L’ottava edizione del Premio letterario intitolato al fondatore di questa rivista, promosso dal Siulp bolognese, ha visto premiato Marco Vichi per il suo “Il nuovo venuto”, un giallo ambientato a Firenze negli anni Sessanta
Ottava edizione del Premio letterario “Franco Fedeli” (fondatore e primo direttore di questa rivista) dedicato alla letteratura poliziesca (o “noir” o gialla).
Il premio, come consuetudine, è stato indetto e curato dal Siulp di Bologna.
La giuria del premio (anche in questo sta l’originalità del Premio Franco Fedeli) è composta da poliziotti e studenti che vengono chiamati a dare un parere su libri, appunto gialli, pubblicati nel periodo giugno 2003, giugno 2004.
La cerimonia della premiazione si è svolta sabato 23 ottobre nel teatrino del Chiostro di San Salvatore (sede, tra l’altro, del gabinetto di Polizia Scientifica della provincia di Bologna) alla presenza di numerose autorità: dell’on. Renzo Imbeni, del presidente dell’Associazione “Vittime della Uno Bianca” Rosanna Zecchi, del Presidente dell’Associazione “Familiari vittime del 2 agosto” Paolo Bolognesi, del vicequestore vicario di Bologna Luigi Vita, del viceprefetto aggiunto di Bologna Teresa Pirrone, del dirigente del VII Reparto Mobile della Polizia di Stato Gaetano Bonaccorso, del dirigente del Compartimento Polstrada Giampiero Di Benedetto, del Capo di Gabinetto della Questura Primo dirigente Sergio Bracco, del Dirigente del Commissariato Bolognina-Pontevecchio Errico Grazioso Fusco, del dirigente del Commissariato Due Torri – San Francesco Giuseppe Fragomeni, del dirigente della Polizia Scientifica di Bologna Geo Ceccaroli, del Vicedirigente della Scientifica di Ancona Silio Bozzi, del dirigente dell’Ufficio personale della Questura Silvia Fenu, del dirigente della Sezione Polizia giudiziaria presso la Procura di Bologna Fiorenza Maffei, del sostituto Procuratore della Repubblica di Bologna Valter Giovannini, dello scrittore Marcello Fois, del rappresentante della “Cooperativa Adriatica”.
Il “Premio Franco Fedeli” si svolge nell’ambito della manifestazione bolognese “Ad Alta Voce” (patrocinato dal Ministero per i Beni e le attività culturali, dalla Regione Emilia-Romagna, dalla Provincia di Bologna, dal Comune e dall’Università di Bologna) nel corso della quale poeti, scrittori e attori leggono in pubblico brani di libri celebri un po’ in tutta la città.
I tre finalisti del Premio Franco Fedeli di quest’anno sono stati: Grande madre rossa di Giuseppe Genna (Mondatori, Milano 2004); Morte in lista d’attesa di Veit Heinichen (Edizioni e\o, Roma 2004); Il nuovo venuto. Un’indagine del Commissario Bordelli di Marco Vichi (Guanda, Parma 2004).
La giuria ha valutato i testi alla luce di questi parametri: la qualità letteraria, la tecnica giallistica, la figura del protagonista, la verosimiglianza delle tecniche investigative (punto sul quale si sono pronunciati solo i poliziotti della giuria).
La giuria ha proclamato vincitore del Premio Fedeli Marco Vichi, con “Il nuovo venuto. Un’indagine del commissario Bordelli”, con la seguente motivazione: “Vichi ricostruisce con straordinaria efficacia ambienti e mentalità dell’Italia del boom economico. Il commissario Bordelli, personaggio complesso e convincente, guarda ai tempi nuovi con la curiosità e l’inquietudine di una “matusa” che ha vissuto intensamente. L’Italia del 1965 è molto diversa da quella che aveva sperato durante la guerra di Liberazione, quando era un giovane ufficiale badogliano. Rispetto a un modo di accelerazione, il commissario si muove in controtendenza: sceglie la lentezza. Bordelli indaga con cautela, cerca il confronto personale con i sospettati, arriva ad intuirne e persino le ragioni, perché – come viene detto nel romanzo – ‘un poliziotto deve fare il suo dovere fino in fondo… prima di tutto deve essere… giusto’”.
La stessa giuria ha espresso questi giudizi sugli altri due libri in concorso:
“La Grande Madre Rossa” si caratterizza per la narrazione incalzante e il linguaggio potente e modernissimo, nello stile del Web. La trama, che ha aspetti di fantasy alla Twin Peaks, si potrebbe definire fantapolitica, se da tempo non fossimo immersi tutti in un contesto alla Blade Runner.
“Morte in lista d’attesa” tratta un argomento d’attualità, i trapianti d’organi, in luoghi (Trieste, il Carso, la Romania), vissuti come inquietanti terre di confine. L’azione si sviluppa fra luoghi e tempi diversi, in un’intersezione di piani narrativi che l’autore padroneggia con consumata abilità. Per la sezione fuori concorso del Premio, dedicata ai poliziotti-scrittori, il Sindacato Italiano Unitario Lavoratori della Polizia, ha ritenuto di consegnare un riconoscimento particolare a Michele Giuttari, per il suo volume “Scarabeo” edito da Mondadori.
I premi del nostro giornale (tre artistiche targhe in argento) sono stati consegnati dalla signora Angela Fedeli e dal direttore di “Polizia e Democrazia” Paolo Andruccioli. Giova ricordare che il premio viene assegnato da una giuria composta da lavoratrici e lavoratori della Polizia di Stato, appartenenti a tutte le qualifiche, magistrati, docenti universitari, esponenti del mondo dell’associazionismo, liberi professionisti e appassionati del genere poliziesco.
Anche per questa ottava edizione del Premio Franco Fedeli, si deve riconoscere lo sforzo organizzativo di Simona Mammano e di Rita Parisi, della Segretaria provinciale bolognese del Siulp.
Il vincitore
Marco Vichi è nato a Firenze nel 1957. Negli anni passati ha pubblicato racconti in diverse riviste italiane. Nel marzo 1999 è uscito presso Guanda Editore il suo romanzo “L’inquilino”, uscito nel 2000 anche in Grecia. Di questo stesso libro ha scritto una sceneggiatura insieme ad Antonio Leotti.
Sempre nel 1999 ha realizzato per radio Rai Radio Tre cinque puntate della trasmissione “Le Cento Lire” dedicate all’arte in carcere.
Nel giugno 2000 è uscito il suo secondo romanzo, “Donne donne”, sempre per Ugo Guanda Editore, che nel 2003 è uscito in Grecia.
Il suo terzo romanzo, “Il commissario Bordelli”, è uscito anche in Portogallo nel 2003 e nel 2004 è stato pubblicato in Germania.
Del febbraio 2003 è poi “Una brutta faccenda”, il secondo episodio del commissario Bordelli, che è stato acquistato, come il primo della serie, da editori tedeschi e portoghesi.
Nel maggio 2004 è uscito “Il nuovo venuto” suo quarto romanzo, ancora per Guanda.
Vichi vive nel Chianti fiorentino.
Il suo libro
Terza indagine per il commissario Bordelli. Dopo i primi due romanzi della serie, Vichi torna ad indagare nella Firenze degli anni Sessanta, per scoprire la verità sull’assassinio di un personaggio di dubbia moralità: un usuraio.
L’efferata modalità dell’uccisione (un paio di forbici conficcate nella nuca) e le attività illegali della vittima rendono subito il caso particolarmente complesso. Per di più Bordelli è orfano dell’agente Piras, suo prezioso aiuto, tornato in Sardegna, per una lunga convalescenza dovuta a una ferita riportata durante una sparatoria. Il cinquantenne commissario, scapolo ed ex partigiano, incomincia così ad indagare da solo; nel frattempo Piras si trova inaspettatamente coinvolto, a casa propria, in un caso che sconvolge la quiete della comunità locale e che si prospetta come un vero e proprio rompicapo. L’amico Benigno viene trovato morto, ucciso da un colpo di pistola alla tempia. Tutti pensano ad un suicidio ma è impossibile ritrovare il bossolo del proiettile fatale e Piras sospetta che i fatti siano andati diversamente da quel che sembra... Prendono l’avvio due indagini parallele e un amichevole confronto telefonico tra i poliziotti, entrambi impegnati a rincorrere la verità e scovare i colpevoli. Cinico, burbero e solitario, il commissario Bordelli è un personaggio tormentato ma di grande vitalità. Dimostrando grande capacità di approfondimento psicologico, Marco Vichi lo descrive in tutta la sua umanità, con le sue abitudini, i suoi umori, le sue debolezze, sullo sfondo dell’Italia degli anni Sessanta, un’epoca della nostra storia ormai passata ma non poi così lontana, rievocata con appassionata nostalgia. In questo contesto si svolge una vicenda di delitti e rancori che, oltre ad offrire in abbondanza la suspense e il mistero tipici del giallo, rispecchia la precisa realtà italiana, politica e sociale, in cui è ambientata.
GLI ALTRI FINALISTI
Giuseppe Genna
È nato il giorno, l’ora e il minuto dell’esplosione della bomba a piazza Fontana. Giuseppe, il primo nome, e Carlo il secondo, gli sono stati assegnati in onore di Stalin e Marx. Ha trascorso l’adolescenza in una sezione di zona del Pci, e la prima giovinezza in compagnia della destra radicale.
È stato redattore della rivista “Poesia”, ha lavorato a Montecitorio nel ’95 studiando gli atti della Commissione P2, ed ha creato e diretto il sito dei libri Mondadori. Dirige attualmente una delle più note riviste on-line di letteratura, “Miserabili”. Ha pubblicato “Catrame” (1999), “Nel nome di Ishmael” (1999) e “Non toccare la pelle del drago” (2003), pubblicati in Italia da Mondadori e tradotti all’estero con successo in diverse lingue. La versione americana di Ishmael è ora in libreria con una tiratura di 55.000 copie e la radio nazionale tedesca sta trasmettendo un radiodramma tratto da questo stesso romanzo. Ha inoltre pubblicato “Assalto a un tempo devastato e vile” (Pequod 2001), ed è appena uscito il suo nuovo libro “Grande Madre rossa” (Mondadori 2004).
Il libro
Quello che tutti in Italia si attendono, dopo il crollo delle Torri Gemelle a New York e le stragi di Madrid, accade. È un pomeriggio gelido, a Milano, quando un sisma impressionante scuote la città più nera d’Italia: è esploso e crollato il Palazzo di Giustizia. Sotto le macerie, centinaia di morti e una bomba ancora innescata: è lo Schedario, la raccolta dei documenti riservati delle inchieste più delicate e ancora ignote al pubblico, a cui lavorano i magistrati milanesi, un archivio di dossier in grado di fare saltare ogni istituzione. Mentre Milano è avvolta da una nube persistente di polvere di marmo, residuo dell’esplosione, militari, Corpi dell’antiterrorismo e intelligence di ogni paese lavorano per ricostruire la trama criminale che ha prodotto l’eccidio più devastante nella storia europea del dopoguerra.
La mobilitazione di Servizi segreti e task force è impressionante: si punta ovviamente sulla pista islamica. Ma la verità è ben lontana da ciò che sembra. L’ispettore Guido Lopez, già protagonista di “Catrame”, “Nel nome di Ishmael” e “Non toccare la pelle del drago”, organizza il recupero dei dossier sepolti nel cratere del Palazzo di Giustizia ed entra in un livello di indagine che, in un turbine di colpi di scena, costituisce l’accesso a una verità scandalosa...
Veit Heinichen
Nato nel 1957, Veit Heinichen ha lavorato come libraio e ha collaborato con varie case editrici.
Vive a Trieste, città di confine nella quale sono ambientati i suoi romanzi, bestseller in Germania e Austria e tradotti in italiano, olandese, francese e spagnolo.
Il suo primo libro tradotto in italiano, “I morti del Carso”, ha ottenuto un ottimo successo ed è stato finalista al Premio Franco Fedeli come uno dei tre migliori gialli italiani nel 2003.
“Morte in lista d’attesa” è il nuovo romanzo di Veit Heinichen.
Il libro
Nell’esclusiva clinica di bellezza alle porte di Trieste sembra che vengano praticate solo innocue operazioni estetiche... Mentre Laurenti è distratto da un importante vertice politico, un medico della clinica muore brutalmente mutilato.
Laurenti deve dipanare una matassa fatta di clientele, corruzione, denunce, morte e omicidio per giungere al cuore della violenza. Le piste che partono da tutta Europa portano proprio alla clinica sul Carso.
Anche in questa nuova avventura noir di Heinichen, ancora più intrigata e movimentata delle precedenti, i luoghi, i personaggi e tutti gli elementi del dramma poliziesco giocano su diversi livelli in una struttura imperniata sul tema del doppio.
In questa vicenda tutto è articolato in un gioco di specchi e di rimandi: il gruppo della clinica triestina che specula sul traffico di organi e nel contempo frequenta la crema dell’alta società; i due poli del traffico, ovvero Trieste con tutto il peso culturale e storico-politico che incarna, e dall’altro capo Malta; i paesi dell’est con le nuove mafie; i due gemelli che rappresentano anche il doppio metaforico della vittima e del vendicatore. E poi ancora il vecchio Galvano con il suo talento e la sua originalità, e un modo d’operare soppiantato da uno più asettico e burocratico; la moglie del commissario e la sua amante; infine, la coppia formata dal commissario e dal cane in un rapporto di fraterna e tragicomica simbiosi. Entrambi caratteriali e scomodi, infatti, non esitano a spendersi con generosità e determinazione, pagandone anche il prezzo. Al termine di questa avventura così ricca di azione e di mistero, densa di interrogativi e spunti di riflessione, il lettore non mancherà di proiettare queste due figure in un futuro che si spera più sereno e soprattutto meno intossicato dal veleno di un’umanità tanto feroce e predatoria dietro le apparenze dell’opulenza e del successo.
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