L’assessore alle Politiche scolastiche del Comune di Roma Maria Coscia, all’inaugurazione di una struttura di una scuola romana, ha voluto sottolineare che sono da abbandonare inciviltà e intolleranze nella nostra comunità augurandosi una società più aperta che nasca nelle coscienze di tutti.
Ammiro la buona fede del nostro Assessore e tutti vorremmo che questo sogno si realizzasse per avere una scuola come tutti la vorremmo. Ma non si può giungere a questo idilliaco traguardo se dobbiamo costatare e osservare quello che ci viene offerto dalla scuola di oggi.
La scuola, luogo di avvio alla cultura, all’educazione viene oggi usata come scontri senza sicurezza personale dai ragazzi che la frequentano. Così abbiamo educato i nostri ragazzi che ci chiedono di tutto, di più, senza una resa altrettanto coerente.
Come si può concepire l’idea di allagare una scuola per evitare un compito in classe? Questa idea è talmente inconcepibile che ci lascia senza parole. Eppure è accaduto in una scuola di Milano, anche se volevamo non crederci. Con un impegno demoniaco, quattro ragazzi hanno aperto i rubinetti dell’acqua nei bagni, premurandosi, con folle determinazione, di chiudere gli scarichi. Questi sono scherzi da bambini o atti concepiti da menti deviate? Riusciremo mai a capire quale sarebbe la giusta valutazione di un atto teppistico come questo nei confronti di una struttura pubblica?
Dopo questo gesto sono state danneggiate altre scuole con mezzi ancora più sofisticati e… “studiati”.
Questi giovani odiano la scuola che frequentano presumibilmente per arrivare ad avere una cultura, ma temono e svicolano davanti ai programmi da seguire: ciò vuol dire che non sono portati per lo studio. Per loro ci sono altre scelte: i lavori manuali che però reputano troppo faticosi tanto da doverli affidare alla mano d’opera d’importazione.
Ma almeno questi ragazzi e i loro compagni di scuola hanno capito l’entità del loro gesto? Vandalismo e conseguenze gravi non si possono attribuire a banale stupidità, forse quella stessa stupidità che li porta da una ubriacatura alla morte sulle strade, nei fine settimana. Dopo questi gesti non possiamo più considerare che a breve questi giovani raggiungano la “maturità” forse quei ragazzi che hanno procurato tanti danni alla loro scuola avranno di conseguenza una lezione di vita, di vita vissuta in Tribunale per i danni procurati, conosceranno le leggi e un Codice di comportamento per tutte le persone civili.
La vita reale non è una bravata seguita da altre bravate; non ci sono le “comiche”, ma cose molto serie. Se desiderano essere cittadini colti, si convincano che l’ignoranza, nel senso più vasto del termine, porta alla povertà del mondo. Se loro hanno deciso per la conoscenza, si comunicano che sono dei privilegiati da non distruggersi con comportamenti idioti.
Se – caro ragazzo – hai paura di affrontare un compito in classe, forse non sei adatto allo studio e quindi non puoi provare la gioia del conoscere, dell’imparare. C’è qualcosa che non va in te e, se ancora possibile, comba rotta e trova quello che t’interessi veramente senza seguire una via che non ti soddisfa e ti fa entrare in crisi.
Siamo circondati da messaggi mediatici che i giovani recepiscono più dei consigli di parenti e professori, portandoli ad ammirare tutto ciò che è moda, tutto ciò che nella vita reale ha valore effimero. Quando poi, riesci ad entrare nella realtà (se ci riesci) caro giovane vedrai che ben altre sono le regole da seguire per assaporare il bene della vita, anche se si raggiungono con fatica ma con soddisfazione.
Dopo il fatto di Milano, ma di ben altro tenore e scopo, è arrivata dai vari Licei romani la richiesta per la licenza di “occupare” la scuola. Il liceo “Manara” era stato occupato dagli alunni che reclamavano la discussione della riforma scolastica. La conclusione della scena, dopo sette ore di trattative, tra ragazzi e adulti, escono i primi alunni dalla scuola e relativo sgombero delle aule dalle barricate fatte di banchi. Il preside all’inizio ha ascoltato la richiesta orale: “didattica alternative con occupazione” fatta dai ragazzi. Per salvaguardare e tutelare la scuola dai danneggiamenti, dei quali è responsabile il preside di ogni scuola, viene chiesto l’intervento della Polizia che fa sgomberare gli occupanti. Ma i danni sono stati ingenti: porte a vetri infranti e accuse reciproche per individuare i responsabili dei danni tra la forza pubblica e i ragazzi.
La risposta dei Licei romani non si è fatta attendere. Occupazioni e manifestazioni, con slogan e cori urlati a favore dell’occupazione con relativi disagi per i cittadini bloccati in mezzo al traffico. Si sciopera, si sfila, si distrugge: forse questa è la scuola italiana? Nelle manifestazioni pochi conoscono i contenuti della riforma Moratti. Un copione che si ripete ad oltranza, anche se dobbiamo ammettere che la scuola italiana non risponde alla sua missione e apre il baratro dell’ignoranza. L’occupazione porta al trauma procurato dalla distruzione e l’interruzione dei corsi sui più deboli che li porta alla disistima personale. Altri invece sono elettrizzati e votano per assemblee e occupazioni, si organizzano con materassi, alimenti, fino al terzo giorno, quando la stanchezza procura segni di sfiducia e nervosismo. Si inizia con fervore per fare una nuova esperienza più che per consapevolezza politica, in contrapposizione al mondo degli adulti, certi di poter rispettare l’impegno di non nuovere al bene comune, poi però arriva l’aiuto dagli esterni, personaggi sconosciuti e così finiscono le assemblee, le notti passate cantando tra amici e restano i danni procurati, le minacce, le denunce, le punizioni.
Questi infiltrati che tagliano il filo pulito di una richiesta legale, un colloquio con chi è dovuto, lasciando tristezza e inconcludenza di una storia che dovrebbe portare alla soluzione pacifica di problemi di cui i giovani vorrebbero discutere in pace.
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