La storia del nostro Esercito
Il viaggio nel passato comincia con una succinta panoramica sulla storia dell’Esercito dalla sua costituzione (4 maggio 1861) ad oggi. Attraverso le pagine fondamentali della storia nazionale, tratteggia le campagne, i fatti d’arme, le operazioni che hanno visto impegnati i soldati italiani ed i loro mezzi, nei teatri operativi più disparati.
Il 4 maggio 1861, con decreto del ministro Fanti, l’Armata Sarda, che aveva incorporato molti eserciti pre-unitari, prendeva la denominazione di Esercito Italiano. I primi anni di vita non furono facili, poiché furono scanditi da una lunga e dura lotta al brigantaggio e dalla sfortunata conclusione della Terza Guerra d’Indipendenza, pur costellata di gloriose battaglie. Il 20 settembre 1870, portando a termine gli ideali unitari, il IV Corpo d’Armata agli ordini del generale Raffaele Cadorna occupò Roma, ridando all’Italia la sua naturale Capitale.
Dopo un periodo caratterizzato da un notevole lavoro di riordinamento e potenziamento (ministro Ricotti), il 5 febbraio 1885 il col. Tancredi Saletta, con un Corpo di spedizione di 800 uomini, sbarcò a Massaua, aprendo così il periodo coloniale; dopo una lunga campagna di penetrazione in Africa orientale, Adua (1896) segnò la battuta di arresto.
Il 14 luglio 1900 venne costituito a Napoli un Corpo di spedizione internazionale con il compito di porre fine alla rivolta dei “boxers” in Cina e difendere i protettorati europei.
L’Esercito Italiano fu impegnato nel settembre 1911, con la campagna libica nella guerra italo-turca; il 5 ottobre le sue truppe sbarcarono a Tripoli.
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale vide l’Esercito Italiano entrare in campo il 24 maggio 1915 con l’avanzata oltre il confine. Gli anni di guerra fino a Caporetto videro l’Isonzo protagonista delle battaglie; i primi successi di rilievo futono proprio della sesta battaglia d’Isonzo, che portò nell’estate del 1916 alla conquista di Gorizia. La dodicesima ed ultima battaglia segnò, invece, la sconfitta di Caporetto nell’ottobre 1917. Le eroiche battaglie d’arresto sul Piave e sul Grappa (10 novembre-4 dicembre) tamponeranno la falla e nel 1918 il Piave (15-24 giugno) e Vittorio Veneto (24 ottobre - 4 novembre) segnarono la definitiva vittoria. I dati statistici della grande guerra si possono riassumere in oltre 4 milioni di mobilitati, circa 600mila caduti e un milione e cinquecentomila di feriti e invalidi.
Nel 1922 ebbero inizio le operazioni in Libia per la riconquista dei territori che, nel corso della Guerra Mondiale, erano stati occupati dagli arabi ribelli. Appena terminate tali operazioni, definite cicli di polizia coloniale, nel 1935 l’Esercito fu impegnato di nuovo nel conflitto con l’Etiopia, dove il 3 ottobre le prime truppe varcarono il Mareb. L’occupazione di Addis Abeba (5 maggio 1936) concluse le operazioni per la conquista dell’Etiopia.
Terminate le operazioni sui fronti esteri, il teatro di guerra, con l’invasione della Sicilia, si spostò sul territorio italiano. Costretto all’armistizio, l’Esercito l’8 settembre subiva una grande sconfitta.
Sconfitti, ma non domi, già nell’ottobre 1943 i militari italiani ed i Reparti sopravvissuti confluivano nel 1° Raggruppamento Motorizzato e nelle Unità ausiliarie. Monte Lungo (dicembre 1943) e Monte Marrone (aprile 1944) furono le tappe della riscossa.
Successivamente, dal 1° Raggruppamento nasceva il Corpo Italiano di Liberazione (aprile-ottobre 1944) e nel dicembre del 1944 furono formati cinque gruppi di combattimento, che risalirono l’Italia con gli alleati fino a Milano e Venezia.
L’Italia contribuì anche alla lotta contro i tedeschi all’estero, in particolare in Balcania (1943-1944), dove si distinsero le divisioni partigiane “Garibaldi” e “Italia”, costituite con i Reparti ed i superstiti sfuggiti alla deportazione tedesca.
Il tributo di sacrificio e di sangue della Seconda Guerra Mondiale si può così riassumere: 161.729 caduti e dispersi sui vari fronti fino alla fine delle ostilità all’8 settembre 1943; 18.655 perdite in Italia e 54.622 perdite sui fronti esteri nel periodo settembre-ottobre 1943 per le reazioni ai tedeschi; circa 12mila caduti tra militari inquadrati nelle Unità regolari e nelle bande partigiane durante la Guerra di Liberazione; infine, circa 60mila internati militari morti nei campi di concentramento. Cifre elevate e non definitive.
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