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Luglio/2018 - Immagini e Cultura
Fiction Tv
In Babylon Berlin il nazismo che verrà
di Fabio Paglialunga

Ambientato nella Germania della Repubblica di Weimar,
la serie tv, costata 40 milioni di euro, narra la corruzione
di Polizia e militari, i conflitti nel movimento operaio, le difficoltà
dei reduci della Grande Guerra.
Sullo sfondo la follia della gioventù hitleriana


Berlino, fine anni ’20. Una metropoli di oltre 4 milioni di abitanti, turbolenta e libertina, culla dei consumi e della cultura tedesca, così come della violenza politica e del crimine organizzato: analizzando le contraddizioni brucianti e i lussi sfrenati della capitale, non si ha certo la sensazione di un destino già segnato per la Germania della Repubblica di Weimar.
Alla luccicante e rigogliosa zona Ovest, dove fiorisce una straordinaria stagione artistica, musicale e cinematografica, fanno da contraltare i bassifondi della zona Est, fra degrado, depravazione, agitazioni comuniste e scontri di piazza.
Un contesto caotico in cui si muove Gereon Rath, detective di Polizia appena trasferitosi in città da Colonia per un'indagine che parte da un caso di ricatto nel mondo della pornografia e sembra puntare a qualcosa di più grosso e misterioso. Un caso per il quale Rath può contare sull'assistenza del collega Bruno Wolter, ma anche del supporto di Charlotte Ritter, la quale accetta lavori saltuari al Dipartimento di Polizia, dove viene impiegata a catalogare le centinaia di foto di cadaveri. Ma in lei esiste anche l’ambizione di diventare assistente commissario nonostante sia costretta, per soldi, a fare la prostituta in un famoso locale della città.
Babylon Berlin è approdata su Sky (e Now Tv) a fine novembre 2017; 16 episodi da 50 minuti circa che compongono le due stagioni prodotte da X-Film Creative e Sky Deutschland.
Con un budget di 40 milioni di euro, Babylon Berlin è la produzione più costosa della storia della tv tedesca, che punta chiaramente a conquistare riconoscimenti, e soprattutto pubblico, a livello internazionale. Ed è per questo che stupisce, ed è apprezzabile, la scelta di girare in tedesco (con parti nelle altre lingue usate dai personaggi, dal polacco al russo), così come l’utilizzo di riferimenti culturali e storici che potrebbero essere meno immediati per uno spettatore fuori dai confini. Una volontà che ricade anche nella scelta delle location, che va al di là dei luoghi più noti e riconoscibili della capitale tedesca, a differenza di quanto fanno molte altre produzioni che usano l'ambientazione berlinese. Il budget spropositato dicevamo: per farci entrare nella storia e nell'atmosfera di Babylon Berlin, girata nel tempo non indifferente di sette mesi, la produzione ha usato trecento location e cinquemila comparse, prestando la massima attenzione ai dettagli; dai costumi alle scenografie e agli oggetti di scena che riescono a riprodurre la Berlino anni '20 in tutto e per tutto, rendendola credibile e tridimensionale. Uno sforzo produttivo che si riscontra anche nella qualità della messa in scena e da alcune sequenze complesse come quella di ballo nel nightclub che arricchisce i primi due episodi.
In Babylon Berlin vediamo allungarsi sulla nazione l’ombra sottovalutata del nazismo che verrà; il caos prima della tempesta, si potrebbe dire. La dissolutezza della vita borghese, la corruzione di Polizia e del Corpo militare, la scia stressante e traumatica sui reduci della Grande Guerra, i conflitti interni al Movimento operaio sono tutti sintomi che spalancheranno la porta del potere alla follia della gioventù hitleriana.
Applaudito al Festival di Roma nel 2017, quando furono presentati solo i primi due episodi (in effetti i più interessanti tra i 16), Babylon Berlin è un affresco di una vicenda storica poco approfondita che sconta alla lunga la sua freddezza formale. I personaggi sono stretti nella loro confezione impeccabile ma mai affascinante, tra dialoghi che non graffiano e una colonna sonora di cui si fa fatica a ricordare una sola nota.
Stupenda è la fotografia con la quale gli autori hanno dato vita a una livida Berlino e lodevole è la volontà di non voler ricostruire la storia reale attraverso luoghi, nomi e date precise; ma se si sceglie la via dell’intreccio noir e del thriller bisogna conoscere i meccanismi del gioco. Anche il finale apertissimo ha probabilmente risentito della lunga ed estenuante lavorazione, opportuna a reperire tutti i fondi necessari.
Una terza stagione sembra scontata, per dare risposta a tutti gli interrogativi lasciati in sospeso e per dare una sbirciata agli anni ’30. Sperando che siano più coinvolgenti.

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