Ricompare Osama Bin Laden e pontifica, divulgando la “parola”. Ecco che cosa ci possiamo aspettare dal 2005. Bisogna capire però che cosa è successo fino ad ora
Tra gli esiti drammatici scaturiti da azioni ascritte a matrice terroristica (matrice sempre più indecifrabile), gli scampoli dello scorso anno hanno lasciato sul terreno, tra gli altri, l’ennesimo corpo senza vita di un italiano in Iraq e un nuovo messaggio di guerra all’Occidente di Osama Bin Laden.
Nel primo caso, come riportato da una striscia satirica di un quotidiano nazionale, l’opinione pubblica ha visto come “muore un mezzo italiano”: Salvatore Santoro il suo nome, di origini campane ma da molti anni trasferito in Inghilterra, ucciso presso Ramadi ad un posto di blocco organizzato dalla guerriglia, che si oppone alla presenza di truppe straniere sul proprio territorio. La stilettata della striscia fa il paio con la frase che Fabrizio Quattrocchi, altro italiano assassinato precedentemente in terra irachena, avrebbe pronunciato prima di essere ucciso davanti ad una telecamera. In quel caso, l’annuncio liberatorio prima della morte sarebbe stato “vi faccio vedere come muore un italiano”.
Ebbene, la satira ha colto l’essenza di una radicalizzazione.
Le parti che oramai si contrappongono, dall’attacco dell’11 settembre 2001 contro le Torri Gemelle a New York, hanno via via assunto, servita agli occhi dell’opinione pubblica, una connotazione sempre più propria, netta. Una tragica separazione alimentata da fatti, riecheggiata dalle parole, foraggiata dalla richiesta, più o meno velata, di appartenenza, di inclusione in una parte: per il terrorismo, contro il terrorismo. O di qua, o di là. E nel mezzo? Terra di nessuno o, appunto, un “mezzo italiano”.
Ecco perché se a morire è un uomo che, chiaramente, agisce e uccide al fianco di chi dice di combattere il terrorismo, la morale che sedimenta si catalizza immediatamente verso il polo della giustizia, della libertà. Allo stesso tempo, specularmente, si rafforza l’identico procedimento nel campo avversario. Resta invece senza patria chi caratterizza una scelta verso uno dei due campi, che sia soggetto critico, indifferente, inerte.
In questo contesto i proclami raccontano la cronaca, mentre la cronaca macina eventi non del tutto visibili e, spesso, occultati.
Ecco, dunque, tra gli scampoli dello scorso anno, giganteggiare dal pianeta terrorismo l’ultima uscita di Osama Bin Laden. Il suo messaggio appare incentrato sul conflitto tra le autorità e il popolo dell’Arabia Saudita. La sua voce, registrata in un file audio in internet, sembra subito somigliante a quella del capo di Al Qaeda. Il testo viene diffuso da un sito utilizzato normalmente da militanti islamici per i loro commenti, e dura circa 75 minuti.
Bin Laden, dunque, torna a farsi vivo. Primissimi elementi.
Il capo di Al Qaeda loda l’attacco al consolato Usa a Gedda e, contemporaneamente, sferra una durissima offensiva contro il governo saudita. L’ultima sua apparizione (la prima in video dopo oltre un anno) era avvenuta alla vigilia delle elezioni presidenziali Usa, il 29 ottobre 2004. In quell’occasione, Bin Laden aveva un volto più da statista che da leader di organizzazione terroristica: un lungo comizio che, in realtà, puntava ad inserirsi nel confronto elettorale statunitense in forma di appello.
Adesso, mentre la tv araba Al Jazeera manda in onda il messaggio di Bin Laden, sembra subito chiaro che il capo di Al Qaeda voglia fare il bis. Di contorno, naturalmente, un richiamo efferato: colpire i pozzi di petrolio in Iraq. E un auspicio: che il greggio balzi a 100 dollari al barile. Parole.
Quel che vuole sostenere Bin Laden, con l’obiettivo di sconfiggere i nemici dell’Islam, è un’altra cosa. “La soluzione migliore – avverte senza mezzi termini – è entrare nel gioco delle elezioni, come in Yemen e Giordania, o Egitto”. Bin Laden dice che “i leader sauditi fanno appello al dialogo per far abortire le riforme: questo – continua Bin Laden – l’ho constatato personalmente vent’anni fa, quando avevo invitato il governo saudita a cambiare la situazione. Ma non è cambiato nulla”. Si esprime poi la sfiducia verso “i capi di governo”: in pratica si sostiene che essi non “sappiano eseguire gli ordini di Allah per una convivenza sulla base dei dettami della religione”. Bin Laden, inoltre, fa un’importante precisazione: “Dobbiamo essere consapevoli che le nostre divisioni sono solo locali: la vera divisione è quella tra Islam e miscredenti”.
Il fondatore di Al Qaeda oscilla tra i suoi temi privilegiati: religione e potere politico. “I capi di stato dei paesi arabi – dice – parlano ora di riforme ma sono lontani dalla religione. Sono le stesse famiglie (reali) che in passato hanno sostenuto i crociati contro i musulmani”. Questi leader “ora sostengono l’America e i loro alleati nella guerra contro l’Islam. Se guardiamo alla politica interna dei nostri paesi vediamo il dominio dei crociati. E’ evidente l’intromissione degli Stati Uniti negli affari interni” in particolare dell’Arabia Saudita, grazie “ad accordi presi tra gli americani e le famiglie reali, come quella saudita”.
Come si vede, il tema del confronto individua lo spettro generale per colpire il particolare. “In questi ultimi anni – afferma Bin Laden – sono aumentati i conflitti interni ai principi sauditi”. Il guerrigliero d’Afghanistan inchioda subito il successore di re Fahd. “E’ meglio che i fratelli di Abdullah – sostiene – evitino che egli salga al trono”, perché “il suo potere cadrà dal momento che egli (Abdullah) non segue i dettami della Sharia ma preferisce occuparsi di altro, invece che del governo”. Bin Laden si dice convinto che, “in questo momento, c’è un forte scontro nella famiglia reale perché Abdullah non è in grado di governare alcune istituzioni come quelle dei servizi segreti.
Se non darà retta all’America, il principe Abdullah sa che la cosa migliore sarebbe che si ritirasse in favore dei suoi fratelli. Anche perché (quella per la successione) è una gara molto dura e può accadere come in Giordania dove, su ordine dell’America, Hasan Bin Talal (fratellastro del sovrano hascemita, ndr) è stato destituito da re Abdallah”.
La guerra di religione resta il principale cavallo di battaglia. Osama Bin Laden intende “respingere l’invasione crociata specialmente nel campo scolastico, nel quale gli americani stanno cercando di cambiare i programmi di insegnamento”. Secondo lui, “l’America ha già chiesto ai governanti di Riad di cambiare l’insegnamento religioso”. L’obiettivo? “Quello di cambiare la nostra religione; ma chi non crede nei libri divini è un miscredente”, è la chiosa. Il leader più ricercato del mondo vuole insomma mettere alla strette i governanti di Ryhad. Essi “temono l’America e cambieranno i programmi, e i danni saranno sia religiosi che materiali, con l’occupazione delle nostre terre con la scusa della libertà e attraverso le risoluzioni dell’Onu, che sono l’esempio dell’interferenza americana nella politica interna dei nostri paesi”. Ad esempio di tale interferenza Bin Laden porta “la politica dei campi profughi iniziata da Abdullah Bin Sharif e da re Hussein, contro la Palestina. E Abdullah II (re di Giordania) sta seguendo lo stesso percorso”. Ecco perché, sugli Occidentali, Bin Laden si chiede: “Come possono volere la sicurezza quando distruggono ed uccidono in Palestina ed Iraq?”. E si risponde: “No, questa non è gente degna di godere della sicurezza in nessun paese al mondo”.
Parole. Parole come quelle pronunciate dal leader libico Muammar Gheddafi secondo cui la Turchia sarà un “cavallo di Troia” islamico dentro l’Unione Europea, qualora venisse consentito al Paese di aderire al blocco.
Tra tante chiacchiere, l’emergenza è forse una: capire cosa sia diventato, per tanti soggetti in gioco, lo strumento-alibi del terrorismo.
Cronologia dei messaggi di Osama Bin Laden
21 novembre 2001 - Un quotidiano di Dubai diffonde un video dove Bin Laden recita il suo “testamento spirituale” e raccomanda al figlio Mohammed di ucciderlo piuttosto che lasciarlo “cadere nelle mani degli infedeli”.
6 dicembre 2001 - Osama Bin Laden sfida l’Occidente in un video, trasmesso da Al Jazeera, accusa gli Stati Uniti di portare avanti “il peggior terrorismo in Palestina e in Iraq”. Sempre in quel video, Bin Laden dedica una poesia ai kamikaze dell’11 settembre.
16 aprile 2002 - Bin Laden appare, sul circuito di Al Jazeera, in un filmato insieme al medico egiziano Ayman Al Zawahiri, considerato il suo braccio destro.
6 ottobre 2002 - Al Jazeera trasmette una registrazione di due minuti della voce di Osama in cui si minacciano “attacchi contro gli interessi americani nel mondo”.
14 ottobre 2002 - Questa volta arriva un messaggio scritto, con cui il capo di Al Qaeda rivendica Osama Bin Laden rivendica la paternità degli attentati contro la petroliera francese nello Yemen e contro le forze americane nel Kuwait.
11 novembre 2002 - “Come uccidete sarete uccisi”. Ancora un nuovo messaggio audio di Bin Laden, in cui si minacciano non solo gli Stati Uniti ma tutti “i popoli dei paesi loro alleati”. Tra questi lo sceicco cita l’Italia, assieme a Gran Bretagna, Francia, Canada, Germania e Australia.
19 novembre 2002 - “Musulmani, unitevi”. Osama Bin Laden torna a farsi sentire e ad incitare il popolo dell’Islam all'unità contro il nemico occidentale, con un appello riportato dal giornale arabo Asharq al-awsat, secondo il quale lo sceicco avrebbe scritto l’appello qualche settimana prima.
11 febbraio 2003 - Iniziano i messaggi di Bin Laden al popolo iracheno con un invito affinché combatta fino in fondo il nemico americano: l’appello a lottare e sconfiggere “i crociati” è contenuto in una registrazione audio trasmessa da Al Jazeera.
18 ottobre 2003 - Con un messaggio audio trasmesso da Al Jazeera, Osama minaccia esplicitamente l’Italia. ‘Ci riserviamo il diritto di compiere rappresaglie nel momento e nel luogo opportuni contro tutti i paesi che partecipano a questa guerra ingiusta, nello specifico, Gran Bretagna, Spagna, Australia, Polonia, Giappone e Italia”.
4 gennaio 2004 - Con un messaggio audio trasmesso da Al Jazeera, il leader di Al Qaeda lancia un nuovo appello alla guerra santa contro l’Occidente e i paesi arabi, considerati “traditori” perché alleati degli Stati Uniti, e cita Saddam Hussein, arrestato venti giorni prima, definendolo un “ex agente” degli americani.
15 aprile 2004 - Ultimo messaggio audio attribuito a Bin Laden e trasmesso da Al Jazeera, in cui veniva proposta una tregua negli attacchi di tre mesi ai paesi europei.
29 ottobre 2004 - Appello video, durante le recenti elezioni per la Presidenza Usa.
(a cura dell’Adnkronos)
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