Nonostante gli agricoltori italiani, i consumatori, le associazioni ambientaliste si siano dichiarati contrari all’agricoltura transgenica, l’Italia ha detto sì alle nuove colture in nome del diritto e dovere di fare ricerca.
E’ stato garantino che verranno evitate contaminazioni.
Purtroppo sono troppi gli interessi in gioco per riuscire a fare un discorso abiettivo, quando si tratta degli Ogm. E’ certo che i consumatori europei non vogliono gli Ogm anche se qualcuno vuole imporli: si arriva così ad accettare le colture transgeniche dal prossimo anno.
Come richiesto dal decreto Alemanno, coesisteranno colture naturali biologiche e colture Ogm. La richiesta del Ministro delle politiche agricole è stata approvata e si avrà la coesistenza tra agricoltura biotetica e agricoltura tradizionale con la garanzia che non ci sia contaminazione tra i diversi metodi. Lo studio attuale, approvato nel decreto Alemanno, relativo alle coltivazioni Ogm e quelle tradizionali, ha scatenato polemiche che purtroppo non servono a giustificare e a far luce su una questione tanto delicata. Soltanto il futuro chiarirà se ci sarà un rischio per la salute e per l’ambiente.
Attualmente vengono considerati gli effetti sui prodotti coltivati contro i microrganismi del suolo ma nonostante gli studi compiuti è ancora incerta la quantità dei geni estranei da inserire nell’organismo da modificare.
C’è il caso che le coltivazioni Ogm subiscano variazioni rispetto al programma iniziale e quanto attuato per il progresso dell’uomo porti invece alla degradazione, poiché è noto che alcune scoperte nel campo agricolo a lungo termine possono portare effetti negativi.
Agendo sull’ecosistema bisogna considerare le conseguenze sul benessere delle generazioni future.
La ricerca e il commercio devono tener conto oltre che al profitto economico anche al bene comune. L’ambiente vede essere difeso dai meccanismi del mercato e dagli interessi di parte. Le Regioni, entro la fine di quest’anno, secondo il decreto approvato, adotteranno un piano che stabilirà le regole alle quali dovranno attenersi gli agricoltori che vorranno adottare la coltivazione di piante geneticamente modificate, con multe elevate per i trasgressori.
L’agricoltura italiana si basa sulla qualità dei prodotti agroalimentari: se i nostri prodotti venissero contaminati, potremmo perdere il nostro marchio di qualità favorendo il mercato Usa, che riesce a produrre Ogm-free e prodotti Ogm. Il Terzo Mondo, nonostante le pressioni dell’occidente, respinge prodotti modificati preoccupato dall’impatto sull’ambiente. Il governo americano appoggia e reclamizza l’utilità delle colture transgeniche nella lotta alla fame. Ma questi Ogm potrebbero distruggere i prodotti dei paesi poveri che sono più vari ma meno resistenti perché naturali. L’uso delle nuove sementi brevettate, viene offerto da aziende multinazionali che ridurrebbero i paesi poveri ad una dipendenza dai paesi più ricchi ma senza alcuno sviluppo, dimostrandosi una enorme operazione commerciale.
Nel 2003 il Regolamento Ce n. 1829 stabilisce che su ogni prodotto fosse riportata l’avvertenza se il prodotto è trattato con organismi geneticamente modificati. Purtroppo tutti possiamo constatare che tale nota non si vede in nessun prodotto. Da ciò dovremmo dedurre che nel nostro Paese non ci sono alimenti con Ogm. Oppure si evita d’informarci e continuiamo a mangiare prodotti trattati senza saperlo. Mancano sanzioni per chi produce e vende un prodotto Ogm senza etichetta.
Chi dovrebbe verificare ufficialmente se un alimento in vendita è trattato? I metodi per scoprire cosa contengono i prodotti venduti ci sono ma non ci sono leggi italiane o europee approvate a tale scopo.
E’ certo che da molto tempo importiamo materie prime alimentari dall’estero dove vengono coltivati ed esportati legumi, vegetali, cereali, geneticamente modificati, assieme a prodotti tradizionali. Noi non siamo in grado di studiare chicco per chicco per scoprire gli alimenti Ogm e quelli non Ogm.
Non sappiamo se i paesi esportatori ci forniscono quantità di semi Ogm-free. Sappiamo però che danneggerebbero il rendimento personale. Il lato positivo di questa inutile ricerca è però documentato dal fatto che a tutt’oggi, salvo prova contraria, nessuno si è ammalato per aver consumato alimenti geneticamente modificati.
Se soltanto riuscissimo a sapere dove si nascondono si potrebbero evitare e intanto ricorrere ai prodotti biologici nazionali o a quelli muniti di etichette indicative se riusciremo a trovarli.
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