dei condom è giusto ma non è la chiave di volta. I programmi ministeriali non prevedono l’educazione sessuale all’interno della scuola. I ragazzi non sono abbastanza al corrente dei rischi e della possibilità di prevenzione. I giovani non usano il preservativo anche perché è caro, ma al governo poco importa. Il ministero della Salute risponde che questo problema "non gli compete". E’grave.

La Lila nasce nel 1987. Da allora quanto è cambiato il dramma dell’Aids, la percezione interna ed esterna del problema? E le politiche di prevenzione?

Da allora sono cambiate molte cose. Oggi almeno si ha la percezione dell’esistenza della sindrome. L’Aids inoltre è diventato curabile. Non guaribile, ma curabile. La comprensione non discriminatoria del fenomeno è un fatto culturale. Ma manca tuttora la continuità nell’intervento. Siamo schiavi di una cattiva informazione. Prima si pensava che solo gli omosessuali fossero i soggetti a rischio, oggi è chiaro che non è più così. Le donne sono le più colpite perché vittime di un retroterra di pensiero che le ha troppo a lungo imprigionate. Ancora oggi molte di loro vivono nell’impossibilità di contrattare col loro partner l’utilizzo del preservativo.
Per quanto riguarda l’aumento della malattia, i fattori sono numerosi. L’estensione del contagio agli ultrasessantenni, per esempio, è un dato recente e il turismo sessuale non ha fatto che potenziare la diffusione del virus. Sostanziale, però, è il cambiamento del rapporto con l’Aids. E’ cambiato chi l’Aids ce l’ha. I malati non si arrendono, c’è una speranza di vita per loro.

Nella lotta all’Hiv la presenza della Chiesa sul nostro territorio quanto ha influito?

La Chiesa è l’ostacolo più radicato ma io confido nella capacità raziocinante di ogni singolo individuo e nella possibilità di autodeterminarsi. Certo, quando eminenti personalità si pronunciano in favore della Chiesa, c’è più rischio che i fedeli si lascino condurre ciecamente da tale indirizzo.

Su quali fronti sarà impegnata prossimamente la Lila?

Sicuramente sulla questione dei diritti. Con i malati bisogna confrontarsi. Prima morivano e si chiudeva tutto lì. Oggi molti sopravvivono ed è giusto che possano godere dei diritti fondamentali. Parlo di un corretto reinserimento nella società con determinate tutele. Una volta guariti intraprendono una specie di riscatto sociale, ma spesso devono scontrarsi con vessazioni di ogni tipo che sfociano in azioni di mobbing. I diritti negati a un malato di Aids, sono diritti negati per tutti.

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Storia del preservativo

Sin dalla notte dei tempi l’uomo ha sperimentato le più disparate tecniche per scongiurare gravidanze indesiderate, nonché per tenere lontano le malattie veneree. Se oggi il condom è il mezzo più efficace per la lotta all’Aids, i suoi progenitori erano assai poco sicuri. Facevano sorridere, non poco.
Alcune testimonianze arrivano dagli antichi Egizi: è del 1350 a.C. una scultura che lascia immaginare l’uso del preservativo. Furono, infatti, gli Egizi i primi ad utilizzare vesciche ed intestini di animali ben oliati (il primo lubrificante) per proteggere i loro rapporti sessuali. Ne fabbricavano anche di tessuto, ma questi oltre ad un preciso scopo decorativo non avevano nessuna utilità nel controllo delle nascite.

I cinesi e i giapponesi del 1000 a.C. - E’ diffusa convinzione che gli inventori dell’attuale preservativo furono i cinesi che allo scopo cominciarono ad usare fogli di carta oleata opportunamente sagomata. I loro vicini di casa, i giapponesi, usavano invece cilindretti di cuoio o scaglie di tartaruga rese flessibili da soluzioni alcaline.

Gli europei nel 200 a.C. - Anche i romani utilizzavano preservativi costruiti con gli intestini essiccati delle pecore. Soprattutto i soldati, quando si univano con le donne durante le loro lunghe campagne lontano da Roma. Li usavano per proteggersi dalle malattie.

Il Rinascimento - E’ in questo periodo che appaiono trovate, le più bizzarre della storia. Furono create fodere di lino sottilissime ma riccamente decorate che prima dell’uso venivano immerse in infusi astringenti. Ovviamente erano di uso esclusivo delle classi socialmente più elevate. Fu la scoperta dell’America a portare in Europa oro, argento, i semi della patata e del pomodoro ma anche il virus della malattia che il medico Gabriele Falloppio descrisse come “il morbo gallico”, la sifilide. E’ da allora che, per evitare i contagi, le soldatesche iniziarono a usare la fodera di lino con una soluzione disinfettante. Nei sotterranei del castello di Dudley, sono stati ritrovati alcuni esemplari di profilattico (fatti di intestini di animali o pesci) probabilmente usati al tempo della guerra civile tra l’esercito di Oliver Cromwell e le milizie di Carlo I (1640).

Casanova e il XVIII secolo - L'innovazione del profilattico fu introdotta da Carlo II ed ebbe un grande successo. Nelle corti gli uomini li usavano e venivano regolarmente venduti. Ogni venditore pubblicizzava la loro efficacia. Normalmente veniva utilizzato l’intestino di agnello o capra. Venivano fissati al pene con un nastro che si trovava al lato dell’apertura ed erano riutilizzabili. Il libertino Casanova utilizzava un preservativo fatto di tela di lino nei suoi incontri galanti e lo chiamava il “cappotto inglese”.

L’evoluzione della tecnica. Un certo Good Year - Fino all’invenzione di Good Year, i profilattici non erano altro che “una corazza contro il piacere”. E così venivano chiamati. Nel 1870 questo pioniere dell’industria della gomma, un certo Good Year, deposita il brevetto di vulcanizzazione della gomma. Cinque anni più tardi inizia la produzione in massa dei preservativi. Il processo di fabbricazione ha, ovviamente, subito nel tempo modifiche. L’evoluzione ha interessato sia le tecniche di purificazione del lattice che l’adozione di più efficaci lubrificanti e spermicidi. Il talco usato come rivestimento ha lasciato il posto all’amido di riso o mais, oppure a finissime polveri minerali. I lubrificanti, nell80% dei casi, sono oli di silicone. Ma si stanno affermando composti a base acquosa costituiti da addensanti usati da tempo nelle industrie alimentari e cosmetica.

L’origine del termine - Ma qual è l’origine del termine condom? Taluni dicono dal dottor Condom, medico della corte inglese che tentò in ogni modo di evitare al suo sovrano l’imbarazzo di un eccessivo numero di figli illegittimi. Altri derivano il nome dalla cittadina francese di Condom nel dipartimento di Gres, le cui macellerie fornivano gli intestini di agnello da ammorbidire con olio di mandorle prima di ogni incontro amoroso. Mentre il latino fornisce un’altra soluzione: condom dal verbo “condere” che significa nascondere, difendere, proteggere.




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