Ecco i pareri di due esponenti del mondo politico. L’uno, Alfredo Mantovano (An), sottosegretario agli Interni e firmatario della legge Bossi - Fini e l’altro d’opposizione, Nichi Vendola (Prc)
Onorevole Vendola, di fronte a un possibile aumento dei Centri di permanenza temporanea in Italia cosa si sente di dire?
I Ccentri di permanenza temporanea devono essere tutti chiusi. Sono luoghi di detenzione amministrativa dove i migranti sono costretti a condizioni di vita subumane. Sono carceri sottratte al controllo in cui, una volta entrato, il tuo tempo di permanenza è senza tutela. Sono una specie di limbo.
Oggi, ciò che è più grave è che la migrazione è associata a reato di clandestinità. Non si sanziona in realtà un reato bensì una condizione di border line. Un po’come nell’Europa calvinista del ‘600 quando l’indigenza e il vagabondaggio erano un reato mentre la ricchezza era un premio di Dio. La povertà, una colpa.
Nei Cpt i migranti vivono appunto condizioni drammatiche ma anche le dinamiche degli ultimi rimpatri hanno generato non poche polemiche.
I rimpatri hanno generato polemiche perché improntati sull’assoluto non rispetto del diritto dei migranti, vista la tempistica e le modalità. Gli immigrati non hanno avuto neppure il tempo di richiedere l’attivazione della pratica per il riconoscimento dello status di rifugiati. Sono stati rimpatri di massa, rimpatri sommari.
Per comprendere la drammaticità della situazione, un solo esempio: Un centinaio di migranti di un Cpt aveva già pronta la carta di espulsione. Dalla verifica delle loro condizioni di salute emerge che era in corso un’epidemia di scabbia. Dopo un lungo braccio di ferro con le istituzioni, durato una notte intera, sono riuscito a far riconoscere il loro stato e a scongiurare la partenza. Come anche quando dei Cingalesi vennero confusi con i Tamil e così registrati nei decreti di espulsione. E’ una cosa gravissima… Tra questi due popoli è in corso una guerra etnica. Se non gli diamo lo status di rifugiati, una volta tornati indietro, verranno fucilati.
Se foste al governo, cosa fareste?
Innanzitutto chiuderemmo i Cpt e tenteremmo di impostare una politica diversa sul diritto alla migrazione. Le merci si muovono liberamente su questo pianeta, gli uomini no. Possiamo ispirarci a Zapatero per risolvere il problema dei permessi di soggiorno. Lui ne ha ideati due: uno per lavoro e l’altro per soggiorno. Bisogna combattere la psicosi della calata dei barbari. Oggi, per esempio, a causa di una chiara scelta politica, ad Agrigento vengono impiegati più uomini a pattugliare le tratte dei migranti che a difendere i cittadini dalla mafia. Si sottraggono intelligenza e risorse per costruire la guerra alle migrazioni.
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Onorevole Mantovano, l’immigrazione è o non è un’opportunità per l’Italia?
Sì, è così in tutto il mondo. La parola chiave non è il contrasto, è l’integrazione. Quello dell’immigrazione è un fenomeno che non va temuto ma considerato una risorsa per un Paese in costante calo demografico per inglobare nuova forza lavoro, come richiesto dal presidente di Confindustria, Montezemolo.
Per fare ciò, il governo che tipo di strategia pensa di adoperare?
Innanzitutto snellire le procedure amministrative. Dopo aver cambiato le norme e prosciugato l’area della clandestinità con le regolarizzazioni, ci sarà una fase due che prevede il potenziamento della lotta ai flussi irregolari e l’integrazione reale degli extracomunitari, in collaborazione con gli enti locali, sindacati e associazioni di categoria. Il governo finora ha compiuto un grande sforzo per arginare la clandestinità e ciò ha consentito di far emergere, attraverso le regolarizzazioni, 650mila immigrati.
Gli accordi italo libici hanno prodotto qualche risultato?
E’ impossibile blindare il mare. Gli accordi funzionano e le cifre lo dimostrano. Si tratta però di essere realistici ed equilibrati. In maniera affrettata e ignorando i tempi tecnici ci si lamenta che quanto è stato appena concordato non abbia effetti immediati e totali. Inoltre, presto in Libia saranno in funzione i centri di accoglienza ma serve pazienza. Non si può immaginare che il successo ottenuto (la revoca dell’embargo alla Libia e il consolidamento dei rapporti con Tripoli, ndr) possa tradursi dalla sera alla mattina nel blocco delle partenze. Si sono poste le basi e le premesse per un lavoro che deve continuare nei prossimi mesi e anni.
La questione dei rimpatri forzati ha scatenato un mare di polemiche.
La pressione sulle coste del Nord Africa è fortissima. Rispedire a casa in aereo gli irregolari è un metodo che useremo in misura crescente. Serve a scoraggiare le partenze dei clandestini diretti in Italia. Se sanno che vengono rimandati indietro, forse non partono.
Dei tanto contestati Centri di permanenza temporanea?
I Centri di permanenza temporanea sono un tassello-chiave del sistema, ne serve uno per regione. Opporsi alla costruzione di nuove strutture equivale a favorire gli ingressi illegali, poi è inutile lamentarsi quando vengono commessi reati dai clandestini.
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